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<strong>Consumi</strong> e <strong>distribuzione</strong>. Rapporto Coop 2016<br />
Più complesso ed articolato il tema dell’apporto dei nuovi italiani all’occupazione.<br />
In prima battuta, è utile ricordare che nel periodo della lunga recessione, tra<br />
2008 e 2015, il numero di persone occupate sarebbe diminuito di 1,3 milioni di<br />
unità al netto dei lavoratori stranieri. Al contrario, includendo anche gli immigrati,<br />
le dimensioni della flessione sono risultate ben più contenute (a consuntivo<br />
il saldo resta di segno negativo ma la portata è circoscritta, -430 mila persone).<br />
Questa stima, che parte dal presupposto che l’offerta di lavoro da stranieri non<br />
incida sulle condizioni di accesso al mercato del lavoro per la popolazione autoctona,<br />
potrebbe essere letta come una forzatura rispetto alle evidenze della<br />
letteratura economica che analizza gli effetti dei fenomeni migratori sull’occupazione<br />
e sui salari della popolazione locale. Più ragionevolmente la questione<br />
va posta in termini di sostituzione/complementarietà tra lavoratori italiani e<br />
stranieri: a parità di altre condizioni (ad esempio, a parità di livello di istruzione),<br />
gli studi disponibili certificano un basso grado di concorrenzialità, come<br />
conferma l’evidenza aneddotica secondo la quale gli stranieri spesso si dedicano<br />
a mansioni che gli italiani non sarebbero comunque disponibili a svolgere<br />
(in particolare nei settori dell’agricoltura e dei servizi alla persona), ponendo le<br />
condizioni affinché i lavoratori italiani possano accedere a professioni più specializzate,<br />
più qualificate e meglio retribuite.<br />
Lavoratori di cittadinanza straniera<br />
(In % sul totale per settore di attività)<br />
49,0%<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
29,9%<br />
23,3%<br />
20,1%<br />
10,5%<br />
0<br />
Servizi collettivi<br />
e nazionali<br />
Agricoltura<br />
Alberghi<br />
e ristoranti<br />
Industria<br />
in senso stretto<br />
Costruzioni<br />
Fonte: REF Ricerche su dati Confindustria<br />
È pur vero che nel lungo periodo un modello così impostato è oggetto di distorsioni:<br />
la teoria economica (gli studi hanno riguardato gli Stati Uniti e la<br />
Germania) è concorde nel sostenere che un sistema economico tende ad adeguarsi<br />
alle caratteristiche dell’offerta di lavoro che origina dall’immigrazione. In<br />
un Paese come l’Italia che esercita una capacità attrattiva per lo più limitata a<br />
figure professionali poco qualificate, ciò potrebbe tradursi in uno spostamento<br />
verso una composizione settoriale a scarso valore aggiunto e modesto conte-<br />
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