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<strong>Consumi</strong> e <strong>distribuzione</strong>. Rapporto Coop 2016<br />
Profondamente diverse sono del resto le linee di demarcazione che hanno<br />
segnato l’emergere di questi gruppi di individui, dalla seconda guerra mondiale<br />
all’epoca del boom economico, dal primato della politica a quello dell’immagine,<br />
dall’avvento di internet alla lunga recessione economica.<br />
Riprendendo la nomenclatura che l’Istat ha proposto nell’ultima edizione<br />
del Rapporto annuale, è possibile isolare una stratificazione di cinque “figure<br />
tipo” di italiani.<br />
La letteratura sociologica ha cercato a più riprese di descrivere opportunamente<br />
questi soggetti, tratteggiandone la personalità in termini di inclinazioni,<br />
convinzioni e aspirazioni:<br />
• la generazione della ricostruzione (1926-1945) ha vissuto e superato il trauma<br />
del secondo conflitto mondiale ed è incardinata sul valore della fiducia,<br />
una fiducia incrollabile nel futuro. Ha conosciuto la transizione dai totalitarismi<br />
alla democrazia, dalle ostilità alla convivenza pacifica tra i popoli<br />
• la generazione dei baby boomers (1946-1965), “on the road” per definizione,<br />
quella delle rivoluzioni culturali, del pacifismo e del femminismo, dei<br />
grandi raduni e del rock. Persone fortemente orientate al lavoro, alla carriera,<br />
all’impegno civile e politico, con una istruzione di livello medio-alto e<br />
buone disponibilità economiche<br />
• la generazione X (1966-1980) è quella che ha vissuto l’arrivo dei primi computer,<br />
delle televisioni commerciali, dei primi oggetti portatili (i walkman), una<br />
tribù ambiziosa ed autosufficiente, che tende ad identificare nell’attività professionale<br />
lo strumento per massimizzare il benessere personale e familiare<br />
• i millennials (1981-1995) sono i figli delle nuove tecnologie, coloro che sono<br />
costantemente connessi alla rete e che trascorrono più tempo tra le mura di<br />
casa, entrati nel mondo del lavoro con più lauree e master dei propri genitori,<br />
ma abituati a vivere in un mondo liquido e precario, caratterizzato dalla<br />
morte delle ideologie. È la generazione sulla quale si sono scaricati in misura<br />
maggiore i costi economici e sociali della crisi, delusa e disincantata, perennemente<br />
alla (vana) ricerca di nuovi modelli di riferimento<br />
• la generazione delle reti (1996-2015) sono i figli dei social network, dell’iPhone<br />
e dell’iPad: iperconnessi, ultraconnessi, multimediali e multitasking, in<br />
grado di gestire il continuo flusso di informazioni. Bambine e bambini, ragazze<br />
e ragazzi che privilegiano la rapidità all’accuratezza, la condivisione<br />
alla riservatezza e per i quali la globalità è un valore acquisito.<br />
È interessante approfondire il rapporto che ciascuna generazione ha con il<br />
consumo e con i consumi, cui ogni generazione ha attribuito e attribuisce uno<br />
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