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Consumi e distribuzione

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3. Per i consumi una ripresa selettiva<br />

Gli italiani non vogliono spendere per l’informazione<br />

(Propensione a pagare per le news online)<br />

Sì<br />

No<br />

100<br />

76%<br />

17%<br />

80<br />

84%<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

24%<br />

Popolazione<br />

83%<br />

Individui che hanno<br />

acquistato news<br />

nell'ultimo anno<br />

16%<br />

Individui che non hanno<br />

acquistato news<br />

nell'ultimo anno<br />

Fonte: AGCOM su dati SWG<br />

Costi nulli, o al più minimi, anche per i giochi: le consolle elettroniche, prodotto<br />

di grande successo intorno alla metà degli anni Duemila, hanno visto erodere<br />

la propria quota di mercato a beneficio di applicazioni per smartphone o tablet.<br />

I consumatori ne apprezzano il catalogo pressoché infinito (l’offerta, prima<br />

concentrata in mano a pochi player, ha beneficiato dell’ingresso di programmatori<br />

di case minori o indipendenti) e la rapidità di aggiornamento (un click<br />

sostituisce l’attesa per l’uscita dell’ultima versione del videogioco). La recente<br />

Pokemon Go-mania, inoltre, dimostra quanto in questo settore il successo di un<br />

titolo sia legato alla sua capacità di essere virale, gratuito e oggetto di attenzione<br />

da parte di tutte le classi di età.<br />

È possibile trovare tracce di questo processo in molti comportamenti quotidiani:<br />

al parere dell’esperto si preferisce il blog di un sito internet; meglio un tutorial di<br />

YouTube al corso vis-à-vis con l’insegnante; le informazioni e l’organizzazione<br />

dei viaggi avviene oramai pressoché integralmente in rete, senza la mediazione<br />

di una agenzia specializzata. Per non parlare di uno scatto fotografico (solo gli<br />

appassionati frequentano gli studi fotografici e sono disposti a pagare per la<br />

stampa, diversamente ci si adegua alla visione delle immagini a video su pc o<br />

telefono), di una richiesta di indicazioni stradali al navigatore satellitare incluso<br />

nello smartphone o del parere degli avventori consultati online all’atto di prenotare<br />

un tavolo al ristorante. Tutte operazioni che hanno un valore economico<br />

intrinseco, ma che la tecnologia ha semplicemente azzerato.<br />

Ma quanto vale il consumo “free” degli italiani? Ipotizzando un utilizzo medio<br />

in termini di frequenza di passaggi nelle sale cinematografiche, numero di quotidiani<br />

letti, musica acquistata, eccetera, è possibile quantificare una area del<br />

“consumo gratuito” che per persona può arrivare a valere circa 600 euro l’anno<br />

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