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Consumi e distribuzione

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1. La ripresa rallenta<br />

Nel complesso, la divaricazione nei risultati delle diverse economie dell’eurozona<br />

nel corso degli ultimi anni è superiore a quella riscontrata prima<br />

dell’avvio della moneta unica. La perdita dello strumento del tasso di cambio<br />

ha privato i paesi di un meccanismo di aggiustamento senza prevedere strumenti<br />

alternativi di pari efficacia. Questo spiega la crescente insoddisfazione<br />

verso i risultati economici dell’eurozona e rischia di innescare spinte disgregatrici<br />

sul piano politico che potrebbero, con il passare degli anni, esporre la<br />

costruzione europea al rischio di una dissoluzione, o quanto meno di uscita<br />

dei paesi più deboli.<br />

Il fatto che la Germania stia dimostrando performance superiori in tutti i<br />

principali indicatori economici potrebbe indicare anche che la stessa unione<br />

monetaria può avere favorito processi di concentrazione delle attività produttive<br />

in alcune aree del centro a svantaggio delle economie periferiche. Si tratta<br />

di effetti di concentrazione delle attività legati ad esempio alla presenza di forti<br />

economie di scala.<br />

1.4 I cambiamenti negli equilibri politici globali<br />

L’instabilità politica è uno degli elementi chiave dello scenario. La sequenza<br />

di eventi degli ultimi due anni mostra una escalation: i difficili rapporti dei paesi<br />

occidentali con la Russia dopo l’invasione della penisola di Crimea, la guerra<br />

in Siria, gli attentati in Francia e Belgio legati al fondamentalismo islamico, ma<br />

anche il referendum britannico sulla Brexit e la repressione delle opposizioni<br />

dopo il golpe in Turchia, e in ultimo l’inatteso esito elettorale degli Stati Uniti,<br />

definiscono una costellazione di eventi non riconducibili alla stessa matrice,<br />

ma che concorrono apparentemente al medesimo genere di effetti, rappresentato<br />

da un aumento dell’incertezza.<br />

L’instabilità politica alimenta il consenso a forze o proposte che in passato<br />

avrebbero raccolto adesioni minoritarie: si pensi al referendum britannico sulla<br />

Brexit o alla vittoria elettorale di Trump negli Stati Uniti, o ancora al progresso<br />

delle destre xenofobe in molti paesi europei.<br />

Una rappresentazione sintetica dell’impatto mediatico di questi fenomeni<br />

può essere colta sulla base delle parole più diffuse presenti nelle ricerche sul<br />

motore di ricerca Google. La parola Isis ha una persistenza nella frequenza<br />

delle ricerche decisamente superiore al termine “spread”. La ricerca del termine<br />

Crimea, che ha ricevuto un sensibile incremento a seguito dell’invasione<br />

russa dopo la crisi con l’Ucraina, è stata oggetto di un interesse decisamente<br />

inferiore alla Brexit.<br />

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