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<strong>Consumi</strong> e <strong>distribuzione</strong>. Rapporto Coop 2016<br />
Il cambiamento dell’alimentazione opera per il tramite di un mix di tradizione<br />
ed innovazione. Pranzo e cena restano un rituale sacro, ma la propensione<br />
italica alla sperimentazione non incontra limiti. L’onda lunga dell’esposizione<br />
universale del 2015 ha portato sulle tavole degli italiani i “super cibi”: ingredienti<br />
quali quinoa, zenzero e curcuma stanno prendendo piede nelle preparazioni<br />
a casa. Nell’ultimo anno gli italiani sono tornati a frequentare bar e ristoranti,<br />
riscoprendo il gusto del buon cibo e della convivialità a tavola. Anche<br />
nella grande <strong>distribuzione</strong> organizzata le quantità vendute sono cresciute (più<br />
dei fatturati), al traino della buona performance di superstore e discount. Gli<br />
assortimenti sono chiamati ad innovarsi, assecondando i gusti emergenti e le<br />
nuove esigenze.<br />
4.2 La grande fuga dalla carne<br />
La tavola è lo specchio più fedele della storia degli italiani. Non solo perché,<br />
citando Feuerbach, siamo ciò che mangiamo, ma anche e soprattutto perché<br />
le scelte dell’alimentazione sono influenzate da una pluralità di fattori: l’identità<br />
culturale e le priorità valoriali, gli stili di vita e l’evoluzione del gusto, le<br />
caratteristiche dell’offerta commerciale e, non per ultime, le disponibilità economiche.<br />
Sotto questo punto di vista, sociologi ed antropologi sono concordi nel sostenere<br />
che la risposta ad un bisogno fisiologico come la nutrizione sia intermediata<br />
da un insieme di processi attinenti alla sfera edonistica, affettiva,<br />
culturale, sociale, i quali definiscono sia la qualità e la quantità degli alimenti<br />
utilizzati, sia le modalità e i significati della loro assunzione.<br />
L’insieme complesso di queste variabili trova riscontro anche nell’evoluzione<br />
merceologica e quantitativa dei consumi alimentari degli italiani.<br />
A questo proposito, incrociando dati Fao e Istat è stato possibile ricostruire<br />
due indicatori: da una parte, l’andamento complessivo in quantità dei consumi<br />
alimentari delle famiglie dall’inizio del ‘900 ad oggi, espressi in chilogrammi<br />
giornalieri per persona; dall’altra l’evoluzione, collocata temporalmente a partire<br />
dagli anni Sessanta, dei volumi relativi ad un ampio paniere di merceologie<br />
alimentari.<br />
L’analisi ha restituito alcune interessanti evidenze.<br />
Innanzitutto, oggi mangiamo di meno. In quantità siamo tornati a consumare<br />
come alla fine degli anni Sessanta: 2,35 chilogrammi di cibo al giorno<br />
tra colazione, pranzo e cena. Rispetto ai primi anni Duemila, quando si è registrato<br />
il picco dei consumi (l’apice nel 2004, quasi 2,7 kg/giorno pro capite),<br />
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