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Symposium - AIC

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Mario Vegetti<br />

gnoseologica (oltre che a quella morale) attribuita all'immortalità dell'anima.<br />

4. Fare a meno dell'immortalità dell'anima significa nel Simposio rinunciare alla reminiscenza<br />

(anamnesis) come modalità di recupero di una conoscenza del mondo eidetico ottenuta dall'anima<br />

nella sua vita extracorporea. 33 L'accesso all'idea del bello in questo dialogo avviene grazie a un<br />

percorso di sublimazione della pulsione erotica che non richiede affatto la separazione dell'anima dal<br />

corpo, anzi ha nel corpo – come soggetto e oggetto del desiderio di bellezza – il suo imprescindibile<br />

punto di partenza, e l'indispensabile riserva di energie psichiche da investire nella conversione verso<br />

l'idea. Non c'è dubbio, dunque, che secondo il Simposio una conoscenza delle idee (che qui sembra di<br />

tipo prevalentemente intuitivo) è possibile anche senza il ricorso all'immortalità dell'anima e alla<br />

relativa reminiscenza.<br />

E’ indubbiamente vero che in molti dialoghi – dal Fedone 34 al Menone, 35 per certi aspetti al<br />

Fedro – la compiuta visione del mondo eidetico è fatta dipendere da un'esperienza cognitiva possibile<br />

solo per l'anima disincarnata, che ne conserva una qualche memoria anche dopo la reincarnazione.<br />

E' altrettanto vero, però, che in altri dialoghi non meno importanti, oltre che nello stesso Simposio, la<br />

conoscenza delle idee risulta possibile anche senza reminiscenza.<br />

Nel Parmenide, il giovane Socrate sembra impiegare con una certa disinvoltura il metodo –<br />

che Aristotele avrebbe chiamato ekthesis – consistente nell'isolare un tratto predicativo comune a più<br />

realtà empiriche facendone un'entità noetica “separata” e invariante, insomma un'idea. Un metodo di<br />

trattazione delle idee, naturalmente, che non ha nulla a che fare con l'immortalità e con la<br />

reminiscenza.<br />

Ma ciò che più conta è l'assenza della reminiscenza nella Repubblica, che pure offre nel libro<br />

VII il più elaborato programma di accesso al mondo eidetico che Platone abbia mai formulato. E' ben<br />

poco plausibile il tentativo di ridurre la portata di questa assenza riconducendola a ragioni<br />

«essenzialmente letterarie e drammatiche», perché stonerebbe con la prospettiva unificante della<br />

visione del bene. 36 Al contrario, la conoscenza delle idee, e al di là di esse dell'idea del buono, è<br />

preparata – a partire dai paradossi dell'esperienza sensibile – dai processi astrattivo-idealizzanti delle<br />

matematiche, poi dal lavoro critico-costruttivo della dialettica. 37 Anche qui, e forse qui più che<br />

altrove, Platone non sembra avvertire alcuna necessità di ricorrere all'ipotesi di una conoscenza prenatale<br />

delle idee e della sua reminiscenza in questa vita.<br />

Il Simposio non è dunque l'unico testimone del fatto che Platone abbia esplorato soluzioni<br />

gnoseologiche diverse per l'accesso al mondo eidetico. 38 Ci sono alternative alla rammemorazione<br />

anamnestica, e, nel loro ambito, ci sono modalità differenziate di approccio alla conoscenza delle idee<br />

(nel Simposio l'accento è posto sull'immediatezza della visione, nella Repubblica sul lavoro dialettico,<br />

nel Parmenide sulla ekthesis dell'unità dal molteplice). Le differenze fra queste prospettive non<br />

consentono di essere spiegate mediante ipotesi evolutive, e possono probabilmente venire considerate<br />

non incompatibili nel quadro del pensiero platonico. Non è però accettabile scegliere una di queste<br />

prospettive come dominante o “strutturale”, facendone un letto di Procuste in cui annullare la<br />

ricchezza di esperimenti teorici presenti nei dialoghi. In essi Platone ha mostrato come fosse possibile<br />

mantenere un nitido profilo di pensiero, invariante nel suo assetto di fondo, sviluppando al tempo<br />

stesso in direzioni diverse le sue potenzialità di ricerca. Almeno in un caso – l'immortalizzazione<br />

personale senza immortalità dell'anima – questi sviluppi avrebbero incontrato il consenso da parte di<br />

Aristotele, che era interessato a mantenere il privilegio straordinario della forma di vita filosofica, la<br />

sua capacità di athanatizein, senza per questo modificare la sua dottrina dell'anima come forma del<br />

corpo e da esso inseparabile (De anima II 1 412b5, 413a2 ss.).<br />

33 Il punto è stato sottolineato da DI BENEDETTO (1985) p. 40. L'assenza nel Simposio dell'Anamnesis-Modell è sottolineata<br />

anche da SIER (1997) pp. 147sg., 190.<br />

34 Secondo la nota tesi di EBERT (1994) in questo dialogo la reminiscenza apparterebbe più alla dottrina pitagorica che a<br />

quella platonica. In senso opposto va la discussione di TRABATTONI (2011) pp. XXXIV-XLVIII, con ampi riferimenti alla<br />

bibliografia recente.<br />

35 Ma sulle differenze fra questi due dialoghi cfr. le interessanti osservazioni di LAFFRANCE (2007).<br />

36 E' la tesi di KAHN (2005) p. 100. Anche questo autore sembra incorrere in una sorta di petitio principii, quando riconosce<br />

una “struttura profonda” del pensiero di Platone in «ciò che è comune a Simposio, Fedone e alla Repubblica» (p. 98),<br />

attribuendo poi le varianti di questa struttura a ragioni letterarie. Ma perché allora la reminiscenza, assente in Simposio e<br />

Repubblica, non dovrebbe essere attribuita a “ragioni letterarie” nel Fedone, anziché ipotizzare che essa sia “strutturale”<br />

sulla base del solo Fedone?<br />

37 Sul ruolo delle matematiche nella Repubblica cfr. CATTANEI (2003).<br />

38 Nella stessa Repubblica del resto è presente – seppure in secondo piano – il tema della sublimazione della pulsione erotica<br />

come impulso verso la conversione teorica (cfr. VI 485d6-e1, 490a8-b8).<br />

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