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Lidia Palumbo<br />
di ascoltatori 13 in un’altra temporalità, costoro pregano Apollodoro di raccontare gli erotikoi logoi 14 ,<br />
e, situati come sono alla massima distanza dal tempo narrato, essi, con la loro stessa diversità dal<br />
narratore e dalle sue occupazioni, sottolineano, per differentiam, l’importanza di una vita kata<br />
philosophian.<br />
Nel cominciare a raccontare, Apollodoro ha prima, per così dire, una falsa partenza:<br />
Ebbene furono pressappoco i seguenti, quei discorsi…(173e7).<br />
Poi, correggendo il tiro, si appresta a cominciare a raccontare secondo il modo corretto di raccontare,<br />
che è quello che comincia ἐξ ἀρχῆς:<br />
Ma è meglio che, cominciando da principio, come aveva raccontato Aristodemo, così<br />
cerchi anch’io di raccontarli a voi (173e7-174a2).<br />
Apollodoro narratore assume dunque esplicitamente Aristodemo a modello di narrazione: egli<br />
racconterà hos ekeinos diegeito, “come lui raccontò”; ma soprattutto il suo discorso, il suo racconto di<br />
discorsi, seguirà il modello che ogni discorso deve seguire, e cioè comincerà dall’inizio e giungerà<br />
fino alla fine, come si dice nel Fedro 15 , e come si constata in altri dialoghi e nel Simposio stesso, ove<br />
accade che la narrazione giunge fino alla fine della serata di cui si narrano i discorsi: specchio del suo<br />
oggetto, il racconto non deve disordinarne le parti né deformarlo. Non solo. Specchio filosofico e non<br />
sofistico 16 del suo oggetto, il racconto platonico di discorsi non soltanto deve narrare i suoi oggetti<br />
senza deformarli, ma deve anche rendere ragione di ciò che dice, deve esplicitare le sue fonti, deve<br />
raccontare, cominciando ancor prima dell’inizio, da una sorta di introduzione al racconto, qual è<br />
quella che troviamo nel Protagora, ove all’anonimo amico che incontra Socrate di ritorno dalla casa di<br />
Callia e gli chiede di raccontare la συνουσία che questi ha appena avuto con il sofista, il filosofo<br />
racconta ciò che è avvenuto prima della conversazione con Protagora, cioè fa precedere l’esposizione<br />
della conversazione da una sorta di introduzione che conduce gli ascoltatori ad una specie di ascolto<br />
consapevole, critico, mimetico 17 . Troviamo una simile introduzione all’ascolto anche nel Simposio<br />
stesso, come abbiamo visto, ove vengono da Apollodoro narrati tanti dettagli prima ancora che si<br />
cominci a parlare del banchetto avvenuto a casa di Agatone; e tra questi dettagli, che sono esterni<br />
all’oggetto della narrazione, occupano un posto importante la presentazione degli ascoltatori del<br />
racconto, che sono per così dire i destinatari della narrazione, l’esplicitazione del loro desiderio di<br />
ascolto, delle motivazioni e delle condizioni che sono alla base di questo desiderio 18 ; e tutto ciò per<br />
condurre chi ascolta, ed anche in ultima analisi noi stessi lettori del dialogo, per così dire all’interno<br />
del testo, a condividere il desiderio di discorsi kata philosophian.<br />
Seguendo la narrazione di Aristodemo, Apollodoro non racconta dunque direttamente i<br />
discorsi che si tennero a casa di Agatone, ma comincia da quello che considera l’inizio dell’evento da<br />
raccontare, dall’incontro che avvenne tra Aristodemo e Socrate diretto al banchetto. I personaggi nel<br />
racconto di Apollodoro parlano dell’invito, dei festeggiamenti per la vittoria di Agatone occasione del<br />
banchetto, e di molte altre cose ancora, e poi, a marcare, come nel Protagora 19 , ma ancora più<br />
13 Indegni perché dediti agli affari invece che alla filosofia come ha modo di sottolineare Apollodoro in 173c: “Così dunque,<br />
camminando, assieme parlammo di queste cose, e di conseguenza, come appunto dissi da principio, non mi trovo<br />
impreparato. Se poi occorre fare anche a voi questo racconto, ebbene facciamolo. D’altronde per parte mia, quando tengo io<br />
stesso, o ascolto da altri, discorsi di filosofia, provo una mirabile gioia, [cfr. Phaed. 58d, ove Fedone dice ad Echecrate:<br />
“Proverò a raccontare. E poi, ricordarmi di Socrate, o che ne parli io o che ne oda parlare da altri, è sempre per me la più<br />
dolce cosa fra tutte”], senza considerare che credo di trarne giovamento. Di fronte ad altri discorsi invece, soprattutto i vostri,<br />
dei ricchi e degli uomini d’affari, io mi irrito, e vi compiango, miei compagni, perché credete di far qualcosa, mentre non<br />
fate nulla. Dal canto vostro, forse ritenete che io sia un povero diavolo, e credo che la vostra credenza sia vera; ma io, per<br />
quanto vi riguarda, non è che lo creda, bensì lo so con certezza” (173b9-d3, trad. di G. Colli).<br />
14 La preghiera degli anonimi affinché Apollodoro racconti è ripetuta in 173e5-6, ed è ancora una volta desiderio di ascolto<br />
di logoi: “ciò su cui ti abbiamo pregato non rifiutarlo e racconta quali furono i discorsi” (διήγησαι τίνες ἦσαν οἱ λόγοι).<br />
15 Cfr. Phaedr. 264c: “Ogni discorso deve essere costruito come una creatura vivente (hosper zoon); deve avere un suo corpo<br />
che non manchi né di testa, né di piedi, ma abbia le sue parti di mezzo e i suoi estremi, composti così da essere in armonia<br />
fra loro e con l’intero”.<br />
16 Il riferimento è al libro decimo della Repubblica (596d sgg.) ove si mostra come i discorsi sofistici sono specchi<br />
deformanti dei loro oggetti. Sull’argomento cfr. L. Palumbo, Mimesis. Rappresentazione, teatro e mondo nei dialoghi di<br />
Platone e nella Poetica di Aristotele, Napoli, Loffredo 2008, pp. 50-63.<br />
17 Sull’argomento cfr. L. Palumbo, Socrate, Ippocrate e il vestibolo dell’anima, in Il Protagora di Platone: struttura e<br />
problematiche, a cura di G. Casertano, Napoli 2004, pp. 87-103.<br />
18 Ed avranno un loro ruolo i luoghi della narrazione, i colori delle cose, l’ordine degli interventi, specialmente quando<br />
questo è invertito, è sbagliato, è prima pronunciato e poi corretto e così via.<br />
19 Cfr. Prot. 314c3-7: “Quando fummo davanti alla porta d’ingresso, ci fermammo a discutere di un qualche argomento che<br />
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