30.09.2013 Views

Symposium - AIC

Symposium - AIC

Symposium - AIC

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Agatone agathos: l'eco dell'epos nell'incipit del Simposio<br />

Dino De Sanctis<br />

Per il Simposio Platone costruisce una cornice complessa. Nell'esordio improvviso, Apollodoro<br />

rivolgendosi ad un gruppo di anonimi destinatari, si dice non impreparato, οὐκ ἀµελέτητος, riguardo<br />

alle notizie che costoro chiedono sul banchetto di Agatone. Subito un'indicazione temporale, πρῴην,<br />

evoca un incontro recente: l'incontro con Glaucone. Proprio l'altro ieri, infatti, come afferma<br />

Apollodoro, anche Glaucone ha chiesto notizie relative a quella συνουσία, credendola un evento<br />

recente. Senza esitazione Apollodoro rivela l'errore di Glaucone, un errore che dipende dalla fonte:<br />

mentre Apollodoro ha ascoltato Aristodemo, presente al banchetto, e per questo sa con sicurezza che<br />

il banchetto è avvenuto molto tempo fa, un ἄλλος τις, un uomo dall'identità imprecisata, ha offerto a<br />

Glaucone un racconto non chiaro, privo di σαφήνεια, sullo stesso δεῖπνον, dopo aver ascoltato Fenice<br />

che, a sua volta, ha ricevuto a riguardo un racconto di Aristodemo. Il banchetto di Agatone, come<br />

rivela Apollodoro, è invece ben più lontano nel tempo rispetto all'incontro con Glaucone. Risale agli<br />

anni in cui Apollodoro e Glaucone erano παῖδες e per la prima volta Agatone ottenne la vittoria con<br />

una tragedia. Il πάνυ ἄρα πάλαι, ὡς ἔοικεν (173a7), che ora esclama Glaucone, è dunque l'eloquente e<br />

quasi meravigliata precisazione che, in questo sapiente gioco di incastri cronologici, restituisce di<br />

nuovo al passato il banchetto di Agatone rispetto al νῦν, il presente di Apollodoro.<br />

Tra gli elementi peculiari che rendono il Simposio un dialogo di profondo equilibrio e di<br />

armoniosa complessità, la critica ha più volte sottolineato il valore che assume questa elaborata<br />

cornice. Nella cornice ai salti cronologici che proiettano il lettore in una vertiginosa fuga nel tempo si<br />

armonizzano, a vari livelli, le voci dei narratori: la voce entusiastica di un Apollodoro µαλακός, la<br />

voce di Aristodemo σµικρός e ἀνυπόδητος ἀεί, su tutte la voce vigile e accorta di Platone, voce<br />

onnisciente che spesso evoca la poesia quale indispensabile risorsa narrativa, quale principale<br />

paradigma della realtà, quale necessario strumento ermeneutico. Nella cornice, levando le tende di un<br />

palcoscenico costruito con arte e con cura scrupolosa, Platone inizia a introdurre il lettore nella<br />

dimora di Agatone, che si popola di personaggi scelti e ben distinti dalla folla degli Ateniesi, nuovi<br />

eroi di una speciale ποίησις. Una comunità di uomini eccellenti, ἀγαθοί, riunita intorno a Socrate, per<br />

un banchetto nel quale la rinuncia sostanziale al vino è finalizzata all'encomio di eros. La casa di<br />

Agatone diventa, dunque, il maestoso teatro di un δεῖπνον che mostra caratteri di spiccata<br />

eccezionalità. Non desta meraviglia, per tutto ciò, che nel Simposio gli echi dell'epos siano intrecciati<br />

a programmatiche strategie sceniche che richiamano il dramma, la tragedia e la commedia, i generi sui<br />

quali Platone, tramite la discussione tra Socrate, Agatone e Aristofane, all'alba del nuovo giorno<br />

annunciato dal canto dei galli, chiude il sipario del dialogo (223d). Questo intreccio tra epos e<br />

dramma, a ben vedere, nel Simposio si esplicita da subito, già nel momento in cui nella cornice inizia<br />

il prologo dialogato tra Socrate e Aristodemo (174a-d3), cioè quando Aristodemo incontra Socrate per<br />

le strade di Atene prima di entrare nella casa di Agatone, alla quale Socrate, in un momento di<br />

concentrazione assoluta e distintiva, preferirà il πρόθυρος dei vicini (175a6-9), creando un'entrata in<br />

ritardo che sottolinea la superiorità dell'ospite.<br />

Mio intento, dunque, sarà oggi esaminare la funzione che riveste in questo prologo dialogato<br />

la poesia con i suoi echi suggestivi che si diffondono via via nelle pagine del Simposio.<br />

L'incontro tra Aristodemo e Socrate è veloce. Socrate spiega che si sta dirigendo presso<br />

Agatone. Il giorno precedente, allontanandosi dalla folla per paura, χθὲς γὰρ αὐτὸν διέφυγον τοῖς<br />

ἐπινικίοις, φοβηθεὶς τὸν ὄχλον (174a7-8), Socrate non ha presenziato al sacrificio di ringraziamento<br />

che Agatone offre per la vittoria: con Agatone, dunque, ha deciso di differire l'incontro per il giorno<br />

successivo. Platone presenta ora un Socrate bello, καλός. Questo κάλλος, tuttavia, desta stupore in<br />

Aristodemo perché strano, atipico per l'uomo che Aristodemo ama più di ogni altro. Subito, però, la<br />

stranezza ha una sua spiegazione: il lettore scopre che i calzari, la pulizia del corpo, il καλλωπίζεσθαι<br />

si giustificano alla luce del fatto che Socrate si sta dirigendo bello a casa di un bello, ἵνα καλὸς παρὰ<br />

καλὸν ἴω (174a9). All'inizio del dialogo, dunque, è inevitabile una corresponsione armoniosa tra la<br />

bellezza dell'ospite e quella del padrone di casa.<br />

Il motivo della bellezza di Agatone, unita nella cornice del Simposio ad un viaggio per le<br />

strade di Atene, richiama, forse intenzionalmente, le Tesmoforiazuse. Aristofane apre la commedia,<br />

come noto, mettendo in scena un grave problema che agita Euripide e destabilizza l'equilibrio della<br />

città. In occasione delle Tesmoforie, le donne stanno per condannare a morte il tragico, perché nelle<br />

sue opere le ha diffamate con i più biechi e violenti insulti. Euripide pertanto decide di chiedere aiuto<br />

ad un suo κηδεστής. Il piano di Euripide è scaltro: andare, assieme al κηδεστής, a casa di Agatone e,

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!