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Symposium - AIC

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Silvio Marino<br />

Se all’interno del corpo umano si introduce la distinzione tra ciò che è sano e ciò che è malato, allora<br />

non può non instaurarsi una dialettica oppositiva all’interno stesso del corpo. Tale dialettica, però,<br />

inserita all’interno della costituzione degli enti, opera non solo a livello propriamente medico, ovvero<br />

non concerne soltanto le terapie atte a ripristinare uno stato di salute nel corpo, ma opera a livello più<br />

generale sul piano della strutturazione stessa degli enti, sia dal punto di vista cosmico (le relazioni tra<br />

i vari enti) sia dal punto di vista delle parti costitutive di ogni singolo ente. Infatti Erissimaco esplicita<br />

in che modo il medico debba operare:<br />

bisogna appunto essere in grado di rendere amiche e far innamorare reciprocamente nel corpo le<br />

proprietà più ostili. E le più ostili sono le più contrarie, il freddo al caldo, l’amaro al dolce, il secco<br />

all’umido e così via: per aver saputo produrre tra queste amore e concordia (ὁµόνοιαν) il nostro<br />

progenitore Asclepio, come dicono questi poeti ed io ne sono convinto, istituì la nostra tecnica (tr.<br />

Cambiano) 4<br />

Il principio per il quale il simile si unisce al simile si può rintracciare nel Regime pseudo-ippocratico,<br />

che mostra avere una particolare affinità anche con il discorso che si affronta nel Timeo (cfr. 57c2-7) 5 .<br />

Nel testo del Regime le relazioni di somiglianza si declinano secondo il concetto di “appropriato”,<br />

espresso con i termini σύµφερον e ὁµότροπον, e queste relazioni determinano l’aggregazione e la<br />

disgregazione dei composti e la posizione delle particelle all’interno degli enti:<br />

non è possibile infatti che ciò che non ha una struttura simile (ὁµότροπον) rimanga in luoghi<br />

inappropriati; (tali elementi) pertanto errano senza ragione. Ma una volta mescolati (questi elementi)<br />

sanno ciò a cui si uniscono: l’appropriato si unisce all’appropriato, mentre l’inappropriato entra in<br />

guerra, combatte e si separa. (De vict. I, 6, Joly 2003 p. 130, 11-15).<br />

La relazione di somiglianza viene espressa, in questo passo, attraverso il concetto di ὁµοτροπία e<br />

determina le condizioni di mutamento di luogo. Ma troviamo in questo passo qualcosa in più, perché<br />

gli elementi dissimili non sono neutri quanto alle reazioni che generano: essi iniziano a guerreggiare<br />

(πολεµεῖ), a farsi battaglia (µάχεται) e quindi si separano (διαλλάσσει). Possiamo ritrovare questa<br />

concezione dei mutamenti degli elementi anche nel Timeo: in questo dialogo platonico, infatti, gli<br />

elementi dissimili e non uniformi ingaggiano una lotta che porta o all’assimilazione dell’elemento<br />

debole all’elemento forte oppure comporta uno spostamento dell’elemento debole in un luogo a lui<br />

“adatto”, “appropriato” 6 .<br />

È importante sottolineare questo aspetto comune alla concezione platonica e a quella del<br />

Regime, in quanto questa strutturazione della materia si rivela non soltanto all’interno del corpo<br />

umano, oggetto proprio della medicina, ma anche all’interno del corpo politico, nelle relazioni tra gli<br />

uomini. Il processo di differenziazione cui gli enti sensibili sono soggetti, in quanto mutevoli, produce<br />

di fatto una situazione di conflitto tra i vari elementi (siano essi particelle, parti del corpo o uomini),<br />

una situazione che all’interno del corpo genera la patologia.<br />

Del resto, il principio per cui enti dissimili producono guerra e conflitto si ritrova in un passo<br />

molto interessante del De flatibus (altro trattato in cui molti studiosi hanno messo in evidenza le<br />

affinità con il discorso di Erissimaco per il tema del megas dynastes):<br />

[un regime di questo tipo è cattivo]: quando si ingeriscono cibi variati e tra di loro dissimili: le cose<br />

dissimili infatti entrano in conflitto (στασιάζει) e alcune sono digerite più rapidamente, altre più<br />

lentamente (Des vents VII, 1, Jouanna p. 111, 5-7) 7 .<br />

Il compito del medico, sia per Erissimaco sia per l’autore di Venti, è quello di equilibrare i cibi e gli<br />

elementi presenti nel corpo. È questo il senso dell’operazione che rende amiche le proprietà più<br />

4 Symp. 186d5-e1: «δεῖ γὰρ δὴ τὰ ἔχθιστα ὄντα ἐν τῷ σώµατι φίλα οἷόν τ' εἶναι ποιεῖν καὶ ἐρᾶν ἀλλήλων. ἔστι δὲ ἔχθιστα τὰ<br />

ἐναντιώτατα, ψυχρὸν θερµῷ, πικρὸν γλυκεῖ, ξηρὸν ὑγρῷ, πάντα τὰ τοιαῦτα· τούτοις ἐπιστηθεὶς ἔρωτα ἐµποιῆσαι καὶ<br />

ὁµόνοιαν ὁ ἡµέτερος πρόγονος Ἀσκληπιός, ὥς φασιν οἵδε οἱ ποιηταὶ καὶ ἐγὼ πείθοµαι, συνέστησεν τὴν ἡµετέραν τέχνην.»<br />

5 Tim. 57c2-7: «le masse di ciascun elemento si distribuiscono in base al luogo che è loro proprio in virtù del movimento del<br />

ricettacolo che li accoglie, ma quelle parti di esse che di volta in volta divengono da sé dissimili e simili ad altre sono<br />

trascinate via, per il grande sommovimento, verso il luogo che è proprio di quelle cui sono divenute simili (διέστηκεν µὲν<br />

γὰρ τοῦ γένους ἑκάστου τὰ πλήθη κατὰ τόπον ἴδιον διὰ τὴν τῆς δεχοµένης κίνησιν, τὰ δὲ ἀνοµοιούµενα ἑκάστοτε ἑαυτοῖς,<br />

ἄλλοις δὲ ὁµοιούµενα, φέ-ρεται διὰ τὸν σεισµὸν πρὸς τὸν ἐκείνων οἷς ἂν ὁµοιωθῇ τόπον)» (tr. Fronterotta).<br />

6 Tim. 57a7b7; tr. Fronterotta leggermente modificata.<br />

7 Des vents VII, 1, Jouanna p. 111, 5-7: «ὅταν ποικίλας καὶ ἀνοµοίους ἀλλήλῃσιν ἐσπέµπῃ τροφὰς· τὰ γὰρ ἀνόµοια στασιάζει<br />

καὶ τὰ µὲν θᾶσσον, τὰ δὲ σχολαίτερον πέσσεται».<br />

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