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Symposium - AIC

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La nozione di intermedio nel <strong>Symposium</strong> di Platone<br />

Cristina Rossitto<br />

Nel <strong>Symposium</strong> Platone utilizza ripetutamente la nozione di "intermedio" (µεταξύ), in quanto essa è<br />

fondamentale per stabilire quale sia la vera natura di Eros. Questi infatti viene riconosciuto come né<br />

bello né brutto, ma come intermedio fra i due; come né buono né cattivo, ma come intermedio fra i<br />

due; ma soprattutto come né immortale né mortale, né un dio né un uomo, ma come qualcosa di<br />

intermedio fra ciò che è immortale e ciò che è mortale, fra ciò che è divino e ciò che è umano. In<br />

quanto tale, Eros è un "dèmone", e anzi, proprio per il fatto di avere una natura intermedia fra gli dèi e<br />

gli uomini, egli assume la funzione di vero e proprio collegamento tra gli uni e gli altri: Eros è<br />

appunto un "dèmone mediatore". 1 E ancora, figlio di Poros e Penia, genitori aventi per molti aspetti<br />

natura opposta l'uno rispetto all'altra, Eros si trova in una situazione di intermedietà anche fra sapienza<br />

e ignoranza, ed è perciò filosofo.<br />

Tale uso della nozione di intermedio come ciò che possiede una natura che sta "in mezzo" fra<br />

una superiore ed una inferiore ad esso, queste ultime "opposte" o senz'altro "contrarie" (ἐναντίον) fra<br />

loro 2 , è sicuramente il più noto ed è riscontrabile anche in altri luoghi platonici, e non solo nei<br />

dialoghi, 3 ma anche nelle testimonianze sulle "cosiddette dottrine non scritte" 4 . In questa sede,<br />

tuttavia, si preferisce svolgere alcune considerazioni di carattere più specifico sulla nozione di<br />

intermedio utilizzata da Platone, proprio grazie al fatto che nel <strong>Symposium</strong> egli offre una varietà di<br />

coppie di opposti "con intermedio" assai ricca ed articolata. Ciò lascia intendere, già ad una prima<br />

lettura, che la nozione di intermedio possieda più di un significato e che essa si colleghi ad altre<br />

prospettive e ad ambiti ulteriori rispetto a quanto espresso nel <strong>Symposium</strong> stesso.<br />

Proprio per tale motivo si cercherà di concentrare l'attenzione solo sulle argomentazioni<br />

contenute in questa parte del dialogo, limitando il confronto, a titolo esmplificativo, con un altro breve<br />

testo platonico, forse meno tematizzato in questa prospettiva, ma meritevole di considerazione, quale<br />

quello che si può individuare nel Gorgia. 5 In tal senso, la nozione tecnica di intermedio e la figura di<br />

Eros potrebbero trovare un qualche reciproco giovamento dal punto di vista filosofico, in riferimento<br />

non solo alle dottrine platoniche ma anche alle dottrine di altri pensatori del medesimo periodo o<br />

ambito culturale, le quali, pur nella loro diversità rispetto alle prime, rivelano per altri aspetti una linea<br />

comune di sviluppo.<br />

1. L'uso "tecnico" del concetto di µεταξύ si trova nella parte finale del dialogo, quella che<br />

viene di consuetudine considerata come la più strettamente filosofica, dal momento che la sua<br />

conduzione è affidata, diversamente da quanto avvenuto in precedenza, alla figura di Socrate.<br />

Più precisamente, il primo riferimento importante alla nozione di µεταξύ compare, nel<br />

<strong>Symposium</strong>, nel momento in cui Socrate espone il discorso su Eros udito da Diotima, nella stessa<br />

forma in cui questa lo spiegò a lui, ossia interrogando:<br />

Σχεδὸν γάρ τι καὶ ἐγὼ πρὸς αὐτὴν ἕτερα τοιαῦτα ἔλεγον οἷάπερ νῦν πρὸς ἐµὲ Ἀγάθων,<br />

ὡς εἴη ὁ Ἔρως µέγας θεός, εἴη δὲ τῶν καλῶν· ἤλεγχε δή µε τούτοις τοῖς λόγοις οἷσπερ<br />

ἐγὼ τοῦτον, ὡς οὔτε καλὸς εἴη κατὰ τὸν ἐµὸν λόγ οὔτε ἀγαθός. Καὶ ἐγώ, Πῶς λέγεις,<br />

ἔφην, ὦ Διοτίµα; αἰσχρὸς ἄρα ὁ Ἔρως ἐστὶ καὶ κακός; Καὶ ἥ, Οὐκ εὐφηµήσεις; ἔφη· ἢ<br />

1 Cf. G. Reale, Eros dèmone mediatore. Il gioco delle maschere nel <strong>Symposium</strong> di Platone, Milano 1997.<br />

2 E' noto che la distinzione dei tipi di termini opposti (ἀντικείµενα) in contraddittori, privazione e possesso, contrari<br />

(ἐναντία) e relativi risale ad Aristotele, il quale però a volte, esattamente come è in Platone, utilizza ancora il termine<br />

ἐναντίον per indicare tanto gli opposti in generale quanto quel particolare tipo di opposti che sono i "contrari" (cf. per<br />

esempio Aristot. Cat. 10). D'altra parte, è proprio Aristotele ad ammettere la possibilità che vi siano intermedi fra termini<br />

opposti solo per i contrari, e anzi, nemmeno per tutti (cf. anche Aristot. Metaph. X 7).<br />

3 Per una considerazione complessiva ma articolata dei luogi dei dialoghi n cui Platone utilizza il termine µεταξύ si rinvia<br />

all'intramontabile J. Souilhé, La notion platonicienne d'intermediaire dans la philosophie des dialogues, Paris 1919, anche se<br />

qui spesso prevale una visione della tematica che forse tiene troppo conto della tradizione filosofica successiva a Platone,<br />

quale quelle aristotelica e stoica.<br />

4 Cf . H.J. Kraemer, Platone e i fondamenti della metafisica, Milano 1982.<br />

5 Non potranno perciò essere qui tematizzati i collegamenti con dialoghi quali la Repubblica, il Teeteto e il Timeo, essendo<br />

di carattere troppo ampio, mentre l'utilizzazione della nozione di intermedio nell'ambito delle "dottrine non scritte" è ricerca<br />

condotta in altra sede. Per un esempio di apprezzamento del concetto di intermedio nel <strong>Symposium</strong> in generale, si veda,<br />

recentemente, Ch. Rowe, Il Simposio di Platone, Sankt Augustin 1998; R. Fabbrichesi, La freccia di Apollo. Semiotica ed<br />

erotica nel pensiero antico, Pisa 2006.

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