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ABSTRACT<br />
L’interpretazione plotiniana (Enneade III 5)<br />
della nascita di Eros (Symp. 203b-c)<br />
Angela Longo<br />
Il confronto con il “Simposio” di Platone rappresenta un elemento costante nella ricerca filosofica e<br />
nella produzione letteraria di Plotino (205-270 d. C.). Esso “feconda” il pensiero e lo stile di scrittura<br />
plotiniani sia nei trattati del primo periodo, tra cui spicca il primo scritto stesso composto da Plotino<br />
“Sul bello” (Enn. I 6 [1]), sia nei trattati del periodo di mezzo, tra cui spicca l’opuscolo “Sul bello<br />
intelligibile” (Enn. V 8 [31]), sia infine nei trattati dell’ultimo periodo, tra cui merita una particolare<br />
menzione l’opera “Sull’amore” (Enn. III 5 [50]). Plotino si rivela un lettore selettivo del “Simposio”<br />
platonico poiché sono soprattutto due temi e un’immagine che lo accompagnano nella sua lunga<br />
riflessione sull’anima che risale al bello tramite amore e che trascende persino il Bello nell’unione con<br />
il Bene. I due temi sono:<br />
a) quello della risalita graduale dell’anima dai vari gradi di bellezza (dei corpi, dell’anima,<br />
delle azioni, delle scienze) fino alla visione del Bello in sé (Platone, Symp. 210-12);<br />
b) quello della nascita di Amore (Plat., Symp. 203-204);<br />
mentre l’immagine letteraria è quella delle statuette preziose che si trovano nell’anima di Socrate<br />
(Symp. 216e5-217a).<br />
All’interno del “Simposio” platonico, i due temi sono contenuti nel discorso che Socrate<br />
riferisce come proprio di Diotima, mentre l’immagine delle statuette è espressa nel discorso di<br />
Alcibiade su Socrate. Plotino, quale interprete fedele e, al tempo stesso, personale di Platone,<br />
rielabora il tema dei vari gradini che portano l’anima amante dal bello sensibile o artistico al Bello<br />
intelligibile sia nell’opuscolo “Sul bello” sia in quello successivo e più complesso “Sul bello<br />
intelligibile”, inserendo tale ascesa nella sua propria speculazione sulla conversione e purificazione<br />
dell’anima umana che ritrova la sua origine e natura intelligibile grazie alla forza propulsiva del bello<br />
cui essa costantemente tende. Nondimeno nel sistema gerarchico della realtà secondo Plotino (in<br />
ordine ascendente Anima, Intelletto, Bene), il percorso non si esaurisce mai nella contemplazione del<br />
Bello in sé, ma a partire da essa si verificano le condizioni perché l’anima umana possa fare un salto<br />
finale e attingere il Bene stesso, causa prima e finale di tutto quello che esiste.<br />
Ma è soprattutto nel tardo trattato “Sull’amore” che Plotino sembra dare un’interpretazione<br />
specialmente personale del discorso di Diotima in realzione al secondo tema da noi individuato, ossia<br />
la nascita di Amore. In tale trattato infatti (capitoli 5-9) Plotino fornisce un’interpretazione allegorica<br />
dei vari personaggi del mito della nascita di Eros, per cui l’Afrodite “celeste” è l’Anima che, figlia<br />
dell’Intelletto, è sempre volta alla contemplazione di questi e, nel far ciò, genera il dio Amore;<br />
l’Afrodite di secondo livello è l’anima cosmica che volta al mondo sensibile genera il demone Amore;<br />
Penia indica la materia, Poros sta per le forme razionali, Zeus personifica l’Intelletto e il giardino di<br />
Zeus (in cui nasce Amore) è lo splendore che emana dall’Intelletto. Nel compiere questa operazione<br />
di allegoresi Plotino si rifà alla tradizione ormai consolidata, soprattutto in ambito stoico, di<br />
reinterpretazione della lettera di testi poetici al fine di ricavarne dati “accettabili” alla speculazione<br />
filosofica, e teologica in particolare. Egli menziona anche delle allegoresi concorrenti che rifiuta,<br />
come per esempio quella per cui Amore indicherebbe il mondo sensibile (cfr. in proposito la<br />
testimonianza di Plutarco di Cheronea (“Su Iside e Osiride”). Inoltre nel capitolo finale (9) del<br />
trattato, Plotino, in rapporto all’interpretazione allegorica da lui fornita, offre una riflessione sul mito<br />
in generale e come esso vada correttamente interpretato, visto che il mito, per ragioni didattiche,<br />
separa nel tempo e in vari personaggi delle realtà che sono invece fuori dal tempo e unitarie.<br />
Infine l’immagine platonica delle statuette preziose nell’anima di Socrate viene in Plotino<br />
elaborata e sviluppata in modo importante sia a livello letterario sia nel suo significato filosofico,<br />
poiché essa traccia il panorama dell’interiorità del saggio in generale (Socrate non è più direttamente<br />
menzionato). Infatti il messaggio sarebbe che la vera contemplazione del Bello e del Bene si risolva in<br />
una contemplazione del “sancta sanctorum” della propria anima, sviluppando quel discorso<br />
sull’interiorità che avrà largo seguito non solo nella filosofia pagana post-plotiniana ma anche in<br />
quella cristiana, in primis in Agostino.<br />
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