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Symposium - AIC

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Perché tanta morte in un dialogo sull’amore e sulla vita?<br />

Riflessioni sulla dialettica amore-morte-immortalità nel Simposio di Platone<br />

I. Riflessioni introduttive<br />

Arianna Fermani<br />

«Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte,<br />

ingenerò la sorte»<br />

(G. Leopardi, Amore e Morte, 1832)<br />

Il primo dato su cui vorrei cercare di riflettere e su cui, stranamente, non si è adeguatamente<br />

soffermata la critica, è la cospicua presenza di riferimenti alla morte e al morire all'interno del<br />

Simposio 1 .<br />

L'individuazione delle occorrenze del lemma θάνατος, del verbo θνήσκω e dei suoi composti,<br />

costituisce il punto di avvio di questo contributo. Sulla scorta del lessico informatizzato di Radice-<br />

Bombacigno 2 è possibile individuare una serie di occorrenze piuttosto significative legate ai termini di<br />

quest’area semantica. Infatti, a fronte di un’unica occorrenza del lemma θάνατος 3 , si riscontrano del<br />

testo numerose occorrenze relative ai lemmi θνήσκω 4 , θνητός 5 , ai composti ἀποθνήσκω 6 e<br />

ὑπεραποθνῄσκω 7 , e ai verbi τελευτάω 8 e ἀπόλλυµι 9 .<br />

All'assunzione di questa presenza, tanto significativa quanto anomala, se si tiene conto che ci<br />

troviamo all'interno di un dialogo consacrato all'amore e dunque tradizionalmente considerato un inno<br />

alla procreazione e alla vita 10 , va però affiancata la riflessione sulla particolare curvatura che la<br />

nozione di θάνατος riceve all'interno del Simposio. Quello che, infatti, vorrei cercare di mostrare<br />

attraverso questo percorso è come, contrariamente alla nota contrapposizione tra ἔρως e θάνατος -<br />

intesi rispettivamente come istinto vitale e come pulsione distruttiva, ovvero come la Todestriebe<br />

(pulsione di morte) di freudiana memoria 11 - la morte rappresenti in questo contesto non solo il<br />

fondamento della vita, ma la condizione di possibilità dell’insorgenza dell'eros stesso.<br />

II. Le articolazioni del rapporto tra amore e morte<br />

Il riferimento alla morte e al morire attraversa tutta l’opera, a partire dal primo discorso. Fedro ricorda<br />

infatti come<br />

«solo gli amanti accettano di morire (ὑπεραποθνῄσκειν) per gli altri; non solo gli uomini, ma anche le<br />

donne. E di questa mia affermazione offre agli Elleni una bella testimonianza la figlia di Pelia,<br />

Alcesti, che volle, ella sola, morire (ἀποθανεῖν) per il suo sposo, pur avendo egli padre e madre…<br />

Invece Orfeo, figlio di Eagro, gli dèi lo mandarono via dall’Ade senza alcun risultato… perché<br />

1 Gli studi tema della morte nell’opera platonica, infatti, si concentrano principalmente su dialoghi quali Apologia, Fedone e<br />

Repubblica. Si vedano, tra gli altri, Van Harten, Socrates on Life and Death; Austin, Fear and Death in Plato; Armleder,<br />

Death in Plato’s Apologia. Per ovvie ragioni di spazio i riferimenti alla letteratura secondaria e la discussione con essa<br />

saranno limitati al minimo. Per una rassegna bibliografica, di carattere generale e specifico, si rinvia all’aggiornamento<br />

bibliografico di M. Tulli, in Platone, Simposio, 2011 24 , pp. 80 ss.<br />

2 Radice-Bombacigno, Plato, Lexicon, 2003.<br />

3 θάνατον: 179 D 8.<br />

4 τεθνάναι: 179 A 5; τεθνεῶτε: 192 E 4.<br />

5 θνητή: 207 D 1; θνητῆς: 211 E 3; θνητόν: 208 A 7, 208 B 3; θνητός: 202 D 8; 203 E 1; θνητοῦ: 202 D 11; 202 E 1; θνητῷ:<br />

206 C 7; 206 E 8.<br />

6 ἀπέθνῃσκον: 191 A 8; ἀποθανεῖν: 178 B 8; 208 D 3; ἀποθάνητε: 192 E 3; ἀποθάνοι: 191 B 2; ἀποθανοῖτο: 179 E 3;<br />

ἀποθνῄσκειν: 179 D 6.<br />

7 ὑπεραποθανεῖν: 180 A 1; ὑπεραποθνῄσκειν: 179 B 4; 207 B 4; 208 D 2.<br />

8 τελευτᾷ: 181 E 2; τελευτῆσαι: 211 C 7; τελευτήσασι: 180 b 8; τελευτήσοι: 179 E 4; τελευτῶν: 198 C 3; 211 C 8;<br />

τελευτῶντες: 220 C 8; τετελευτηκότι: 180 A 2.<br />

9 ἀπολλύµενον: 211 a 1; ἀπολλυµένων: 211 b 3; ἀπόλλυνται: 208 a 1; ἀπόλλυται: 207 E 4; ἀπώλλυντο: 191 B 5.<br />

10 «Ciò che emerge chiaramente nel Simposio è che i concetti che caratterizzano l’eros… sono il desiderio, la bellezza, la<br />

creatività, l’immortalità» (Santas, Platone e Freud, p. 70).<br />

11 Si tratta della teoria, elaborata da Sigmund Freud a partire dal 1920 (cfr. Freud, Jenseits des Lustprinzips), fondata sulla<br />

contrapposizione delle due pulsioni, quella di vita (Eros) e quella di morte (Thanatos), che scandirebbero la dimensione<br />

psichica di ogni essere vivente. «Contrapponendo amore e morte, Eros e Thanatos… Freud vede in Amore il tentativo di<br />

contrastare le forse disgregatrici, le pulsioni di morte, che altro non sono se non le cadenze con cui la natura gioca il suo<br />

rinnovamento a spese degli individui, ingannati dalla cieca pulsione (blinder Trieb) che Shopenhauer, il filosofo di Freud,<br />

aveva così lucidamente indicato» (Galimberti, Idee, p. 19).

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