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Cristina Rossitto<br />
οἴει, ὅτι ἂν µὴ καλὸν ᾖ, ἀναγκαῖον αὐτὸ εἶναι αἰσχρόν; Μάλιστά γε. Ἦ καὶ ἂν µὴ σοφόν,<br />
ἀµαθές; ἢ οὐκ ᾔσθησαι ὅτι ἔστιν τι µεταξὺ σοφίας καὶ ἀµαθίας; Τί τοῦτο; Τὸ ὀρθὰ<br />
δοξάζειν καὶ ἄνευ τοῦ ἔχειν λόγον δοῦναι οὐκ οἶσθ’, ἔφη, ὅτι οὔτε ἐπίστασθαί ἐστιν -<br />
ἄλογον γὰρ πρᾶγµα πῶς ἂν εἴη ἐπιστήµη; - οὔτε ἀµαθία - τὸ γὰρ τοῦ ὄντος τυγχάνον πῶς<br />
ἂν εἴη ἀµαθία; - ἔστι δὲ δήπου τοιοῦτον ἡ ὀρθὴ δόξα, µεταξὺ φρονήσεως καὶ<br />
ἀµαθίας. Ἀληθῆ, ἦν δ’ ἐγώ, λέγεις. Μὴ τοίνυν ἀνάγκαζε ὃ µὴ καλόν ἐστιν αἰσχρὸν εἶναι,<br />
µηδὲ ὃ µὴ ἀγαθόν, κακόν. οὕτω δὲ καὶ τὸν Ἔρωτα ἐπειδὴ αὐτὸς ὁµολογεῖς µὴ εἶναι<br />
ἀγαθὸν µηδὲ καλόν, µηδέν τι µᾶλλον οἴου δεῖν αὐτὸν αἰσχρὸν καὶ κακὸν εἶναι, ἀλλά τι<br />
µεταξύ, ἔφη, τούτοιν.<br />
Infatti, anch’io dissi a lei all’incirca quelle stesse cose che Agatone ha detto a me, ossia<br />
che Eros è un gran dio, e che è amore delle cose belle. E lei mi confutò con quegli stessi<br />
argomenti con cui io ho confutato lui, ossia dicendo che, in base al suo stesso discorso,<br />
Eros non risulta essere né bello né buono. Ed io allora risposi: "Che cosa dici, o Diotima?<br />
Allora Eros è brutto e cattivo?". E lei: "Sta' zitto! Credi forse che ciò che non sia bello, di<br />
necessità debba essere brutto?". (S.)"Sicuramente!". (D.) "E che ciò che non sia sapiente,<br />
debba essere ignorante? O non ti accorgi che c'è un intermedio fra sapienza e<br />
ignoranza?". (S.) "Qual è questo?". "L'opinare rettamente, però, senza essere in grado di<br />
fornire spiegazioni - precisò Diotima -, non sai che non è un sapere? Infatti, come<br />
potrebbe essere scienza una cosa senza spiegazioni? E non è neppure ignoranza. Infatti,<br />
come potrebbe essere ignoranza, se coglie l'essere? Pertanto, l'opinione retta è<br />
indubbiamente di questo tipo: un intermedio fra saggezza e ignoranza". "Dici il vero",<br />
risposi. "Allora non forzare ciò che non è bello ad essere brutto e ciò che non è buono ad<br />
essere cattivo! E così anche Eros, dal momento che anche tu sei d'accordo che non è né<br />
buono né bello, non credere che debba essere brutto e cattivo: è qualcosa di intermedio<br />
fra questi due", disse. 6<br />
Eros dunque, pur non essendo bello non è nemmeno brutto, e in tal senso, non essendo né bello<br />
né brutto, è un intermedio fra i due; così anche, pur non essendo buono non è nemmeno cattivo, e in<br />
tal senso, non essendo né buono né cattivo, è un intermedio fra i due. Questa è del resto una situazione<br />
che si riscontra anche a proposito di sapienza e ignoranza, per cui qualcuno, pur non essendo sapiente,<br />
non è nemmeno ignorante, e in tal senso, non essendo né sapiente né ignorante, è un intermedio fra i<br />
due, e precisamente possiede opinione retta.<br />
Per quanto riguarda la nozione di intermedio, essa dunque sta ad indicare ciò che non è né l’uno<br />
né l’altro di due termini opposti, cioè contrari, fra loro, come appunto è la retta opinione rispetto a<br />
sapienza e a ignoranza, ciò che non è né bello né brutto rispetto a ciò che è bello e a ciò che è brutto,<br />
ciò che non è né buono né cattivo rispetto a ciò che è buono e a ciò che è cattivo. Si tratta in questo<br />
caso di tre coppie di contrari - sapienza-ignoranza, bello-brutto, buono-cattivo - che presentano,<br />
ciascuna al proprio interno, un terzo termine - retta opinione, né bello né brutto, né buono né cattivo -,<br />
che è appunto il rispettivo intermedio.<br />
Benché Platone introduca la coppia sapienza-ignoranza con intermedio retta opinione per<br />
mostrare come essa sia il modello da assumere per comprendere le coppie bello-brutto e buonocattivo,<br />
di cui Eros costituisce l'intermedio, essendo né bello né brutto e né buono né cattivo, solo per<br />
quel caso indica esplicitamente l'intermedio, ossia appunto la retta opinione - che è comunque ciò che<br />
non è né sapienza né ignoranza -, mentre negli altri due casi si limita a mantenere la doppia negazione<br />
- né l'uno né l'altro dei due -. Si tratta dunque dell'indicazione dell'intermedio mediante la negazione<br />
dei due contrari di cui è intermedio.<br />
Anche altrove Platone mostra di adottare una simile terminologia, ed anzi, nel Gorgia, proprio<br />
in riferimento alle nozioni di bene e di male:<br />
- ΣΩ. Ἆρ’ οὖν ἔστιν τι τῶν ὄντων ὃ οὐχὶ ἤτοι ἀγαθόν γ’ ἐστὶν ἢ κακὸν ἢ µεταξὺ τούτων,<br />
οὔτε ἀγαθὸν οὔτε κακόν; -ΠΩΛ. Πολλὴ ἀνάγκη, ὦ Σώκρατες. -ΣΩ. Οὐκοῦν λέγεις εἶναι<br />
ἀγαθὸν µὲν σοφίαν τε καὶ ὑγίειαν καὶ πλοῦτον καὶ τἆλλα τὰ τοιαῦτα, κακὰ δὲ τἀναντία<br />
τούτων; -ΠΩΛ. Ἔγωγε. -ΣΩ. Τὰ δὲ µήτε ἀγαθὰ µήτε κακὰ ἆρα τοιάδε λέγεις, ἃ ἐνίοτε<br />
µὲν µετέχει τοῦ ἀγαθοῦ, ἐνίοτε δὲ τοῦ κακοῦ, ἐνίοτε δὲ οὐδετέρου, οἷον καθῆσθαι καὶ<br />
βαδίζειν καὶ τρέχειν καὶ πλεῖν, καὶ οἷον αὖ λίθους καὶ ξύλα καὶ τἆλλα τὰ τοιαῦτα; οὐ<br />
ταῦτα λέγεις; ἢ ἄλλ’ ἄττα καλεῖς τὰ µήτε ἀγαθὰ µήτε κακά;<br />
6 Plat. Symp. 201E3-202B5 (trad. it. di G. Reale, in Platone, Simposio, Milano 2011, pp. 175-177).<br />
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