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Silvio Marino<br />
nemiche tra di loro.<br />
Per quanto riguarda questa operazione di accordo, il discorso di Erissimaco e il testo del<br />
Regime presentano una particolare affinità sia terminologica sia concettuale. Nel discorso del<br />
Simposio, infatti, Erissimaco introduce i termini symphonia e harmonia ed entrambi i testi utilizzano<br />
la tecnica musicale per spiegare i processi che avvengono nel corpo. Il termine symphonia occorre<br />
soltanto in questo trattato pseudo-ippocratico e il termine harmonia ha sette occorrenze nel Corpus<br />
hippocraticum, di cui ben quattro nel Regime. A partire da queste convergenze possiamo proporre un<br />
parallelo tra questi due testi e ipotizzare il senso del discorso di Erissimaco.<br />
Nel Simposio, dopo aver citato liberamente Eraclito (B 51), commentandone l’assurdità<br />
dell’affermazione, Erissimaco interpreta in questo modo il senso del pensiero del filosofo di Efeso:<br />
Ma forse voleva dire questo, cioè che da elementi prima discordi (διαφεροµένων), l’acuto e il grave,<br />
dopo che questi si sono accordati (ὁµολογησάντων) per opera della tecnica musicale, nasce in seguito<br />
l’armonia, perché certamente dal grave e dall’acuto ancora discordi non potrebbe nascere armonia,<br />
dato che l’armonia è consonanza (συµφωνία) e la consonanza è un certo tipo di accordo (ὁµολογία<br />
τις) – e che un accordo (ὁµολογία) risulti da elementi discordi, finché discordano, è impossibile, come<br />
è impossibile, d’altra parte, armonizzare ciò che è discorde e non si accorda (διαφερόµενον δὲ αὖ καὶ<br />
µὴ ὁµολογοῦν ἀδύνατον ἁρµόσαι) (Symp. 187a8-b7; tr. Cambiano) 8 .<br />
L’interpretazione del pensiero eracliteo, chiaramente piegata da Platone ai fini del discorso di<br />
Erissimaco, serve a far passare una serie di assimilazioni le quali tendono a mostrare che in realtà ogni<br />
operazione che la medicina e il medico possono realizzare si risolve nell’accordo, nella homologia,<br />
termine, quest’ultimo, non neutro per la dialettica platonica. È indicativo, inoltre, il fatto che si accosti<br />
il concetto di homologia a quello di harmonia (con l’uso del verbo corradicale harmosai). Se il<br />
dialegesthai individua nella homologia un concetto molto preciso, ovvero l’accordo che arriva alla<br />
fine di un dialogo condotto correttamente, in cui si giunge a una posizione condivisa dagli<br />
interlocutori, il concetto di harmonia indica qualcosa di più ampio e che può essere utilizzato in<br />
diversi contesti. Questo concetto può infatti indicare un patto stipulato tra uomini, i legamenti della<br />
zattera di Odisseo, un accordo musicale, o anche un legame costitutivo di un holon. Con<br />
l’accostamento dei due concetti di homologia e di harmonia Platone allarga il campo semantico del<br />
concetto di homologia e lo rende estendibile a quelle realtà che non si pongono primariamente in un<br />
orizzonte dialogico.<br />
Nel Regime il ricorso alla musica viene usato nel medesimo spirito: la musica serve a<br />
mostrare e a spiegare i processi di mutamento, di agglomerazione e di disgregazione delle particelle<br />
che non possono essere colti dall’esperienza sensibile:<br />
Una volta che [queste particelle] hanno cambiato luogo e che hanno trovato una corretta armonia che<br />
ha rapporti musicali secondo le tre consonanze, la quarta, la quinta e l’ottava, esse vivono e<br />
aumentano grazie agli stessi alimenti di cui fruivano precedentemente; ma se esse non trovano<br />
l’armonia, se cioè i suoni gravi non sono consonanti con quelli acuti nel primo intervallo o nel<br />
secondo o nell’ottava, mancando uno solo di essi, tutto l’accordo è senza effetto. 9<br />
Il passo appena citato si riferisce ai processi che investono il corpo umano, oggetto di trattazione<br />
specifica a partire dal capitolo VII del primo libro del Regime. Non penso possa essere casuale il<br />
richiamo alla musica e ai concetti di harmonia e di symphonia nel discorso di Erissimaco, sia se<br />
pensiamo a un’influenza diretta dell’uno sull’altro sia se pensiamo a una matrice comune, a un<br />
immaginario comune della riflessione medica e fisica del cosmo e dell’uomo.<br />
Del resto, quanto occorre sottolineare dell’ampiezza della spiegazione fornita da Erissimaco è<br />
il fatto che essa riesce a mettere in connessione il microcosmo col macrocosmo, anche in relazione<br />
alle realtà fisiche esterne all’uomo: è il caso dell’alternarsi delle stagioni dell’anno e della costituzione<br />
di ognuna di esse (ἡ τῶν ὡρῶν τοῦ ἐνιαυτοῦ σύστασις). Infatti anche qui compare il lessico della<br />
tecnica musicale:<br />
8 Symp. 187a8-b7«ἀλλὰ ἴσως τόδε ἐβούλετο λέγειν, ὅτι ἐκ διαφεροµένων πρότερον τοῦ ὀξέος καὶ βαρέος, ἔπειτα ὕστερον<br />
ὁµολογησάντων γέγονεν ὑπὸ τῆς µουσικῆς τέχνης. οὐ γὰρ δήπου ἐκ διαφεροµένων γε ἔτι τοῦ ὀξέος καὶ βαρέος ἁρµονία ἂν<br />
εἴη· ἡ γὰρ ἁρµονία συµφωνία ἐστίν, συµφωνία δὲ ὁµολογία τις – ὁµολογίαν δὲ ἐκ διαφεροµένων, ἕως ἂν διαφέρωνται,<br />
ἀδύνατον εἶναι· διαφερόµενον δὲ αὖ καὶ µὴ ὁµολογοῦν ἀδύνατον ἁρµόσαι».<br />
9 De vict. I, VIII, Joly, CMG, p. 132, 6-10: « χώρην δὲ ἀµείψαντα καὶ τυχόντα ἁρµονίης ὀρθῆς ἐχούσης συµφωνίας τρεῖς,<br />
συλλαβήν, διʼ ὀξέων, διὰ πασέων, ζώει καὶ αὔξεται τοῖσιν αὐτοῖσιν, οἵσί περ καὶ πρόσθεν· ἢν δὲ µὴ τύχῃ τῆς ἁρµονίης, µηδὲ<br />
σύµφωνα τὰ βαρέα τοῖσιν ὀξέσι γένηται ἐν τῇ πρώτῃ συµφωνίῃ ἢ τῇ δευτέρῃ ἢ τῇ διὰ παντὸς, ἑνὸς ἀπογενοµένου πᾶς ὁ<br />
τόνος µάταιος»<br />
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