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Margherita Erbì<br />
gli errori evidenti che restano non corretti e per lo più si tratta di sviste o dimenticanze. È plausibile<br />
che siano esito di banalizzazioni che, non compromettendo il senso, erano trascurate dal correttore.<br />
Come emerge dalle considerazioni fin qui sviluppate, non c’è dubbio che il P.Oxy. 843 vergato sul<br />
recto di un rotolo di buona qualità con una grafia ordinata e corretta, caratterizzato dalla presenza di<br />
punteggiatura, accenti, spiriti e segni critici, sottoposto alla revisione attenta e scrupolosa di un<br />
correttore, segno palese di uno spiccato interesse esegetico doveva essere destinato ad uno studioso.<br />
È plausibile che il nostro testo sia stato allestito presso uno degli scriptoria o delle biblioteche<br />
presenti ad Ossirinco, la città definita a partire dal III secolo d.C. λαµπρὰ καὶ λαµπροτάτη, illustre e<br />
celeberrima, ma senza dubbio importante anche nei secoli precedenti. Numerosi sono i documenti che<br />
per il II secolo d.C. descrivono Ossirinco come una città dotta che aveva contatti con la vita culturale<br />
di Alessandria e con le correnti culturali più vive. È proprio ad Ossirinco nel II secolo d.C. che<br />
collochiamo con certezza l’attività di Arpocrazione, l’autore del noto lessico sui dieci oratori, e<br />
l’attività di altri eruditi, dei quali è possibile in alcuni casi definire addirittura l’identità e gli interessi.<br />
All’impegno di studiosi ed eruditi sui testi della letteratura greca bisogna forse ricondurre la presenza<br />
ad Ossirinco di moltissimi rotoli con testi letterari. Certo frutto della loro esegesi sui testi sono le tante<br />
opere erudite conservateci dai papiri. Intenso ad Ossirinco era dunque anche il lavoro degli scribi, le<br />
mani di alcuni dei quali, grazie alle importanti quantità di rotoli rinvenuti, è stato possibile riconoscere<br />
in più di un manoscritto.<br />
Questo il milieu culturale nel quale il nostro papiro è stato allestito. Dunque l’attività di studio<br />
del dotto destinatario del nostro rotolo è da immaginare in relazione ai circoli di intellettuali che<br />
animavano la vita culturale della Ossirinco del II secolo d.C. E questo certo non desta stupore. Infatti<br />
la gran parte dei papiri con i testi di Platone provengono da Ossirinco e sono databili al II o al III<br />
secolo d.C. Si tratta di 53 in tutto. Tra i quali spiccano i 6 del Fedone, i 6 del Politico e i 4 delle Leggi<br />
i 4 con l’Alcibiade I, i 3 del Teeteto e i 3 del Lachete. Nella gran parte dei casi sono, proprio come il<br />
nostro testo del Simposio, ben scritti, mai gravemente scorretti, con segni di punteggiatura, segni<br />
diacritici e varianti marginali o interlineari, brevi note. Dunque manoscritti destinati a lettori dotti e<br />
allestiti con scrupolosa cura in vista di uno studio più approfondito del testo e non della sola lettura.<br />
La circolazione dei dialoghi di Platone ad Ossirinco in quei secoli è provata inoltre da un frammento<br />
proveniente da Ossirinco con un elenco di titoli e di nomi: il PSILur inv. 19662. L’elenco è scritto sul<br />
verso di una lista di terreni: si tratta di una sola colonna di scrittura priva della parte iniziale e di<br />
quella finale. Il primo titolo dell’elenco è il Simposio, nel rigo successivo si legge διάλογοι seguito<br />
dal numerale κ, 20. Di seguito nelle altre 22 righe uno dopo l’altro sono elencati titoli di dialoghi di<br />
Platone. E forse il nome di Platone compariva all’inizio di questo elenco. Alcuni di questi titoli<br />
ricorrono più volte, il Filebo, l’Alcibiade, il Protagora, alcuni sono multipli, l’Ippia deve riferirsi sia<br />
all’Ippia maggiore e all’Ippia minore, alcuni sono posti in alternativa, Alcibiade o Liside e altri non<br />
corrispondono nessuna delle opere di Platone. Separate da una paragraphos seguono prima un elenco<br />
di quattro titoli di opere di Senofonte, poi la successione dei nomi di Omero, Menandro, Euripide ed<br />
Aristofane, tutti seguiti dalla sequenza ὅσα εὑρίσκεται, letteralmente, “quanti si trovano”, forse si<br />
intendono i libri disponibili sul mercato. Il papiro è stato interpretato variamente dalla critica: ora<br />
come un inventario di titoli di opere presenti in una collezione di libri forse presenti in una biblioteca<br />
o una lista di desiderata, cioè un elenco di libri che si intendeva acquistare, o da un librario o per uno<br />
scriptorium. In ogni caso l’elenco documenta per il III secolo d.C. la presenza ad Ossirinco di questi<br />
libri o la possibilità di recuperarli. E tra questi non sfugge la presenza del Simposio, un dialogo per il<br />
quale, dunque, dobbiamo forse immaginare una diffusione più ampia di quella che l’unico papiro<br />
rinvenuto, POxy 843, sembra suggerire. Ma c’è di più.<br />
Come ho detto il POxy 843 venne rinvenuto durante la V campagna di scavo iniziata nel<br />
dicembre del 1905, insieme ad altri undici rotoli con testi letterari, in quello che Grenfell e Hunt 5 nella<br />
cronaca dello scavo hanno definito un basketful of broken literary papyrus rolls. Un ritrovamento<br />
senza alcun dubbio di portata eccezionale. Oltre al rotolo con il Simposio: POxy 841 con Pindaro,<br />
Peani II, POxy 842 con le Elleniche di Ossirinco, POxy 844 con Isocrate, Panegirico, POxy 852 con<br />
Euripide, Ipsipile, POxy 853 con un Commentario a Tucidide II, POxy 1012 con un testo di<br />
erudizione, POxy 1364 con Antifonte Sofistail Περὶ ἀληθείας, POxy 1376 con Tucidide VII, POxy<br />
1606 con Lisia, con brani in particolare da Contro Ippoterse, e Contro Teomnesto, ma soprattutto<br />
POxy 1016 e POxy 1017, i noti papiri che conservano parti del Fedro. Forse, come suggerisce parte<br />
della critica, si tratta di una vera e propria collezione di libri, presumibilmente appartenuta alla<br />
biblioteca di un erudito di Ossirinco del III secolo d.C. Una collezione certo che prova un prevalente,<br />
5 B.P. Grenfell, A. S. Hunt, Egypt Exploration Fund: Archeological Report 15 (1905-1906), 8-16.<br />
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