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Gli eroi e la natura demonica di Amore:<br />
Proclo interprete di Symp. 201e-204b<br />
Piera De Piano<br />
Riempire la distanza in maniera tale che il tutto risulti collegato con se stesso: questo uno dei poteri<br />
riconosciuto da Diotima a ciò che sta ἐν µέσῳ, ad Eros demone di Symp. 202e6-7. È a partire da<br />
questa annotazione che vorrei guardare, in questo breve contributo, a chi, all’interno della scuola<br />
platonica, fa dell’elemento intermedio un criterio ontologico ed ermeneutico di capitale importanza<br />
nella descrizione e comprensione del reale, tanto da fissare nei demoni «τὰ κέντρα τῆς τοῦ παντὸς<br />
διακοσµήσεως», i cardini dell’ordinamento cosmico 1 .<br />
È la Teologia Platonica il luogo in cui Proclo fornisce, dichiarando di apprenderla<br />
direttamente dai dialoghi platonici 2 , questa esposizione della struttura del reale, una struttura che si<br />
organizza in numerosi e diversificati livelli ontologici 3 . Ciascuno di questi livelli nei quali si viene<br />
progressivamente ad individuare l’assoluta semplicità principiale è presidiato da un dio e così la<br />
struttura metafisica diventa una struttura teologica: questo il senso dell’opera somma del filosofo<br />
tardo neoplatonico. Siamo nel sesto libro del capolavoro procliano. Dopo aver presentato le<br />
primissime enadi, poi le divinità di livello intelligibile e, quindi nell’ordine, quelle intelligibiliintellettive,<br />
quelle intellettive e demiurgiche, infine quelle introduttive alla dimensione psichica,<br />
ovvero le divinità ipercosmiche e quelle, ancora una volta intermedie, ipercosmiche-encosmiche,<br />
Proclo avrebbe dovuto parlare del genere ἐγκόσµιον degli dèi, celebrato solo in maniera cursoria<br />
(σποράδην) da Platone 4 , genere caratterizzato a sua volta da un’ulteriore suddivisione che vede<br />
animare di angeli, demoni ed eroi la processione dell’universo sensibile da quello intelligibile 5 . In<br />
realtà non lo farà, se non, anche lui, in maniera sporadica, forse perché non riesce a completare la sua<br />
trattazione o forse perché nel suo progetto di delineare gli ordinamenti divini che governano a livello<br />
originario e universale il tutto non rientra in maniera specifica la descrizione di quelle entità semidivine<br />
ormai già fuori dall’intelligibile. Del Simposio, dialogo dove figura un demone celebre, non è<br />
sopravvissuto, come si sa, alcun commento neoplatonico 6 . Il mio interesse si concentra pertanto, in<br />
questa occasione, sulla presenza demonica, e in particolare di Eros δαίµων µέγας, nell’In Cratylum, su<br />
quelle pagine degli scoli procliani in cui il discorso sul linguaggio s’intreccia con il discorso sulla<br />
poesia e sull’amore.<br />
Il punto d’inizio dell’esegesi procliana è l’indagine etimologica dei termini δαίµων ed ἥρως<br />
(demone ed eroe) proposta da Socrate nel suo dialogo con Ermogene (Crat. 397e-398d).<br />
Ricorrendo alla fonte esiodea che faceva dei demoni una stirpe aurea, ctonia e custode<br />
dell’umanità 7 , Socrate suggerisce di trovare la giustificazione razionale di tale immagine poetica nella<br />
1 Procl. In Alc. 69, 12-13 ed. Segonds.<br />
2 Il dialogo da cui è possibile dedurre la dottrina teologica, dal principio fino agli ultimi enti, è il Parmenide, in cui vengono<br />
presentati, secondo la lettura procliana, i generi divini a partire dalla primissima causa e nella loro reciproca connessione:<br />
Theol. Plat. I, 7, p. 31, 14-16 ed. Saffrey - Westerink. È da questa prospettiva che la filosofia platonica diventa una<br />
mistagogia, così come ci viene presentata anche da Marino nella Vita Procli (cap. 13 ed. Saffrey - Segonds), una iniziazione<br />
ai grandi misteri cui si accede attraverso lo studio di alcune opere propedeutiche (i pitagorici Versi d’oro, il Manuale di<br />
Epitteto, gli scritti di Aristotele introdotti dall’Isagoge porfiriana) come se fossero dei sacrifici preparatori ad una vita<br />
filosofica che è esercizio spirituale. In Theol. Plat. I, 1, pp. 5, 16 – 6, 15 e I, 5 pp. 24, 12 – 25, 2, Proclo presenta Platone<br />
come un sacerdote attraverso il quale si è rivelata la somma verità divina ad anime iniziate e la sua è detta essere una mistica<br />
dottrina di contenuto divino (περὶ θεῶν µυσταγωγία).<br />
3 Sulla divinizzazione e la gerarchizzazione dell’intelligibile nella Teologia Platonica, cfr. Abbate 2008, pp. 11-16, 107-11.<br />
Sulla struttura gerarchica dell’intero sistema metafisico procliano ancora fondamentale è lo studio di Beierwaltes 1965.<br />
4 Sulla nozione di ‘intermediario’ nei dialoghi platonici è imprescindibile la monografia di Souilhé 1919. Più recentemente si<br />
vedano Friedländer 1954, I, pp. 34-62; Robin 1964, per un approfondimento più specifico sulla natura demonica di amore;<br />
Motte 1989 e Alt 2000, pp. 223-230. Sulla demonologia in ambito neoplatonico ricchissimo è il recente volume di Timotin<br />
2012, che indaga sugli sviluppi che tutte le figure demoniche dei dialoghi platonici subiscono dall’Accademia antica fino al<br />
tardo neoplatonismo.<br />
5 «Tutti quanti gli dèi, in effetti, sono sovrani e governanti nell’universo, e a danzare intorno a loro ci sono molti ordini di<br />
angeli, molte serie di demoni, molte schiere di eroi, gran masse di anime particolari, multiformi generi di viventi mortali, ed<br />
infine variegate tipologie di piante»: Procl. Theol. Plat. VI, 4, p. 24, 2-7. La traduzione è di Abbate 2005.<br />
6 Il Simposio è certamente un dialogo inserito nel curriculum neoplatonico e, nell’ordine di lettura stabilitosi con Giamblico,<br />
è posto insieme col Fedro quasi alla fine del cursus, preparando l’allievo, con la descrizione della risalita dell’anima al bello<br />
intelligibile e da questo al Principio Primo, su questioni teologiche poi affrontate nel Timeo e nel Parmenide: cfr. An. Prol.<br />
26, 31-32 ed. Westerink. Secondo Ermia nel Simposio Platone avrebbe definito l’essenza e la potenza di Eros, nel Fedro,<br />
invece, la sua attività: In Phaedr. 12, 15-25 ed. Couvreur. Sul canone dei dialoghi e l’ordine con cui essi vengono proposti<br />
nella scuola platonica fondamentale è lo studio di Festugière 1969, in particolare, sul Simposio e il Fedro, pp. 284 e 290-292.<br />
7 Hes. Op. 121-123.