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Symposium - AIC

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Lucia Palpacelli<br />

sembra procedere, come si è visto, per successive correzioni e puntualizzazioni.<br />

Rispetto a questo particolare modus scribendi, di cui qui si è dato appena un esempio, credo<br />

che esso sia spiegabile rintracciando un fine ultimo presente nel Simposio, come in tutti i dialoghi<br />

platonici, cioè quello di invitare il lettore a fare filosofia.<br />

Nell’intreccio di voci di Pausania, Aristofane e Socrate, è stato possibile verificare, infatti,<br />

come Platone dissemini nel testo, “affidandoli” ai diversi personaggi, elementi e motivi che egli<br />

condivide e trova utili per la ricerca che si sta compiendo, anche se li pone in uno sfondo impreciso e<br />

non sempre corretto, per poi indicare al lettore come correggere alcune affermazioni o in quale luce<br />

esse assumano una prospettiva utile.<br />

Un tale modo di procedere si giustifica, in ultima analisi, alla luce di una prospettiva educativoprotrettica:<br />

«Il dato distintivo dei dialoghi è che l’Autore, per ragioni eminentemente educative, ha<br />

“inventato” e sviluppato una particolare tecnica di scrittura… Platone è convinto che la filosofia non<br />

si apprende, ma si fa, per cui il maestro deve essere colui che aiuta il soggetto a compiere il suo<br />

percorso euristico che è insieme vitale e intellettuale. Pertanto lo scrittore, se vuole essere filosofo,<br />

deve “spingere” il lettore a “fare filosofia”, non dando “soluzioni” ma indicando i problemi e le vie<br />

che portano alla soluzione degli stessi» 19 .<br />

Ecco perché Platone dissemina “indizi” lungo il percorso che sta tracciando per arrivare a<br />

definire Eros, servendosi di tutte le voci, ma, allo stesso tempo, stando sempre attento ad indicare al<br />

lettore le posizioni deboli e gli errori.<br />

Letteratura critica citata e utilizzata<br />

Allen R. E., The dialogue of Plato, The <strong>Symposium</strong>, volume II, translated with comment by R. E.<br />

Allen, Yale University Press, New Haven and London 1991.<br />

Cappelletti G., Simposio e Fedro. Variazioni strutturali del discorso d’amore, in La struttura del<br />

dialogo platonico, a cura di G. Casertano, Loffredo Editore, Napoli 2000, pp. 253-261.<br />

Dover K. J., Plato, <strong>Symposium</strong>, Cambridge University Press, Cambridge 1980.<br />

Halperin D. M., Platonic Eros and what men call love, «Ancient Philosophy», 5 (1985), pp. 161-204.<br />

Kahn C. H., Plato and the Socratic Dialogue, Cambridge University Press, 1996; traduzione italiana,<br />

Platone e il dialogo socratico. L’uso filosofico di una forma letteraria, Vita e Pensiero, Milano 2008.<br />

Migliori M., Tra Polifonia e puzzle. Esempi di rilettura del “gioco” filosofico di Platone, in La<br />

struttura del dialogo platonico, a cura di G. Casertano, Loffredo Editore, Napoli 2000, pp. 171-212.<br />

Migliori M., Come scrive Platone. Esempi di una scrittura a carattere “protrettico”, «Annali della<br />

facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Macerata», 37 (2004), pp. 249-277.<br />

Napolitano Valditara L. M., Platone e le ‘ragioni’ dell’immagine. Percorsi filosofici e deviazioni tra<br />

metafore e miti, Vita e pensiero, Milano 2007.<br />

Napolitano Valditara L. M., Il sé, l’altro l’intero. Rileggendo i dialoghi di Platone, Mimesis, Milano-<br />

Udine 2010.<br />

Radice R.-Bombacigno R., Plato. Lexicon. Con CD-ROM, Biblia, Milano 2003.<br />

questa può avere come tale un senso non irrilevante, ammesso… che in qualche modo tutti i personaggi dei dialoghi<br />

contribuiscano, in modo critico, cioè quantomeno perché propongono ipotesi da discutersi e superarsi alla costruzione della<br />

stessa filosofia dialettica di Platone; egli andrebbe dunque in qualche modo “riconosciuto in tutti i suoi personaggi” » (L. M. Napolititano Valditara, Platone…, p. 105).<br />

Migliori (Tra Polifonia e puzzle. Esempi di rilettura del “gioco” filosofico di Platone, in La struttura del dialogo platonico, a<br />

cura di G. Casertano, Loffredo Editore, Napoli 2000, pp. 171-212, p. 189), su questa linea, richiama l’attenzione sull’<br />

“architettura” dei dialoghi di Platone: «Il primo frutto dell’intreccio tra grande letteratura e grande filosofia, che avviene nel<br />

solo Platone, è che i suoi dialoghi hanno una struttura “architettonica” che è molto rilevante sia sul piano estetico sia per i<br />

fini argomentativi che l’Autore si propone». Rowe (Simposio…, p. 10) sottolinea che « Tutti i dialoghi sono “fictions”,<br />

anche l’Apologia lo è in larga misura, e credo che questo aspetto del corpus sia stato per troppo tempo trascurato... Ciò che<br />

dobbiamo chiederci, a mio avviso, in ciascun punto del dialogo è: perché Platone fa parlare così questo personaggio, adesso,<br />

in questa parte del dialogo? Perché questo accadimento avviene proprio qui? E come contribuisce al senso generale del<br />

dialogo? E qual è questo senso?».<br />

19 M. Migliori, Come scrive Platone. Esempi di una scrittura a carattere “protrettico”, «Annali della facoltà di Lettere e<br />

Filosofia dell’Università di Macerata», 37 (2004), pp. 249-277, p. 250.<br />

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