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Symposium - AIC

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Cristina Rossitto<br />

κακόν ἐστιν ἢ οὔτε ἀγαθόν ἐστιν οὔτε κακόν ἐστιν." καὶ τῶν λοιπῶν φιλοσόφων χωρὶς<br />

ἀποδείξεως τὴν τοιαύτην διαίρεσιν προσιεµένων αὐτὸς ἐδόκει καὶ ἀπόδειξιν<br />

συµπαραλαµβάνειν. "εἰ γὰρ ἔστι τι κεχωρισµένον πρᾶγµα τῶν ἀγαθῶν καὶ κακῶν καὶ<br />

τῶν µήτε ἀγαθῶν µήτε κακῶν, ἐκεῖνο ἤτοι ἀγαθόν ἐστιν ἢ οὐκ ἔστιν ἀγαθόν. καὶ εἰ µὲν<br />

ἤτοι ἀγαθόν ἐστιν ἢ οὐκ ἔστιν ἀγαθόν. καὶ εἰ µὲν ἀγαθόν ἐστιν, ἓν τῶν τριῶν γενήσεται·<br />

εἰ δ’ οὐκ ἔστιν ἀγαθόν, ἤτοι κακόν ἐστιν ἢ οὔτε κακόν ἐστιν οὔτε ἀγαθόν ἐστιν· εἰ δὲ<br />

κακόν ἐστιν, ἓν τῶν τριῶν ὑπάρξει, εἰ δὲ οὔτε ἀγαθόν ἐστιν οὔτε κακόν ἐστι, πάλιν ἓν<br />

τῶν τριῶν καταστήσεται. πᾶν ἄρα τὸ ὂν ἤτοι ἀγαθόν ἐστιν ἢ κακόν ἐστιν ἢ οὔτε ἀγαθόν<br />

ἐστιν οὔτε κακόν ἐστιν".<br />

Tutti quei filosofi che sembra abbiano compiuto trattazioni metodiche e piú chiaramente<br />

fra tutti gli Accademici antichi, i Peripatetici e inoltre gli Stoici, sogliono dividere la<br />

materia dicendo che delle cose che sono alcune sono buone, altre cattive, altre intermedie<br />

fra queste, e queste ultime le chiamano indifferenti. Ma Senocrate, in forma piú tipica di<br />

tutti gli altri e valendosi della forma singolare, diceva: "Tutto cio che è, è buono, oppure<br />

è cattivo oppure non è né buono né cattivo". E mentre tutti gli altri filosofi adottavano<br />

questa suddivisione senza addurre alcuna dimostrazione, sembra che egli si sia adoperato<br />

a darne anche una dimostrazione: "se vi è qualcosa che sia diverso da ciò ch’è buono, sia<br />

da ciò ch’è cattivo, sia da ciò che non è né l’uno né l’altro, questo è però sempre o buono<br />

o non buono; e se è buono ricade in uno dei tre casi considerati; se non è buono, o è<br />

cattivo o è fra quelle cose che non sono né l’uno né l’altro; ma se è cattivo ricade in uno<br />

dei tre casi, e lo stesso se non è né buono né cattivo. Dunque ogni cosa non può non<br />

essere o buona, o cattiva, o né buona né cattiva". 10<br />

Comunque stiano le cose, si può procedere ora al confronto tra le informazioni ottenute a proposito<br />

dell'intermedio, anzi, di ciò che non è nessuno dei due contrari, dal passo del Gorgia e la<br />

caratterizazione di Eros come intermedio nel <strong>Symposium</strong>. Sembra chiaro che nessuna delle tre coppie<br />

di contrari addotte nel <strong>Symposium</strong> ha un intermedio (né sapienza né ignoranza, cioè retta opinione, né<br />

bello né brutto, né buono né cattivo) nel secondo significato distinto nel Gorgia, ossia come ciò che<br />

non avrebbe nulla a che fare con entrambi i contrari di cui è intermedio. Ché anzi lo scopo di Platone<br />

è proprio quello di mostrare come Eros "sia" un vero e proprio intermedio tra i contrari.<br />

Né il fatto che Platone mantenga, proprio per Eros, la negazione dei contrari per indicare la sua<br />

intermedietà, deve indurre in sospetto. Evidentemente era questa una consuetudine nell'Accademia<br />

antica, che ancora Aristotele, nelle Categorie, sembra quasi ritenere bisognosa di giustificazione:<br />

ἐπ’ ἐνίων µὲν οὖν ὀνόµατα κεῖται τοῖς ἀνὰ µέσον, οἷον λευκοῦ καὶ µέλανος τὸ φαιὸν καὶ<br />

ὠχρόν· ἐπ’ ἐνίων δὲ ὀνόµατι µὲν οὐκ εὔπορον τὸ ἀνὰ µέσον ἀποδοῦναι, τῇ δὲ ἑκατέρου<br />

τῶν ἄκρων ἀποφάσει τὸ ἀνὰ µέσον ὁρίζεται, οἷον τὸ οὔτε ἀγαθὸν οὔτε κακὸν καὶ οὔτε<br />

δίκαιον οὔτε ἄδικον.<br />

In alcuni casi questi termini intermedi hanno un nome, come tra il bianco e il nero il<br />

grigio e il giallo, ma in altri casi non è facile contrassegnare i termini intermedi con un<br />

nome, ma questi vengono definiti mediante la negazione di ciascuno degli estremi, come<br />

il né buono né cattivo e il né giusto né ingiusto. 11<br />

A tale proposito valga altresì notare che uno degli esempi di intermedio "senza nome" qui addotti da<br />

Aristotele è proprio quello interno alla coppia buono-cattivo.<br />

Non rimane che mettere a confronto l'altro significato di ciò che non è né l'uno né l'altro dei due<br />

contrari, ossia quello indicante l'intermedio in senso positivo. In effetti, tra quanto affermato nel<br />

Gorgia - e nella divisione - e quanto risulta dal <strong>Symposium</strong> sembra esserci una differenza. Nel primo<br />

caso, infatti, l'intermedio è ciò che è nessuno dei due contrari nel senso che ha a che fare a volte con<br />

l'uno e a volte con l'altro; nel secondo, invece, l'intermedio è ciò che è nessuno dei due contrari nel<br />

senso che è in qualche modo entrambi i contrari. Se infatti consideriamo gli esempi, la passeggiata è<br />

intermedio fra bene e male perché a volte fa bene e a volte fa male, mentre non è così per la retta<br />

opinione, in quanto di questa non si può dire che è intermedia fra sapienza e ignoranza perché a volte<br />

è sapienza e a volte è ignoranza. Anzi, la retta opinione è intermedia fra sapienza e ignoranza proprio<br />

10<br />

Xenocr. fr. 231 Isnardi1 = Sext. Emp. Adv. Eth. 3-6 (trad. it. di M. Isnardi Parente, in Senocrate-Ermodoro, Frammenti,<br />

Napoli 1982, pp. 243-244).<br />

11<br />

Aristot. Cat. 10, 12 a 20-25 (trad. it. di D. Pesce, in Aristotele, Le categorie, Padova 1967, p. 95).<br />

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