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Symposium - AIC

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Arianna Fermani<br />

sembrò loro essere un debole… e non avere il coraggio di morire per amore» (ἕνεκα τοῦ ἔρωτος<br />

ἀποθνῄσκειν) come ebbe Alcesti… Per questo motivo gli diedero un castigo e lo fecero morire<br />

(ἐποίησαν τὸν θάνατον) per mano di donne… E non lo trattennero certo come Achille, figlio di Teti, a<br />

cui attribuirono onori e lo mandarono alle Isole dei Beati. Infatti Achille, pur avendo saputo dalla<br />

madre che, se avesse ucciso Ettore, sarebbe morto (ἀποθανοῖτο) e che, se non avesse fatto questo,<br />

sarebbe tornato a casa e sarebbe morto (τελευτήσοι) vecchio, ebbe il coraggio di scegliere, porgendo<br />

soccorso al suo amante Patroclo e vendicandolo, non solo di morire per lui (ὑπεραποθανεῖν) ma di<br />

morire per lui già morto (ἐπαποθανεῖν τετελευτηκότι)» 12 .<br />

Il discorso di Fedro contiene, dunque, una cospicua serie di riferimenti alla morte e al morire. Il vero<br />

amante, dice Fedro, è colui che è disposto a morire per il proprio amato, come fece Alcesti, sebbene<br />

fosse una donna, o come fece Achille, che addirittura fu disposto a morire per un amato già morto.<br />

Egli, infatti, «non solo morì per Patroclo ma anche dopo Patroclo» 13 . Sul fronte opposto c’è chi, come<br />

Orfeo, non ha la forza di dare la propria vita per la propria amata. Egli non ha abbastanza coraggio 14 e<br />

quindi non riesce a dominare la paura e, nello specifico, la paura della morte. In questo senso, come<br />

viene detto esplicitamente, egli, pur essendo un uomo, è più debole di Alcesti. Ma a chi non è disposto<br />

a morire per amore non resta che o essere ucciso per mano altrui (o addirittura, come si legge, per<br />

«mano di donne», 179 D 8, come capitò, appunto, ad Orfeo), o terminare i propri giorni arrivando al<br />

termine della propria esistenza 15 morendo da vecchio ma in modo ignobile (prospettiva che Achille<br />

non fu disposto ad accettare).<br />

Tale discorso, dunque, che apre la serie di riferimenti al tema del θάνατος all’interno del dialogo,<br />

oltre ad avere una serie di limiti evidenziati dalla critica 16 , è dichiarato sbagliato dallo stesso Platone.<br />

In 208 D 7-8, infatti, Diotima, riprendendo le figure ricordate nel discorso di Fedro, puntualizza che la<br />

vera ragione per cui Alcesti e Achille sono morti per il proprio amato è quella di ottenere «la virtù<br />

immortale» e «la fama gloriosa». D’altra parte l’erroneità del discorso di Fedro non toglie, come ha<br />

giustamente osservato Reale 17 , l’importanza di questo, come di tutti gli altri personaggi, all’interno<br />

dell’economia complessiva del dialogo. «Il giudizio negativo che molti hanno dato del contenuto del<br />

discorso è dovuto al fatto che non hanno compreso il personaggio che lo pronuncia… e hanno<br />

frainteso il preciso ruolo della maschera con cui inizia il complesso gioco drammaturgico» 18 .<br />

Resta comunque il fatto che ci troviamo di fronte a vari scenari di “amore” e di “morte”, che nel<br />

discorso di Fedro vengono presentati in modo certamente inadeguato, ma che testimoniano la forza e<br />

il valore dell’eros, visto che gli dèi arrivano a punire chi non è disposto a morire per amore 19 . Un<br />

morire per amore che, in realtà, non ha nulla a che fare con l’ideale cristiano del sacrificio e<br />

dell’amore supremo che consiste nel morire gratuitamente per l’altro 20 , ma che è finalizzato<br />

all’acquisizione di una forma di immortalità: quella che deriva dalla fama e dalla gloria 21 . Come ha<br />

giustamente sottolineato Reale 22 , infatti, «costoro… non avrebbero fatto ciò che hanno fatto “se essi<br />

non fossero stati convinti che della loro virtù sarebbe rimasta immortale la memoria” [Simposio 208<br />

D]. Essi hanno accettato di sacrificare la vita “per la virtù immortale e per la fama gloriosa”, e dunque<br />

per amore dell’immortalità».<br />

12 Platone, Simposio 179 B 4-180 A 2. La traduzione di riferimento è quella di G. Reale, in Platone, Simposio, 1993.<br />

13 Rowe, Il Simposio di Platone, p. 25, n. 24.<br />

14 Sul fatto che l’amore implichi coraggio cfr. Simposio 196 C 8-D4: «E per coraggio, poi, neppure Ares gli si può opporre.<br />

Infatti non è Ares che possiede Eros, ma Eros che possiede Ares… E chi possiede è più forte di chi è posseduto; e chi<br />

domina colui che ha il maggior coraggio rispetto agli altri, risulta essere il più coraggioso di tutti».<br />

15 Il verbo usato in questo caso è, significativamente, τελευτάω che significa sì “morire” ma nel senso di “portare a termine<br />

la vita”, “compiere”, “finire”.<br />

16 «Fedro sta applicando la sua regola generale che “solo coloro che amano sono pronti a morire per altri”, ma con risultati<br />

particolarmente strani» (Rowe, Il Simposio di Platone, p. 25). La stranezza starebbe, in questo caso, nel fatto che, come<br />

sottolinea sempre Rowe, «solo gli amanti muoiono per altri; Alcesti muore per suo marito; pertanto deve necessariamente<br />

essere un’amante» (Ivi, n. 23).<br />

17 Eros. Demone mediatore, pp. 54 ss.<br />

18 Reale, Demone mediatore, p. 55.<br />

19 In questo senso l’eros risulta essere più forte della philia: «l’esempio di Alcesti, che per amore dello sposo fu pronta a<br />

morire al suo posto, a differenza del padre e della madre, dimostra che l’eros è più forte dell’amore familiare (filia). Gli dei<br />

la rispettarono, mentre punirono invece Orfeo che non fu ugualmente disposto a morire per Euridice» (Santas, Platone e<br />

Freud, p. 31).<br />

20 «L’Agape cristiana costituisce un vertice di amore donativo in senso assoluto, mentre l’Eros della morte per l’altro di cui<br />

parla Platone è un amore acquisitivo e non donativo» (Reale, Eros demone mediatore, p. 195).<br />

21 Non a caso, come sottolinea Jaeger, Paideia, p. 997 a proposito del discorso di Fedro: «motivo fondamentale del suo<br />

discorso è l’aspetto che si può dire politico di Eros. È lui che desta negli uomini il desiderio di onore, lui che genera l’areté,<br />

senza di che, non può esistere né amicizia, né società né stato».<br />

22 Reale, Eros. Demone mediatore, p. 195.<br />

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