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Lettori antichi di Platone: il caso del Simposio (POxy 843)<br />
Margherita Erbì<br />
“Contaminazione, diffusione trasversale, o orizzontale di lezioni vi fu di certo, ma essa appartiene già<br />
al periodo antico della storia del testo, non soltanto alla tradizione medievale”.<br />
In sintesi questo è, per usare le parole di Giorgio Pasquali, il contributo dato alla ricostruzione<br />
della storia del testo di Platone dai papiri. La tradizione papiracea, infatti, prova che i codici bizantini<br />
continuano, almeno in parte, vari esemplari antichi risalenti ad edizioni antiche, forse già prealessandrine<br />
1 . Dunque per Pasquali tutt’altro che marginale è stato nella ricostruzione delle fasi più<br />
antiche della storia del testo di Platone il ruolo avuto dalla tradizione papiracea, che negli anni in cui<br />
veniva alla luce la Storia della tradizione e critica del testo, consisteva in soli 23 esemplari, quelli cioè<br />
registrati nei noti elenchi di Oldfather 2 . Da allora nuove acquisizioni hanno incrementato il numero<br />
dei papiri che conservano i dialoghi: 82 sono i papiri editi nel 1999 nel Corpus dei Papiri Filosofici.<br />
96 sono i papiri che oggi compaiono nel MartensPack3 on line, il Database del Centre de<br />
Documentation de Papyrologie Littéraire aggiornato a maggio 2013. Questi i papiri secondo le<br />
tetralogie: 1 con l’Eutifrone, 1 con l’Apologia, 1 con il Critone, 10 con il Fedone, 2 con il Cratilo, 4<br />
con il Teeteto, 1 con il Sofista, 7 con il Politico, 2 con il Parmenide, 2 con il Filebo, 1 con il Simposio,<br />
7 con il Fedro, 3 con l’Alcibiade I, 2 con l’Alcibiade II, 1 con i Rivali, 1 con il Teage, 2 con il<br />
Carmide, 5 con il Lachete, 1 con il Liside, 2 con l’Eutidemo, 1 con il Protagora, 5 con il Gorgia, 2 con<br />
il Menone, 1 con l’Ippia Maggiore, 13 con la Repubblica, 1 con il Timeo, 1 con il Minosse, 9 con le<br />
Leggi, 1 con l’Epistola II, 1 con l’Epistola VII. A questi si aggiungono 5 papiri che conservano<br />
Commentari ai dialoghi: 1 al Fedone, 1 al Teeteto, 1 al Politico, 1 al Fedro e 1 all’Alcibiade I. I più<br />
antichi di questi papiri risalgono al III secolo a.C.: PPetr I 5-8 che conserva il Fedone, PPetr I 50 con<br />
il Lachete e PHib 2.228 che conserva il frammento del Sofista, ma anche PLG Carlini 29+P.Monac<br />
2.21 che restituiscono il commento filosofico al testo del Fedone. Il papiro più recente, PAnt 2.68, un<br />
papiro con il Teeteto, è datato al V-VI d.C. Il gruppo più consistente è costituito dagli 81 papiri di età<br />
imperiale, datati tra il II e III secolo d.C.: si tratta dunque della gran parte dei papiri di Platone a noi<br />
noti, il confronto dei quali con la tradizione medievale si è rivelato, come ha dimostrato Antonio<br />
Carlini 3 , assai fruttuoso. Incolmabile è almeno fino a oggi, purtroppo, il vuoto dal III secolo a.C. al II<br />
secolo d.C.<br />
È ben comprensibile come un così significativo numero di papiri che appartengono a epoche tanto<br />
diverse tra loro non potesse che indurre la critica a interrogarsi sulla storia più antica del testo e sui<br />
diversi stati attraverso i quali le opere di Platone dall’antichità sono giunte a noi. I papiri più antichi,<br />
quelli di epoca tolemaica, presentano un testo spesso divergente da quello dei codici, talvolta<br />
rivelandosi superiore ai codici, talvolta presentando corruttele e varianti inferiori. Le convergenze con<br />
la tradizione medievale confermano per lo più l’antichità di lezioni prima attestate da singoli codici o<br />
da famiglie di codici e suggeriscono che il numero delle varianti esistenti già un secolo dopo la morte<br />
di Platone doveva essere piuttosto ampio. I papiri platonici di età imperiale presentano un testo molto<br />
più uniforme con un numero di varianti ridotto rispetto alla tradizione medievale: poche sono le<br />
varianti notevoli, per lo più i papiri confermano le lezioni dei codici. Una situazione che si spiega,<br />
ricorrendo, pur con la necessaria cautela, all’ipotesi di un’edizione autorevole che abbia imposto una<br />
sua autorità sulle altre. Un’edizione alla quale risalirebbero, in ultima analisi, sia i codici, sia i papiri<br />
di età imperiale nonché i testimoni medievali. Dunque i papiri, al di là della bontà della tradizione che<br />
testimoniano, consentono, in molti casi, il recupero di correnti testuali, magari secondarie, ma pur<br />
sempre presenti nell’antichità. Per tutto ciò si rivelano assai importanti per la storia del testo di<br />
Platone, in particolare per ripercorrere i diversi stadi del testo. Ma non c’è dubbio che i papiri offrano<br />
anche indizi utili per ricostruire la fruizione del testo di Platone nell’antichità. In proposito è ben noto<br />
che per Platone i papiri provano soprattutto una fruizione alta: si tratta infatti nella stragrande<br />
maggioranza dei casi di rotoli realizzati per studiosi. Dunque, il numero dei papiri prova una buona<br />
diffusione, la tipologia dei rotoli prova la fruizione alta.<br />
Dei 96 papiri di Platone giunti a noi solo il POxy 843 conserva il testo del Simposio. Dunque<br />
un unico papiro, ma un papiro che, come vedremo, molti dati offre sul suo allestimento e sulla sua<br />
1 Pasquali G., Storia della tradizione e critica del testo, Firenze 1952 2 .<br />
2 Oldfather C.H., Greek Literary texts from Graeco-Roman Egypt, Madison 1923.<br />
3 Carlini A., Studi sulla tradizione antica e medievale del Fedone, Roma 1972.