30.09.2013 Views

Symposium - AIC

Symposium - AIC

Symposium - AIC

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Onoma e holon in Symp. 204e-206a: che cosa nomina il nome “eros”<br />

ABSTRACT<br />

Francesco Aronadio<br />

Sarà preso in esame il passo 204e-206a, tematizzando la funzione argomentativa e il valore<br />

concettuale attribuiti alla riflessione sul nome eros.<br />

La pagina platonica appare di primo acchito caratterizzata, sotto diversi profili, da una certa<br />

ambivalenza. In primo luogo, si noterà come, da un lato, il nome appaia fuorviante, mentre, dall’altro,<br />

sia proprio la considerazione del nome a instradare verso l’esito dell’argomentazione (e cioè che<br />

l’oggetto dell’eros è il permanente possesso del bene).<br />

Diotima, infatti, afferma che si dà una discrepanza fra il vero significato del nome eros e il<br />

suo uso corrente: eros designa in realtà uno holon (il desiderio di possedere ta agatha), benché sia<br />

solitamente riferito solo a una sua parte (il desiderio a sfondo sessuale). Le modalità del rapido<br />

argomentare di Diotima (che peraltro si radicano nella concezione referenzialistica del nome quale<br />

emerge dal Cratilo) riservano allo holon, come oggetto intenzionato dal nome indipendentemente<br />

dalle restrizioni nell’uso, un ruolo guida ai fini della comprensione dell’eros.<br />

Ci si potrà, allora, chiedere quale rapporto sussista fra questo holon e le sue parti, sia sul piano<br />

del nome (la complessiva area semantica di eros vs le sue accezioni ristrette) sia sul piano del<br />

nominato (to agathon vs altri specifici oggetti di eros). Ne emerge un altro fattore di ambivalenza:<br />

l’interpretazione dominante, facendo leva sull’uso di koinon in 205a (l’eros nella sua accezione ampia<br />

è koinon a tutti gli uomini), propende per configurare tale rapporto come una relazione fra universale<br />

e particolari, fra un genere e le sue specie. Ma il prosieguo dell’argomentazione sembra andare in una<br />

direzione diversa, come traspare dall’affermazione di Diotima, la quale, benché abbia appena<br />

richiamato l’attenzione sullo holon che il nome eros nomina, nega che eros aspiri a uno holon tranne<br />

che non si trovi a essere agathon: il che induce a ripensare i rapporti concettuali fra le nozioni di<br />

holon, koinon e agathon.<br />

Alla luce di ciò si mirerà a mostrare come la riflessione sul nome eros presentata da Diotima<br />

non costituisca solo un espediente retorico, ma assolva anche una funzione argomentativa essenziale<br />

ai fini del rinvenimento di: 1) due differenti accezioni dello holon, l’una accolta da Platone (valenza<br />

strutturale e identitaria), l’altra respinta proprio perché imperniata sulla relazione genere-specie<br />

(carattere compositivo e connotati finanche fisicistici dello holon); 2) un’accezione del koinon per cui<br />

esso designa non una generalità, ma la determinazione essenziale di una realtà ontologicamente<br />

individua; 3) una analogia, se non un isomorfismo, fra la dinamica linguistica del nome eros, nel suo<br />

essere intenzionato al suo referente, e della natura propria dell’eros, nel suo essere aspirazione verso<br />

un suo oggetto intenzionale; 4) un’anticipazione implicita della successiva caratterizzazione dell’eros<br />

come tensione al bello in sé.<br />

La riflessione sul nome eros assolve pertanto non solo la funzione di estendere ad un’area più<br />

ampia la valenza dell’eros, ma anche quella di prospettare un’articolazione interna di tale area nella<br />

quale si delinei una dinamica verticale da un’accezione corrente e fuorviante a un’accezione autentica<br />

e paradigmatica, corrispondente alla dinamica verticale dal bello empirico al bello in sé.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!