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Diotima, o dell’Uno come Bene.<br />
Claudia Luchetti<br />
καὶ λέγεται µέν γέ τις, ἔφη, λόγος, ὡς οἳ ἂν τὸ ἥµισυ ἑαυτῶν ζητῶσιν, οὗτοι ἐρῶσιν· ὁ δ' ἐµὸς λόγος<br />
οὔτε ἡµίσεός φησιν εἶναι τὸν ἔρωτα οὔτε ὅλου, ἐὰν µὴ τυγχάνῃ γέ που, ὦ ἑταῖρε, ἀγαθὸν ὄν…<br />
Symposion, 205d10-e3<br />
Nel discorso di Socrate, Diotima, alla proposta di definizione di Eros data da Aristofane, τοῦ ὅλου οὖν<br />
τῇ ἐπιθυµία καὶ διώξει ἔρως ὄνοµα (192e10-193a1), risponde con un’alternativa chiarissima: Amore<br />
non è in primo luogo Amore dell’Uno, concetto che nella sua polisemia può esprimere sia l’unità della<br />
parte che del tutto, ma del Bene in quanto tale. La tensione verso l’Uno, dominante nel discorso di<br />
Aristofane, va dunque corretta e riletta come conseguenza del suo essere Bene, e non viceversa.<br />
Una prova straordinaria della priorità dell’ἀγαθόν sullo ἕν si evince dal percorso erotico che<br />
conduce al Bene, partendo da una più adeguata definizione di Eros come Amore del Bene e del suo<br />
eterno possesso, ovvero dell’Immortalità (204d1 sgg.), e culminante nell’epifania della Bellezza.<br />
La metodologia dialettica adottata nella descrizione dell’ascesi psichica che procede per i<br />
diversi gradi dei misteri erotici, presenta delle particolarità a cui è indispensabile almeno accennare:<br />
Platone ci ha abituati, dall’Eutifrone (6c-e), attraverso la Repubblica (libro V 476b-d, 479c-e) ed il<br />
Fedro (249b-c, 266b-c), sino al Filebo (12b-15c), solo per fare pochi esempi, a considerare come<br />
prima operazione della Dialettica (cfr. Soph. 253c-e) il passaggio, parafrasando il Fedro, ‘da una<br />
molteplicità sensibile ad un’Unità articolata con, ed apprensibile dal ragionamento’. Nel Simposio<br />
siamo di fronte ad un impiego della συναγωγή e delle sue varianti estremamente più complesso, e<br />
questo sotto un duplice aspetto:<br />
1) Innanzitutto abbiamo un’interazione palese e strutturale fra Unità e Molteplicità: senza<br />
mettere in discussione la chiara organizzazione piramidale e gerarchica dei vari gradi di<br />
manifestazione del Bello, osserviamo che il punto di partenza di questa elevazione non sono τὰ πολλὰ<br />
καλὰ, come ci si potrebbe aspettare, bensì un singolo sensibile ritenuto bello (210a4-8). Per evitare il<br />
possibile errore di identificazione di questo tipo di unità puramente apparente, con il vero ‘Uno’ che è<br />
il τέλος di tutto il percorso, la συναγωγή sembra venire applicata, per così dire, al contrario,<br />
introducendo solo in un secondo momento una molteplicità sensibile che permetta, per contrasto, di<br />
individuarvi un’Unità ontologicamente superiore in quanto di tipo non più fenomenico. L’effetto più<br />
immediato dell’utilizzo ripetuto di questo metodo, è la produzione di quelle combinazioni possibili di<br />
Unità e Molteplicità, che anticipano in modo puntuale la descrizione, esplicitata nel Sofista, di tutte le<br />
operazioni della διαλεκτικὴ ἐπιστήµη (cfr. 253d1-253e2). Ne consegue anche che, giunti al livello<br />
della Bellezza della singola ψυχή e delle molte ψυχαί, la dinamica erotico-dialettica continuerà a<br />
svolgersi in ambito esclusivamente intelligibile (210b6 sgg.).<br />
2) In secondo luogo, possiamo apprezzare la presenza, quasi nascosta, del ben noto contraltare<br />
dialettico di questo procedere per livelli di Unificazione sempre più articolati e profondi: la via della<br />
διαίρεσις. Quella riconduzione ad unità svolta in apparenza all’inverso, che fa da mediatore fra<br />
un’unità di ordine inferiore e l’infinita molteplicità che potrebbe seguirle immediatamente, rendendo,<br />
come nel caso della fissazione erotica sull’unità apparente di partenza, anche qui, impossibile il<br />
riconoscimento di quel tratto Identico ed Uno (ἕν τε καὶ ταὐτόν, 210b3), necessario al raggiungimento<br />
del livello ontologico successivo, è in realtà il metodo dicotomico: ἀπὸ ἑνὸς ἐπὶ δύο καὶ ἀπὸ δυοῖν ἐπὶ<br />
πάντα τὰ καλὰ σώµατα, 211c3-4. Se ne può concludere che συναγωγή e διαίρεσις, pur non ricorrendo<br />
come termini tecnici, agiscono sullo sfondo dell’elevazione erotica in modo sinergico ed<br />
indissolubile.<br />
Perché, anche solo partendo da queste poche premesse, è possibile sia sostenere che la<br />
prospettiva di Diotima è agatologica, che stabilirne la supremazia su quella henologica avanzata da<br />
Aristofane nel suo discorso? Perché il sentiero iniziatico che conduce alla contemplazione del Bello<br />
passa attraverso un processo espansivo dall’Uno ai Molti, che colloca esplicitamente alcune<br />
Molteplicità (quella di tutti i corpi o quella delle Anime), ad un livello superiore a quello di alcune<br />
Unità (rispettivamente del singolo corpo o della singola Anima). Procedendo nella generalizzazione<br />
evidentemente queste Molteplicità vengono ulteriormente sintetizzate in Unità ancora superiori fino<br />
ad arrivare al τέλος. Le Unità sintetiche che di volta in volta vengono contemplate, si presentano<br />
perciò come Esseri Uni-molteplici, ovvero come delle Totalità o Interi, ὅλοι.<br />
Da un punto di vista ontologico dunque, l’Idea del Bello-Bene, pur essendo µονοειδές (211b1,<br />
e4), si presenta come l’antitesi più radicale di quel presunto atomismo monolitico ed a-dialettico sul<br />
quale Platone, secondo molte interpretazioni moderne, avrebbe impostato la sua teoria delle Idee, e<br />
che poi avrebbe abbandonato, del tutto o in parte, nei dialoghi tardi.<br />
In un’ottica metafisico-protologica, tornando al richiamo ad Aristofane di Diotima in 205d10-<br />
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