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La trasmissione imperfetta - fasopo

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120 CAPITOLO TERZO<br />

conoscenze viene trasferito da un individuo A ad un individuo B. I casi<br />

selezionati derivano sia dal contatto etnografico, sia dall‟analisi della<br />

letteratura. Il criterio di analisi seguirà il fluire della storia. Nonostante<br />

questo, una comparazione tra questi casi permetterà di rilevare differenze e<br />

similitudini tra sistemi di <strong>trasmissione</strong> delle conoscenze spesso compresenti<br />

nello stesso spazio sociale.<br />

<strong>La</strong> circoncisione, ad esempio, non è molto presente nella memoria<br />

degli abitanti di KwaMashabane. E‟ praticamente dimenticata. Tuttavia,<br />

duecento anni fa, rituali di circoncisione maschile erano diffusi in tutta<br />

l‟Africa meridionale. Attualmente molte società continuano a praticare<br />

rituali di questo tipo 122 . Nell‟area del KwaZulu tuttavia, molti imindeni<br />

hanno scelto di abolire questi rituali. Al fine di rintracciare una descrizione<br />

di come queste pratiche si svolgessero è stata considerata la letteratura<br />

riguardante i tembe e gli xhosa. In particolare, il missionario Junod ha<br />

descritto in modo esteso e dettagliato il rituale di circoncisione praticato da<br />

alcuni gruppi sotto l‟autorità del regno tembe. Queste descrizioni, in assenza<br />

di fonti dirette riguardanti la popolazione zulu e considerando l‟elevata<br />

continuità tra questi due popoli, sono un esempio di come questi complessi<br />

rituali venissero svolti all‟inizio dell‟Ottocento.<br />

<strong>La</strong> scuola di circoncisione era organizzata ogni quattro o cinque anni<br />

e tutti i ragazzi dai dieci ai sedici anni vi venivano inviati dai genitori<br />

(Junod, 1962: 74). Nella descrizione di Junod la reclusione degli<br />

iniziandi 123 , che costituisce la parte centrale del rito, è anche quella più<br />

significativa dal punto di vista della <strong>trasmissione</strong> delle conoscenze. Dopo la<br />

circoncisione, operazione attraverso la quale è eliminata la parte del corpo<br />

che rappresenta la precedente spregevole – come riporta Junod - condizione<br />

dell‟infanzia (Junod, 1962: 76), gli iniziandi devono affrontare una lunga<br />

reclusione. Caratteristiche di questa sono alcune dure prove a cui i giovani<br />

devono sottoporsi; tra queste troviamo le percosse, la sete, il freddo ed<br />

122 Due esempi sono le popolazioni Swazi e Xhosa. Le lingue da loro parlate sono<br />

fortemente contigue all‟isiZulu. In entrambe le popolazioni la circoncisione è molto diffusa.<br />

123 Junod adottò come chiave interpretativa del rituale la nota tripartizione proposta da Van<br />

Gennep. <strong>La</strong> reclusione è considerabile la fase liminare del rito, in cui l‟iniziando è escluso<br />

dal proprio gruppo sociale.

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