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La trasmissione imperfetta - fasopo

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178 CAPITOLO QUARTO<br />

temporale, dove predecessori e successori sono coloro che differiscono per<br />

quanto riguarda il tempo di permanenza nella società; quella relazionale<br />

relativa al coinvolgimento, dove compagni e contemporanei, sono coloro<br />

che rispettivamente interagiscono maggiormente con il singolo individuo.<br />

L‟utilizzo di tali categorie permette di collocare un individuo<br />

all‟interno di una rete di relazioni in divenire, che tenga in considerazione<br />

della natura transitoria della condizione giovanile. All‟interno di questa<br />

cornice è possibile analizzare la complessa rete di relazioni che alcuni<br />

giovani, intrattengono con coloro con cui convivono all‟interno dello stesso<br />

gruppo sociale. Non è scontato dire qui che i giovani divengono uomini: se<br />

le culture sono dinamiche e in continua trasformazione, anche alcuni confini<br />

interni, come la divisione tra adulti e giovani e di conseguenza la posizione<br />

del singolo individuo rispetto alla cultura, tendono a modificarsi più o meno<br />

velocemente. I giovani di un tempo lasceranno spazio, in breve, a nuovi<br />

giovani. Il tema dello scorrere del tempo, se per lo studio antropologico<br />

delle culture ha una sola dimensione, per lo studio dei giovani ne ha due:<br />

verticale, corrispondente allo scorrere cronologico del tempo e orizzontale,<br />

corrispondente alle relazioni intergenerazionali.<br />

Classificare, separandoli tra loro, giovani e bambini è quindi un<br />

problema epistemologico che implica sia la considerazione delle categorie<br />

usate emicamente, sia del tipo di relazione che si instaura tra etnografo e<br />

campo. Un risultato può essere considerato soddisfacente quando esse,<br />

seppur parzialmente, rivelano qualche coincidenza. L‟errore iniziale che ho<br />

compiuto era il considerare che i “giovani” fossero perfettamente<br />

individuabili, al di là della relazione che essi instauravano con me. <strong>La</strong><br />

letteratura etnografica ed in particolar modo quella africanistica,<br />

generalmente tende ad utilizzare categorie particolarmente rigide per<br />

individuare le fasi generazionali. Questo probabilmente deriva dallo studio<br />

di società strutturate da questo punto di vista, in cui i rituali di passaggio o<br />

le classi di età permettevano di individuare con precisione le soglie tra una<br />

fase e l‟altra della vita. A KwaMashabane, come è già stato dimostrato,<br />

questi apparati rituali sono quasi totalmente scomparsi 176 e con essi, una<br />

176 In modo analogo Kirkpatrick rileva l‟assenza di riti di passaggio tra i marchesani<br />

(Kirkpatrik, 1987). In questo caso è prioritario analizzare le interazioni e i processi di<br />

trasformazione personali necessari per raggiungere l‟età adulta.

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