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La trasmissione imperfetta - fasopo

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274 CAPITOLO QUINTO<br />

<strong>La</strong>sciando tra parentesi le interpretazione di impostazione<br />

psicanalitica, è interessante notare come l'insieme di dati che Lee descrive<br />

abbia una particolare rilevanza se incrociato con quanto emerge dall'analisi<br />

del contenuto degli audiovisivi prodotti a KwaMashabane. Mi sono già<br />

soffermato sul concetto di cultura, rintracciandone una definizione emica.<br />

Tutto ciò che è considerato come parte della cultura, è espressamente legato<br />

anche alle narrazioni che costruiscono il passato. Inoltre è anche stato<br />

dimostrato come solo gli oggetti appartenenti al reame della cultura,<br />

risultino socialmente accettati; quello che non ne fa parte sembra collocarsi<br />

in un ambiguo interstizio sul quale l'ombra della disapprovazione sociale si<br />

estende. Le rappresentazioni visive prodotte si adeguano anch'esse a questo<br />

criterio, sotto vari punti di vista. In primo luogo dal punto di vista<br />

contenutistico. <strong>La</strong> maggior parte delle immagini che fanno parte degli<br />

audiovisivi sono ascrivibili a ciò che viene definito normalmente come<br />

ambito della cultura. Dal punto di vista formale sembrano inoltre emergere<br />

dati che confermano questa tesi. <strong>La</strong> difficoltà, mostrata dai giovani, di<br />

avvicinarsi anche con l'ausilio di strumenti cinematografici come lo zoom,<br />

agli adulti sembra confermare una relazione di subordinazione. E' infatti<br />

segno di rispetto non guardare direttamente negli occhi qualcuno che è<br />

necessario rispettare. <strong>La</strong> rappresentazione sembra dunque essere legata ad<br />

oggetti che intrattengono una evidente continuità storica con il passato. Ciò<br />

che viene mostrato dai giovani è “la vita dei loro antenati”.<br />

Questo dato è inoltre ancora più interessante se confrontato con le<br />

discussioni finali svolte con i giovani. Ragionando su possibili sviluppi<br />

futuri del progetto video, lo sguardo dei partecipanti si rivolgeva agli ambiti<br />

urbani e la loro immaginazione sembrava dirigersi su soggetti assenti dal<br />

video realizzato. StG ad esempio, pensando al gangster movie, che<br />

dopotutto era il suo genere di film preferito, mi diceva che “forse dovremmo<br />

andare a girare queste cose in città. Lì ci sono cose che qui non ci sono”. E'<br />

interessante come il mondo urbano appaia fortemente contrapposto a quello<br />

rurale di KwaMashabane. In città è possibile trovare il “crimine e i<br />

gangster” mentre in area rurale - a casa - gli oggetti più importanti da<br />

rappresentare sono i guaritori e la vita familiare. Questa dicotomia, non<br />

realistica se ci si basa sull'osservazione delle loro vite, sembra essere invece

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