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La trasmissione imperfetta - fasopo

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RUOLO SOCIALE DEI GIOVANI 197<br />

L‟obiettivo di molti era infatti, oltre che conoscermi direttamente,<br />

soprattutto quello di sviluppare una relazione che potesse in futuro essere<br />

utile. Questo accadeva con la maggior parte delle persone con cui entravo<br />

in contatto. I bambini non ne erano capaci, rimanevano silenziosi e passivi. I<br />

giovani, o almeno quelli che io tendevo a considerare come tali, erano<br />

invece molto attivi ed intraprendenti.<br />

Discutendo di questo in prima persona con alcuni di loro ricevevo<br />

risposte piuttosto emblematiche. Trascorrere il tempo in mia presenza era un<br />

modo per guadagnare prestigio tra le persone locali, o almeno, tra i loro<br />

coetanei. In particolare, coloro che partecipavano a un laboratorio 191 che<br />

avevo organizzato a Mboza sembravano essere particolarmente consapevoli<br />

di questa nuova considerazione di cui i giovani impegnati a lavorare con “il<br />

bianco” godevano. Osservando la relazione tra alcuni insegnanti della<br />

secondary school e i giovani mi resi conto che questo tipo di relazione che<br />

sto descrivendo era piuttosto diffusa. SG., che era uno dei pochi insegnanti<br />

provenienti da KwaMashabane, tendeva a sviluppare relazioni molto<br />

particolari con i propri studenti. Le attività extrascolastiche che organizzava<br />

permettevano a molti studenti di entrare a far parte, sotto molti punti di<br />

vista, nel suo reticolo familiare. Essi spesso si fermavano alla sua casa per<br />

svolgere piccoli lavori, in cambio di qualche soldo, oppure di cibo. Queste<br />

transazioni si inquadrano, più che in una relazione insegnante-studente<br />

classica, in quel rapporto di hlonipha che sottende molta della vita sociale a<br />

KwaMashabane. SG., è generalmente percepito come un buon insegnante<br />

dagli studenti. Considerando anche che la mia vicinanza a lui non abbia<br />

permesso a molti di esprimere pareri negativi, è emblematico tuttavia come<br />

egli era descritto come “molto attivo” o “acuto, intelligente” 192 . <strong>La</strong> sua<br />

bravura come insegnante non veniva dunque giudicata in base alla<br />

competenza con cui insegnava la sua materia, quanto piuttosto dal modo con<br />

cui egli tentava di includere gli studenti in network sociali sempre più ampi:<br />

in primo luogo attraverso la frequentazione della sua casa e successivamente<br />

191 Un laboratorio in cui insegnavo a degli studenti a realizzare dei piccoli video. Per una<br />

descrizione dettagliata di questa esperienza si rimanda al capitolo quinto.<br />

192 Il riferimento qui è al termine “clever” o “hlakanipha” già analizzato nel capitolo<br />

precedente.

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