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La trasmissione imperfetta - fasopo

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UN‟ESPLORAZIONE DELL‟IMMAGINARIO 247<br />

implicitamente include un progetto di collaborazione tra antropologo e<br />

nativi: «Fare film di tale tipo richiede una cooperazione dei soggetti<br />

filmati» 226 (Worth, Adair, 1970: 10). Questa riflessione sarà eredità per la<br />

generazione successiva di studiosi.<br />

A partire dagli anni Settanta vari antropologi hanno costruito<br />

rapporti di lunga durata, con comunità locali. Gli esempi più noti sono le<br />

esperienze di Turner con i Kayapò del Brasile (Turner, 1992) e di Micheals<br />

(Micheals, Kelly, 1984) con le popolazioni aborigene dell'Australia. In<br />

questi lavori viene posto in primo piano il tema dell'esito della presenza<br />

dell'antropologo sul campo. Presenza non intesa qui come passiva, ma come<br />

un'attiva partecipazione alle vicende della popolazione che ospita lo<br />

studioso. Non più vincolati da una strumentalizzazione di matrice coloniale<br />

degli studi antropologici, questi etnologi riprendono in qualche modo la<br />

lezione di Evans-Pritchard. Egli per introdursi tra i Nuer e per guadagnarsi il<br />

loro riconoscimento acquistava bovini e assumeva il ruolo di allevatore<br />

(Evans-Pritchard, 1940). Gli etnologi visivi degli anni Settanta decidono<br />

anch'essi di agire all'interno delle società che studiano. Tuttavia la loro<br />

azione non finge l'assenza di diversità, rispetto alle reciproche competenze;<br />

l'azione proposta abbraccia le competenze specifiche degli antropologi,<br />

ovvero in questo caso l'utilizzo dell'audiovisivo, e viene rivolta alla<br />

collaborazione con i locali. Inoltre queste analisi sono andate a porre le basi<br />

per quell‟antropologia dei media che tutt‟oggi sta assumendo un ruolo<br />

considerevole nel dibattito antropologico (Gisburg, Abu-Lughod, <strong>La</strong>rkin,<br />

2002).<br />

In questo senso è possibile definire l'antropologo come un mediatore<br />

(Hedican, 1995), che attraverso la sua collaborazione con le comunità in cui<br />

lavora, oltre al raggiungimento di risultati scientifici, possa fungere da<br />

connessione tra universi sociali e culturali spesso lontani e talvolta ostili.<br />

Rappresentano bene il quadro teorico qui costruito le parole di Rouch:<br />

E‟ questo permanente “etno-dialogo” che mi sembra essere una delle<br />

più interessanti prospettive dei recenti progressi dell‟etnografia. <strong>La</strong><br />

conoscenza non è più un segreto rubato, divorato nei templi<br />

226 Traduzione mia da: «Making such films required the coopera-tion of the subjects being<br />

photographed»

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