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La trasmissione imperfetta - fasopo

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132 CAPITOLO TERZO<br />

Sicuramente questa pratica sta lentamente scomparendo. Canonici scriveva<br />

già all‟inizio degli anni Novanta: «Fu scioccante realizzare che la maggior<br />

parte dei miei studenti, tutti africani [neri] maturi, avessero pochissima o<br />

nessuna cognizione del cosa io stessi parlando» 137 (Canonici, 1993b: 265).<br />

Rispetto a KwaMashabane, è possibile affermare che ciò non sia realistico,<br />

nel senso che una consapevolezza di queste narrazioni è presente anche tra i<br />

giovani studenti della secondary school. Tuttavia il destino di questo corpus<br />

di narrativa orale nel futuro rimane incerto 138 , considerando che, sia tra le<br />

anziane, naturali depositarie di questa conoscenza, sia tra gli accademici, è<br />

diffuso il timore di una loro possibile scomparsa.<br />

Le izinganekwane sono, come la maggior parte delle narrazioni<br />

trasmesse oralmente, soggette alla creatività della performer. Essa dispone<br />

di un «numero di nuclei o clichés (ritornelli, proverbi, modi di dire) attorno<br />

ai quali vengono legati dei dettagli (personaggi, episodi), per formare<br />

un‟immagine-nucleo, di tipo narrativo» 139 (Canonici, 1996: 108). Durante la<br />

narrazione più nuclei narrativi vengono collegati l‟un l‟altro creando così<br />

racconti di lunga durata. Nonostante questa pratica di assemblaggio creativo<br />

sia piuttosto evidente, è interessante come invece venga mantenuta, per<br />

quanto riguarda il racconto dei singoli nuclei tematici, una certa fedeltà agli<br />

esempi riportati nelle antologie citate. Un esempio riguarda la formula di<br />

apertura: «Kwasukasukela», la cui traduzione approssimativa è «Lontano<br />

nel tempo avveniva»; anche la risposta del pubblico è riportata con fedeltà<br />

«Cosi cosi sampheka ngogozwana», la cui traduzione è «Cosi, cosi<br />

[esclamazione], allora la cuoceremo [la narratrice] in una piccola pentola»<br />

indicando il fatto che la narratrice è ormai chiusa in un strada senza uscita e<br />

137 Traduzione mia da: «I came to the shocking realization that the majority of my students,<br />

all mature African teachers. Had little or no idea of what I was taking about».<br />

138 E‟ interessante qui fare riferimento ai programmi scolastici. Se infatti, «The early<br />

schools readers prepared by missionaries contained both African and European folktales as<br />

simple means of socialization and education» (Canonici, 1993: 267). Come si vedrà nel<br />

quarto paragrafo di questo capitolo le riforme scolastiche varate successivamente al 1994<br />

tenderanno a aumentare il divario tra programmi scolastici e cultura “tradizionale”. Ancora<br />

una volta l‟epoca che inizia con la fine dell‟apartheid appare come una sfida che rimette in<br />

discussione molti oggetti culturali che prima non erano tema di dibattito.<br />

139 Traduzione mia da: «number of tale nuclei or core-clichés (refrains, proverbs, saying) to<br />

which a cluster of narrative details (characters, centrale episodes) are attached to form a<br />

core-image, or a basic tale».

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