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La trasmissione imperfetta - fasopo

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CONCLUSIONI 289<br />

studente è interessante notare come esso dagli adulti e dagli studenti stessi<br />

sia percepito come significativi. <strong>La</strong> scuola in questo senso è dunque<br />

considerabile come «il modello impoverito di un sistema che, non<br />

conoscendo altri fini se non quelli affidatigli dal sistema economico<br />

risponderebbe […] alla domanda tecnica di educazione» (Bourdieu,<br />

Passeron, 1970: 248). Se l‟imperativo sociale condiviso e quello della<br />

ricerca di un lavoro, la scuola è strutturata per agevolare tale percorso.<br />

Tuttavia questo percorso, per i giovani che concludono la scuola oggigiorno,<br />

conduce solo ad un vicolo cieco.<br />

Nonostante questa carenza, che rende il sistema scolastico descritto<br />

non pienamente funzionale, esso sembra essersi affermato come l‟ambito<br />

educativo per eccellenza. <strong>La</strong> scuola, nonostante nel passato coloniale essa<br />

sia stata, insieme all‟evangelizzazione, il più importante strumento di<br />

egemonia culturale, è oggigiorno percepita come un‟istituzione benevola. E‟<br />

dunque “naturale” che i giovani frequentino la scuola e se per quanto<br />

riguarda temi specifici le critiche contro di essa sono ampie, mai mi è<br />

capitato di sentire qualcuno che mettesse in discussione “l‟intero sistema”.<br />

Questo avviene per altri modelli di <strong>trasmissione</strong> delle conoscenze, come ad<br />

esempio le pratiche di iniziazione isangoma e non ci si stupisce che le<br />

narrazioni di izinganekwane siano in evidente declino. Quanto maggiore in<br />

un contesto è l‟interconnessione con oggetti e idee metatopiche, tanto più la<br />

scuola “diviene” il sistema educativo.<br />

Le imperfezioni del sistema descritto sono quelle che permettono la<br />

diffusione della categoria “giovane”, così come essa è stata costruita in<br />

questo lavoro. Quando la società è pienamente in grado di riprodurre se<br />

stessa, al di là di minime variazioni, i giovani non sembrano esistere. <strong>La</strong><br />

loro presenza sembra essere dunque il maggior indice di cambiamento<br />

sociale. <strong>La</strong> loro comparsa avviene generalmente in periodi di trasformazione<br />

piuttosto convulsa. Balandier sosteneva che il disordine e la mancata<br />

riproduzione culturale di un gruppo sono quei fattori che concorrono alla<br />

creazione di una categoria di individui - i maggiori recettori del<br />

cambiamento sociale - che vanno isolati in un interstizio sociale (Balandier,<br />

1974). Da qui la gioventù, una delle categorie liminali per eccellenza,<br />

emerge come un problema da gestire e sul quale riflettere. Se la categoria

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