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La trasmissione imperfetta - fasopo

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202 CAPITOLO QUARTO<br />

in una casa singola con giardino mi sentii rispondere un perentorio: «Allora<br />

la tua infanzia deve essere stata molto difficile!».<br />

Queste affermazioni, come in questo caso, perentorie e spiazzanti,<br />

spesso mi portavano a pensare all‟importanza di queste discussioni. Esse<br />

erano utili in primo luogo a tentare di decostruire l‟affermata immagine<br />

dell‟Occidente come un luogo da sogno, dove le difficoltà magicamente<br />

svaniscono. Inoltre questi discorsi sembravano esser utili a palesare la mia<br />

atipicità nella società di Mboza. Lentamente non ero più un adulto a cui era<br />

necessario portare molto rispetto ma qualcosa di più particolare e forse<br />

meno facilmente comprensibile. Una mescolanza tra un bambino che deve<br />

ancora imparare tutto e qualcuno che però probabilmente ha un forte potere<br />

economico. E questo rendeva anche più facile a loro spiegarmi i dettagli di<br />

ciò che facevano, come li si insegnerebbe ad un fratello minore. Alla<br />

narrazione del mio mondo si affiancavano sempre più i tentativi di<br />

comprendere meglio il loro. Questi processi invece non avvenivano quando<br />

ero in compagnia degli uomini adulti o dei giovani che da tempo ormai<br />

avevano terminato gli studi. Per quest‟ultimi ero un pari ed, in quanto tale,<br />

ero soggetto sotto molti punti di vista alle norme di comportamento tra loro<br />

diffuse.<br />

Il concetto di pari, sembra ben adattarsi al modo con cui si<br />

strutturano le relazioni sociali a Mboza. Esso mi è stato spiegato da DN. con<br />

una notevole facilità: “i pari sono quelli che possono mangiare nel tuo stesso<br />

piatto”. <strong>La</strong> relazione è dunque fondamentalmente basata su una reciprocità<br />

generalizzata, ovvero un insieme di transazioni finalizzate a reintegrare le<br />

differenze di ricchezza (Sahlins, 1972: 191). I miei pari o meglio, quelli di<br />

cui parzialmente sono divenuto un pari, erano giovani non sposati,<br />

anagraficamente in media tra i venticinque e i trentacinque anni, e che come<br />

me disponevano di una qualche risorsa economica. Essi erano coloro che<br />

effettivamente potevano mangiare dal mio piatto ed io dal loro. Quella che<br />

può sembrare un‟affermazione piuttosto simbolica si fonda tuttavia su una<br />

base fortemente materiale. Se tu disponi di risorse, di cui il cibo è il più<br />

basilare esempio, risulta difficile, spesso impossibile negarlo ai tuoi pari.<br />

Questa norma, che può far pensare ad una società idillicamente paritaria, è<br />

spesso vissuta con difficoltà ed invidie all‟interno di ristrette cerchie di

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