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La trasmissione imperfetta - fasopo

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LA TRASMISSIONE DELLE CONOSCENZE 129<br />

2. UN’ARCHEOLOGIA DELLA PERSONA MORALE<br />

ZULU<br />

A KwaMashabane, la lingua utilizzata comunemente è l‟isiZulu.<br />

L‟inglese è una lingua che viene studiata a scuola, ma generalmente è<br />

parlata solo da chi ha interessi specifici per il suo utilizzo, come ad esempio<br />

la migrazione verso i centri urbani. I giovani generalmente conoscono<br />

almeno in modo basilare l‟inglese, mentre invece andando avanti con l‟età<br />

le competenze diminuiscono notevolmente, specialmente tra le donne. <strong>La</strong><br />

mia conoscenza dell‟isizulu è stata spesso insufficiente per svolgere<br />

conversazioni con chi non avesse competenze in inglese. In genere dunque<br />

avvicinavo gli anziani e le donne con l‟aiuto di alcuni studenti del luogo.<br />

Tuttavia una basilare conoscenza dell‟isizulu, lingua che è considerabile il<br />

maggior veicolo del sistema socioculturale a cui ci riferiamo, mi ha<br />

permesso di rintracciare, nelle conversazioni e nelle interviste, terminologie<br />

o modi di dire che poi si sono rivelati particolarmente “densi” per l‟analisi<br />

antropologica.<br />

Uno di questi termini riguarda una caratteristica con cui un<br />

particolare tipo di uomini viene definito. Molte volte, discutendo con vari<br />

interlocutori, notai che uno degli aggettivi più usati per apprezzare l‟operato<br />

di una persona era clever, in inglese, hlakanipha, in isizulu. “He his very<br />

clever”, è un‟espressione traducibile con “lui è molto abile”, “astuto”,<br />

“intelligente”. Ricordo una conversazione durante la quale il mio<br />

interlocutore, un giovane uomo di circa venticinque anni, cercava di<br />

convincermi ad entrare in società con lui, per un qualche tipo di attività di<br />

commercializzazione di manufatti prodotti localmente. Egli diceva che era<br />

difficile per lui lavorare con altre persone locali, tra le quali tendeva poi a<br />

non essere presente alcuna disciplina. Mi riportava invece la sua esperienza<br />

di lavoratore migrante, durante la quale aveva lavorato per un uomo bianco<br />

a Durban. Definiva quell‟uomo come molto intelligente: “umlungu<br />

ngohlakanipha”, un uomo bianco dotato di “cleverness” per riportare ancora<br />

una volta i termini da lui usati. In altri casi, questa descrizione era usata per<br />

riferirsi a degli abitanti del luogo, che per un motivo o per l‟altro venivano<br />

considerati con rispetto, hlonipha.

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