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La trasmissione imperfetta - fasopo

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ANTROPOLOGIA DEI GIOVANI 23<br />

collocabile alla fine degli anni Cinquanta. Ariès, nella sua lettura della<br />

trasformazione del ruolo della famiglia europea nell‟Età Moderna, afferma<br />

che essa «si è estesa nella misura in cui si contraeva la socievolezza. Tutto si<br />

svolge come se la famiglia moderna si sostituisse alle vecchie relazioni<br />

sociali che vengono meno per consentire all‟uomo di sfuggire a una<br />

insostenibile solitudine morale» (Ariès, 1960: 481). Come si può osservare,<br />

Ariès considera la nascita della famiglia moderna un antidoto alla<br />

rarefazione di legami sociali, conseguenza diretta di una sempre più acuta<br />

scissione tra vita pubblica e vita privata. E‟ in questo processo che viene<br />

collocata l‟affermazione degli “infanti” e dei “giovani” come persone<br />

particolari. Particolarità che si delinea da un progressivo processo di<br />

differenziazione, che Ariés ci descrive attraverso l‟analisi della vita<br />

quotidiana.<br />

Nasce in questo modo una frontiera sociale che diventerà con il<br />

trascorrere dei secoli sempre più evidente. I giovani appaiono come<br />

un‟alterità culturale, nata in seguito al processo di differenziazione dagli<br />

adulti e sempre più distante da questi ultimi. <strong>La</strong> scuola è stata probabilmente<br />

lo strumento o l‟istituzione sociale più rilevante in questo processo. Sempre<br />

citando Ariès, «Dal Medioevo in poi si avvertono i germi di un‟evoluzione<br />

inversa che andrà a sfociare nel nostro attuale senso dell‟età, così<br />

differenziato» (Ariès, 1960: 175). L‟istituzione scolastica, attraverso la sua<br />

struttura, irrigidisce una separazione tra generazioni, imponendo la diversità<br />

dei giovani e degli infanti agli occhi degli adulti. L‟affermarsi della scuola<br />

non è tuttavia collocabile in un momento preciso. Tale processo inizia nel<br />

Medioevo e si protrae per tutta l‟Età Moderna e Contemporanea. Esso sarà<br />

dapprima fortemente selettivo, legato a discriminanti come l‟estrazione<br />

sociale e la ricchezza, poi sempre più esteso anche alle classi sociali meno<br />

abbienti.<br />

E‟ interessante notare come, dall‟analisi di Ariès si possa rilevare un<br />

tema che era già emerso nelle parole di Margaret Mead. Anche dall‟analisi<br />

storica delle rappresentazioni che descrivono giovani e infanti emerge la<br />

progressiva affermazione di questi come alterità. Secondo Ariès il processo<br />

storico che porta all‟affermazione dei “giovani” come una categoria di<br />

persone a sé stante nasce dall‟incrocio tra una sempre più forte<br />

differenziazione dei giovani rispetto agli adulti e la sempre maggiore

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