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La trasmissione imperfetta - fasopo

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236 CAPITOLO QUINTO<br />

rapporto tra colonizzatori e colonizzati è spesso stato letto, specialmente<br />

nell‟ambito degli studi postcoloniali, come esito della produzione e<br />

riconoscimento di immaginari fortemente contigui (Mbembe, 2000). In<br />

questo senso l‟opera del colonizzatore, era fondata su un‟immagine del<br />

“nativo” descritta attraverso i simboli del primitivo e dell‟ingenuo. A questo<br />

si legava dunque una concezione di potere fondato sul “comando” che allo<br />

stesso tempo era considerabile anche come l‟onere del colonizzatore<br />

(Mbembe, 2000: 47). Dal punto di vista del nativo assistiamo in questo<br />

senso ad un atto violento di imposizione di una rappresentazione veicolata<br />

attraverso un complesso sistema di narrazioni. L‟immaginario, in questo<br />

caso, appare dunque come un atto fondamentalmente coercitivo, che impone<br />

unilateralmente una singola narrazione, negando così definitivamente ogni<br />

possibilità di rielaborazione attiva da parte dell‟individuo.<br />

Il dibattito, anche all‟interno dell‟antropologia culturale, sembra<br />

dunque assumere connotazioni simili a quelle che si ritrovano in altri ambiti<br />

disciplinari. L‟ancoraggio al contesto che molta della ricerca antropologica<br />

ed etnologica comporta potrebbe tuttavia fornire dati importanti a questa<br />

riflessione. Ad esempio, prendendo come ipotesi di partenza quella proposta<br />

da Appadurai, l‟etnografia potrebbe proporsi di indagare quale ruolo assume<br />

la facoltà immaginativa in un determinato contesto e quali siano i simboli e<br />

le immagini che vengono prodotti ed utilizzati. E‟ da questa considerazione<br />

che si dipana il percorso di ricerca che sottende questo lavoro. <strong>La</strong> domanda<br />

principale a cui infatti si cercherà di fornire una risposta è quali relazioni<br />

instaurano i giovani di KwaMashabane con l‟immaginario che li investe e in<br />

che modo essi si confrontano con una sempre più evidente abbondanza di<br />

immagini, narrazioni e rappresentazioni.<br />

L‟immaginario appare un concetto utile per questa analisi, perché<br />

esso al contrario di quello che è considerabile come cultura, non è<br />

«patrimonio di una singola minoranza, mentre l‟aspetto interessante<br />

dell‟immaginario sociale è che viene condiviso da larghi gruppi di persone,<br />

se non dall‟intera società» (Taylor, 2004: 37). Esso è veicolato «in<br />

immagini, storie e leggende» (Taylor, 2004: 37). L‟immaginario è dunque<br />

pensabile come un archivio di immagini, simboli e narrazione a cui le<br />

persone possono liberamente attingere per descrivere e dare un “senso” alle<br />

proprie azioni quotidiane (Jedlowsky, 2008). Se la cultura può essere intesa

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