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La trasmissione imperfetta - fasopo

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86 CAPITOLO SECONDO<br />

L‟abbondanza di fonti storiche, archivistiche e bibliografiche, è enorme se<br />

confrontata a quelle relative ad altri contesti africani, ma ciò non basta a<br />

lenire la difficoltà con cui la storia è stata descritta dai miei interlocutori. I<br />

lunghi soggiorni a KwaMashabane mi hanno dato modo di riflettere<br />

ampiamente sul modo con cui le persone ricordavano e narravano il proprio<br />

passato. Un filo conduttore delle mie ricerche etnostoriche nell‟area è stato,<br />

come emerge dall‟intervista citata, proprio il confronto dei dati raccolti con<br />

le narrazioni fortemente standardizzate affermatesi nell‟immaginario, esito<br />

della diffusione delle ideologie politiche di varia natura. Se infatti molti<br />

ricordano la genealogia della famiglia dell‟inkosi, e l‟utilizzo<br />

dell‟isitakhazelo è comune, è emblematico come pochissimi raccontino fatti<br />

riguardanti la storia locale. Questo dato è rappresentativo di quelle strategie<br />

della memoria utilizzate dalle persone per rielaborare il proprio passato. Una<br />

seconda osservazione riguarda inoltre il mio ruolo sul campo. <strong>La</strong><br />

consapevolezza che la storia sia uno strumento politico, in un Sudafrica in<br />

cui l‟apartheid ha lasciato una traccia profonda, è diffusa. Un bianco, in un<br />

luogo in cui i bianchi storicamente non hanno mai risieduto, non è forse<br />

l‟interlocutore privilegiato per parlare di questi temi. Se moltissimi<br />

interlocutori hanno superato con il tempo il sospetto nei miei confronti, esso<br />

ha influenzato notevolmente il lavoro di ricerca e la costruzione delle<br />

relazioni.<br />

Gli “avvenimenti” riguardanti Mboza, seguendo le parole dei suoi<br />

abitanti, cominciano intorno alla fine degli anni Trenta, con l‟arrivo di una<br />

missione evangelica e la costruzione di un indlu, ovvero di una casa di<br />

canne intrecciate, da adibire a scuola. I dati emersi, riguardanti la storia<br />

locale in tempi antecedenti a questo momento, sono ascrivibili infatti alle<br />

vicende del regno KwaMashabane, di cui si è discusso nel paragrafo<br />

precedente. Una descrizione peculiare di Mboza comincia solo dal momento<br />

in cui è stata fondata la prima scuola. Essa prese il nome da Mboza Vilani,<br />

l‟induna allora in carica. Durante gli anni Trenta, in cui si svolgono le<br />

vicende narrate, il Sudafrica, o Unione Sudafricana come si chiamava allora,<br />

era nel pieno di un imponente sviluppo economico, prevalentemente legato<br />

alla crescita del prezzo dell‟oro sul mercato internazionale. <strong>La</strong> forma<br />

statuale era quella adottata all‟indomani della fine dei conflitti tra le colonie

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