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La trasmissione imperfetta - fasopo

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268 CAPITOLO QUINTO<br />

aiuta ad essere meno timida; ad esempio se devo dire qualcosa durante una<br />

cerimonia, ora mi sembra più facile”.<br />

Una prima parziale conclusione riguardante l‟effetto del video sulla<br />

vita dei partecipati al progetto sembra essere in continuità con quanto<br />

sostiene la letteratura riguardante il video collaborativo o partecipativo.<br />

Molto spesso infatti questo tipo di progettualità è ampiamente utilizzata da<br />

chi si occupa di sviluppare tra soggetti svantaggiati sotto qualche punto di<br />

vista, una libertà di espressione che permetta di dar seguito ad esigenze,<br />

bisogni o necessità. Questo in linea con una delle più importanti riflessioni<br />

pedagogiche riguardante il Novecento relativa all‟educazione delle categorie<br />

sociali maggiormente soggette ad oppressione strutturale. Il concetto di<br />

“paura della libertà” (Freire, 1970) infatti adeguatamente esprime quella<br />

condizione di “impossibilità di parlare” già rilevata più volte tra i giovani di<br />

KwaMashabane. L'utilizzo dell'audiovisivo sembra dunque dare degli<br />

stimoli per superare questa empasse che riguarda direttamente la categoria<br />

dei giovani. Tuttavia ancora non risulta chiaro in che modo avvenga questo<br />

processo.<br />

Per comprendere queste dinamiche è necessario analizzare più a<br />

fondo le peculiarità del medium audiovisivo. Come già descritto, esso<br />

incorpora la duplice proprietà di essere indessicale e metatopico. E'<br />

interessante notare ora come questi concetti abbiano trovato un evidente<br />

riscontro nelle discussioni intraprese con i partecipanti al progetto che è qui<br />

descritto. Ad esempio StG mi descriveva la particolarità del video<br />

utilizzando le seguenti parole: “quando mi hai ripreso ieri ero vicino alla<br />

clinica. Nel video la gente può realmente vedere che ero vicino alla clinica.<br />

Con altri mezzi perdi tutta la dimensione del contesto”. <strong>La</strong> peculiarità delle<br />

immagini in movimento era dunque per StG descritta attraverso la<br />

contiguità che esse mantengono con il luogo in cui sono state prodotte. Da<br />

questo deriva l'impressione particolarmente realistica dell'audiovisivo, se<br />

comparato ad altri media. Esso, legando un soggetto ad un contesto, diviene<br />

un garante dell'autenticità di quanto viene rappresentato. Se radio e giornali<br />

sono percepiti come media facilmente falsificabili, la televisione permette<br />

appunto di “vedere cose lontane” conservandone così l'autenticità e un certo<br />

realismo.

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