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La trasmissione imperfetta - fasopo

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CONCLUSIONI 283<br />

particolarmente delicati. Dal mio punto di vista ciò ha agevolato una<br />

riflessione più attiva sugli stimoli che proponevo ai giovani con cui entravo<br />

in contatto, soprattutto rispetto ad alcuni temi, per i quali inevitabilmente<br />

rappresentavo un riferimento importante.<br />

Il mio operato iniziale era infatti in linea con gli orientamenti<br />

pedagogici che sapevo essere riferimenti importanti in quei contesti di<br />

ricerca dove le “buone pratiche” educative da adottare in Sudafrica erano<br />

teorizzate. L‟uso dell‟audiovisivo poteva in questo senso diventare un<br />

mezzo di espressione per i giovani partecipanti al laboratorio (Freire, 1970).<br />

Le modalità con cui essi si sono appropriati di tale tecnologia tuttavia<br />

descrivono come questa sia stata utilizzata, non per esprimere un personale<br />

punto di vista – come la letteratura spesso suppone - ma per produrre<br />

qualcosa di culturalmente accettabile. <strong>La</strong> maggior parte delle immagini che<br />

affascinano maggiormente i giovani sono state escluse dalle<br />

rappresentazioni prodotte. Tutto questo si colloca in una precisa strategia<br />

finalizzata all‟ottenimento di un maggior riconoscimento sociale. Il processo<br />

di produzione di audiovisivi, che è un trasferimento di autorialità ai miei<br />

interlocutori, ha mostrato le loro strategie nel negoziare tra il sempre più<br />

ampio immaginario a loro disposizione e il sistema socioculturale nel quale<br />

vivono.<br />

Se nella teoria pedagogica uno degli obiettivi del video collaborativo<br />

è quello di stimolare l‟espressione di idee e opinioni personali, tra i giovani<br />

di KwaMashabane esso, benché parzialmente raggiunto, è sempre stato<br />

vissuto come controverso. Esso si opponeva in parte a quelle regole sociali,<br />

che i giovani avrebbero dovuto introiettare per diventare “adulti”. I giovani<br />

in qualche modo, rifiutando in massa la mia proposta di acquisire autorialità<br />

e di parlare in prima persona hanno mostrato come a volte “ciò che viene da<br />

fuori”, in linea con quanto prescrivono le locali regole del rispetto, può<br />

essere rifiutato. E‟ emblematico tuttavia come nella sudafricana “epoca<br />

delle libertà”, sociali, politiche e civili, attecchisca più facilmente la retorica<br />

neoliberistica del “far pubblicità a me stesso” piuttosto che quella<br />

dell‟aumentare la propria libertà di espressione. Il dilemma di chiunque<br />

intrattenga dei rapporti con i giovani a KwaMashabane – comune ad altri<br />

contesti interessati da forte mutamento sociale – sembra dunque essere<br />

quello di aumentare una distanza generazionale che sembra diventare

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