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le donne e il lavoro sognato. - Cestim

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invece, vive all’ombra dell’uomo, nel mondo della casa. Abbiamo visto però che anch’essa<br />

serve a veicolare una virtù dell’uomo : l’onore, Izzat, che travalica l’orizzonte fam<strong>il</strong>iare per<br />

rif<strong>le</strong>ttersi sull’intero campo socia<strong>le</strong>. Se la modestia è <strong>il</strong> corrispettivo della condizione<br />

femmini<strong>le</strong> in genera<strong>le</strong> nel mondo islamico, nel sub-continente indiano, dal Pakistan al<br />

Bangladesh, passando attraverso l’India, <strong>il</strong> corollario della modestia è <strong>il</strong> sistema del<br />

Purdah, termine di origine persiana, che possiamo tradurre con tenda, velo, schermo. Il<br />

purdah è una pratica che prevede la segregazione del<strong>le</strong> <strong>donne</strong> dalla pubblica<br />

osservazione, con l’ut<strong>il</strong>izzo di abiti che nascondono la donna dal capo ai piedi e con l’uso<br />

di alte mura, tende e schermi eretti all’interno della casa. Il purdah è adottato dai<br />

Musulmani e da molti Hindu, in gran parte del sub-continente indiano, ma trova una<br />

maggiore adesione nel<strong>le</strong> pianure del nord, tra gli Hindu di casta e<strong>le</strong>vata e tra i Musulmani<br />

in genera<strong>le</strong> e tra <strong>le</strong> loro famiglie più ricche in particolare. L’isolamento dei membri femmin<strong>il</strong>i<br />

dal<strong>le</strong> forme pubbliche di attività economica o <strong>il</strong> loro ritiro da queste forme di <strong>lavoro</strong>, quando<br />

ciò sia possibi<strong>le</strong>, sono dei mezzi importanti per segnalare lo status socia<strong>le</strong> all’interno di<br />

queste comunità. Nel periodo pre-islamico, <strong>il</strong> velo era indossato dal<strong>le</strong> <strong>donne</strong> arabe di<br />

classe superiore, al tempo degli Imperi Bizantino e Persiano, quando coprire <strong>il</strong> capo era<br />

considerato un simbolo di status. Sembra che la pratica della segregazione femmini<strong>le</strong><br />

fiorisse nell’antica Bab<strong>il</strong>onia, dove <strong>le</strong> <strong>donne</strong> potevano uscire di casa solo se velate e<br />

guidate da un maschio della famiglia. Anche diverse parti della casa erano separate, qua<strong>le</strong><br />

pratica dell’isolamento. Le <strong>donne</strong> Assire dell’antichità, dovevano rimanere in casa,<br />

nascoste dietro del<strong>le</strong> tende, in stanze dove regnavano l’oscurità ed una lieve brezza.<br />

Nel settimo secolo D.C., durante la conquista araba dell’attua<strong>le</strong> Iran, sembra che i<br />

Musulmani incorporassero la pratica del purdah nella loro religione. Ma in questo caso, si<br />

tratta più propriamente dell’Hijiab, perché come vedremo, <strong>il</strong> purdah non è semplicemente<br />

la pratica della segregazione femmini<strong>le</strong>, ma una sua particolare declinazione sud-asiatica.<br />

Sebbene <strong>il</strong> Corano non obblighi all’uso del velo per coprire <strong>il</strong> viso ed al purdah come viene<br />

praticato nel sub-continente indiano, incoraggiava <strong>le</strong> mogli del Profeta Maometto a coprirsi<br />

<strong>il</strong> capo, per evidenziare la loro separazione dal resto della comunità. Il Corano parla<br />

eventualmente di coprire <strong>il</strong> seno del<strong>le</strong> <strong>donne</strong>, non <strong>il</strong> capo o <strong>il</strong> viso. Col passare del tempo,<br />

<strong>le</strong> <strong>le</strong>ggi associate al purdah sono diventate sempre più severe. Durante <strong>il</strong> dominio<br />

britannico dell’India (che ricordiamo, comprendeva oltre all’attua<strong>le</strong> India, anche <strong>il</strong><br />

Pakistan,<strong>il</strong> Bangladesh e lo Sri Lanka), l’osservanza del purdah era molto diffusa tra i<br />

Musulmani, anche come modo per distinguersi dai dominatori ing<strong>le</strong>si. Nell’analisi di Na<strong>il</strong>a<br />

Kabeer (“The Power To Choose”, London, 2000), <strong>il</strong> concetto di purdah è importante per la<br />

sua associazione empirica con ragioni di disuguaglianza di genere e per i limiti reali che<br />

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