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le donne e il lavoro sognato. - Cestim

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interdipendente del Sé : se <strong>il</strong> mio Sé è definito dal<strong>le</strong> relazioni con gli altri membri del mio<br />

gruppo socia<strong>le</strong> di appartenenza, solo un mutuo riconoscimento col<strong>le</strong>ttivo può permettermi<br />

di definirmi in quanto membro di quel gruppo.<br />

Vediamo in questa cultura ancora esistenti degli e<strong>le</strong>menti di organizzazione socia<strong>le</strong> di tipo<br />

comunitario, nei termini definiti da Tonnies quando <strong>il</strong>lustrava l’opposizione tra<br />

Gemeinschaft (Comunità) e Gesellschaft (Società), ma vedremo anche come gli e<strong>le</strong>menti<br />

identitari di tipo comunitario siano spesso col<strong>le</strong>gati a relazioni basate su tipi di <strong>le</strong>altà<br />

primordiali, che spesso possono poi trasformarsi in ostacoli sia al processo di<br />

conservazione della cultura che a quello di integrazione con la cultura ospitante.<br />

4.4) – PRIMO INCONTRO CON L’ASSOCIAZIONE BASCO.<br />

L’appuntamento con Mokarrom è per <strong>le</strong> ore 10.30, <strong>il</strong> 29/08/2004, nella piazza centra<strong>le</strong> di<br />

Pieve di Soligo, dove in un edificio di proprietà comuna<strong>le</strong>, l’Associazione BASCO ha<br />

ottenuto dal Comune l’ut<strong>il</strong>izzo, in condivisione con altre associazioni, di una sala.<br />

Incontro Mokarrom, che mi avvisa che dobbiamo attendere un po’ prima di entrare nella<br />

sede dell’associazione. Mentre aspettiamo, gli mostro un articolo del “Corriere del Veneto”,<br />

l’inserto loca<strong>le</strong> del “Corriere della Sera”, che parla di una classe per l’insegnamento della<br />

lingua cinese, per bambini cinesi, che verrà istituita in una Scuola Materna di Castelfranco<br />

Veneto, grazie all’aiuto economico del Comune e dell’Associazione Cultura<strong>le</strong> Italia-Cina.<br />

Lui si dimostra molto interessato alla cosa. Alla fine, dopo circa una mezz’ora, possiamo<br />

entrare nella sede. All’interno, c’è una ventina di <strong>donne</strong> bangladesi, la gran parte giovani.<br />

Con loro c’è un operatore della Rete per l’Immigrazione, un Ente della Regione Veneto,<br />

con sede a Padova, che cerca di costruire un supporto istituziona<strong>le</strong> al<strong>le</strong> varie associazioni<br />

di immigrati presenti nel territorio regiona<strong>le</strong>. Sta’ facendo comp<strong>il</strong>are al<strong>le</strong> <strong>donne</strong> presenti un<br />

questionario sul loro livello di conoscenza della lingua italiana e sul tipo di relazioni che<br />

intrattengono con gli italiani e con <strong>le</strong> istituzioni locali. Quando l’operatore della Rete<br />

termina <strong>il</strong> suo <strong>lavoro</strong> e se ne va, Mokarrom mi presenta brevemente al<strong>le</strong> <strong>donne</strong> e mi invita<br />

a rivolgermi a loro. Io, in italiano, chiedo se preferiscono che mi esprima in italiano o in<br />

ing<strong>le</strong>se, che per molte di loro è sicuramente la seconda lingua, ma loro rispondono che<br />

preferiscono che mi rivolga a loro in italiano. La cosa mi stupisce un po’, visto che a<br />

quanto sembra non lo parlano molto bene, ma non posso che acconsentire. Mi presento<br />

come uno studente lavoratore che sta’ preparando una tesi di laurea sul<strong>le</strong> prob<strong>le</strong>matiche<br />

dell’integrazione di una comunità di immigrati, la loro. Espongo anche a loro <strong>le</strong> quattro<br />

tematiche che sono emerse nel corso della conversazione con Mokarrom :<br />

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