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le donne e il lavoro sognato. - Cestim

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aspetti culturali, identitari, del vissuto migratorio transnaziona<strong>le</strong>, mentre per altri autori, i<br />

due termini sono sinonimi.<br />

Li differenziamo qui solo per mettere in risalto questi due aspetti dell’esperienza<br />

transnaziona<strong>le</strong>, quello materia<strong>le</strong> e quello simbolico-cultura<strong>le</strong>. Secondo Vertovec, la<br />

diaspora è :<br />

a) – un tipo di coscienza, caratterizzato dalla tensione tra perdita e speranza, da una<br />

consapevo<strong>le</strong>zza di multi localizzazione;<br />

b) – un modo di produzione cultura<strong>le</strong>, caratterizzato dal flusso di oggetti culturali, da<br />

processi di creolizzazione, negoziazione e costante trasformazione dei significati culturali.<br />

A questo proposito, abbiamo visto come può trasformare <strong>il</strong> significato del <strong>lavoro</strong> femmini<strong>le</strong><br />

esterno in differenti localizzazioni diasporiche.<br />

L’ambito cultura<strong>le</strong> comunitario è inoltre l’ambito identitario, della costruzione dell’identità,<br />

del sé. Il termine identità tende ovviamente a travalicare i confini del sé individua<strong>le</strong> : in<br />

ambito sociologico ed antropologico, c’è un fluire, quasi senza soluzioni di continuità, tra<br />

identità individua<strong>le</strong> ed identità di gruppo, tra sé e cultura. Se nella prospettiva<br />

multicultura<strong>le</strong> <strong>il</strong> sé si costituisce nell’interazione comunitaria, nella prospettiva intercultura<strong>le</strong><br />

è più <strong>le</strong>gato alla dimensione individua<strong>le</strong>, indipendente. Abbiamo già visto <strong>le</strong> diverse<br />

dinamiche dei modelli indipendente ed interdipendente di costruzione del sé e <strong>le</strong> vediamo<br />

riemergere, non comp<strong>le</strong>tamente elaborate, anche in questi ambiti teorici. In ogni caso,<br />

l’ambito cultura<strong>le</strong> di origine, l’ambito comunitario, è fondamenta<strong>le</strong> per la costruzione del sé,<br />

perché determina anche <strong>il</strong> tipo di interazioni fam<strong>il</strong>iari che creano l’ambiente originario nel<br />

qua<strong>le</strong> <strong>il</strong> sé si sv<strong>il</strong>uppa.<br />

Oggi c’è un ampio dibattito sul senso stesso dell’ut<strong>il</strong>izzo del termine identità. Le rif<strong>le</strong>ssioni<br />

di Amartya Sen sull’identità multipla e plura<strong>le</strong>, da contrapporre ad un’identità di tipo solitari<br />

sta e sui rischi di quest’ultima di poter originare derive di tipo fondamentalista, sono<br />

sicuramente interessanti, ma nascondono un prob<strong>le</strong>ma che è più “materia<strong>le</strong>” : per molte<br />

persone <strong>le</strong> identità multip<strong>le</strong> del processo di globalizzazione sono lontane, mentre per esse<br />

sono reali <strong>le</strong> cosiddette identità originarie, solo che queste identità non sono spesso più in<br />

grado di definirsi in relazione ai cambiamenti portati dal processo di globalizzazione,<br />

oppure si trovano ad affrontare <strong>il</strong> prob<strong>le</strong>ma dell’identità diasporica, del non essere<br />

pienamente né qui, né lì. Lo stesso può dirsi per l’analisi di Zygmunt Bauman, che vede<br />

nell’identità un nuovo campo di sv<strong>il</strong>uppo del mercato globa<strong>le</strong> : nello sfrenato consumismo<br />

che ci caratterizza, anche l’identità tende a liquefarsi, a non avere più dei confini, dei limiti.<br />

Come brico<strong>le</strong>ur, assembliamo pezzi dell’una e dell’altra cultura, per costituire l’identità che<br />

più ci piace, costituendo così una nuova forma di pensiero selvaggio, del<strong>le</strong> identità<br />

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