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le donne e il lavoro sognato. - Cestim

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- <strong>donne</strong> che si sono sposate troppo giovani, non vogliono che lo<br />

stesso accada al<strong>le</strong> loro figlie;<br />

- sono <strong>donne</strong> che si sentono tradite dal patto che la società ha stretto<br />

con loro e non vogliono che la vita del<strong>le</strong> loro figlie sia altrettanto<br />

limitata. Molte di loro, hanno detto : “<strong>le</strong> nostre vite sono ormai<br />

passate, ma <strong>le</strong> nostre figlie hanno un futuro”;<br />

- per molte di loro, l’educazione contiene la promessa di un futuro<br />

migliore per <strong>le</strong> loro figlie;<br />

- alcune <strong>donne</strong> investono nell’educazione del<strong>le</strong> loro figlie anche come<br />

potenzia<strong>le</strong> emancipatorio, per sentirsi “umane” (manish), per poter<br />

esercitare <strong>le</strong> loro capacità critiche ed <strong>il</strong> controllo sui propri destini,<br />

invece che subirli.<br />

6.1.4) – OLTRE LA FAMIGLIA.<br />

Il <strong>lavoro</strong> in fabbrica non ha portato soltanto dei cambiamenti nel<strong>le</strong> relazioni intra-fam<strong>il</strong>iari,<br />

ma è servito anche a mettere diverse <strong>donne</strong> in contatto tra loro, in modalità ed in spazi che<br />

non erano precedentemente ritenuti adatti a loro. Le <strong>donne</strong> non si incontrano più solo nel<strong>le</strong><br />

case, nei cort<strong>il</strong>i, nei v<strong>il</strong>laggi, ma anche in luoghi “nuovi” rispetto alla loro tradizione. La<br />

fabbrica è uno di questi luoghi e <strong>le</strong> relazioni tra <strong>donne</strong> all’interno del<strong>le</strong> fabbriche sono<br />

interessanti per poter esaminare nuove forme di comportamento femmini<strong>le</strong>. Nel suo<br />

saggio “Women Workers in the Garment Factories in Bangladesh” (Donne lavoratrici nel<strong>le</strong><br />

fabbriche tess<strong>il</strong>i del Bangladesh), del 1999, basato su una ricerca sul campo svoltasi<br />

intorno alla metà degli anni ’90, la ricercatrice tedesca Petra Dannecker ci mostra come<br />

questo processo, oltre che a porre la donna lavoratrice come soggetto all’interno della<br />

famiglia, la pone anche come soggetto attivo a livello socia<strong>le</strong>, con la possib<strong>il</strong>ità di iniziare<br />

un’attività sindaca<strong>le</strong>, fino a quel momento sconosciuta. L’entrata del<strong>le</strong> <strong>donne</strong> in fabbrica ha<br />

prodotto <strong>il</strong> fenomeno della “femmin<strong>il</strong>izzazione” del <strong>lavoro</strong>. Questo fenomeno è stato<br />

studiato principalmente analizzando lo sfruttamento al qua<strong>le</strong> sono sottoposte <strong>le</strong> lavoratrici,<br />

ma la Dannecker ha cercato invece di focalizzare la sua attenzione su altri aspetti del<br />

processo :<br />

1) - i concetti di dominazione maschi<strong>le</strong> e di subordinazione femmini<strong>le</strong>, sebbene vengano<br />

riprodotti in fabbrica attraverso <strong>le</strong> pratiche quotidiane, sono poi stati messi in discussione,<br />

se non nel loro nuc<strong>le</strong>o più profondo, ideologico, per lo meno nel<strong>le</strong> modalità della loro<br />

attuazione pratica;<br />

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