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le donne e il lavoro sognato. - Cestim

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B) – L’AZIONE ISTITUZIONALE.<br />

L’approccio intercultura<strong>le</strong> ci indica chiaramente come <strong>le</strong> istituzioni non possono rimanere<br />

assenti dal processo di integrazione. Il fenomeno migratorio, da prob<strong>le</strong>ma, può diventare<br />

strumento di avanzamento socia<strong>le</strong>, perché permette di sperimentare del<strong>le</strong> forme di<br />

intervento socia<strong>le</strong> volte alla realizzazione della sintesi tra <strong>le</strong> varie anime di una società. La<br />

tematica identitaria in Italia, ad esempio, non riguarda solo i migranti : noi vorremmo che<br />

degli stranieri si integrassero in una società che fatica a dare un’idea unitaria di sé stessa,<br />

una sua definizione onnicomprensiva. I vari esperti, si beano in te<strong>le</strong>visione, o nei saggi, o<br />

negli articoli sulla stampa, di ripetere senza tregua, che abbiamo fatto l’Italia, ma non<br />

ancora gli italiani. E allora, cosa possiamo pretendere dagli stranieri, che diventino quello<br />

che nemmeno noi sappiamo bene cos’è ? Come possiamo pretendere da uno straniero,<br />

un giuramento, un patto di accettazione della nostra cultura, del<strong>le</strong> nostre <strong>le</strong>ggi di base,<br />

quando per lo meno 1/3 del nostro territorio naziona<strong>le</strong> non è gestito dallo Stato ma da<br />

associazioni criminali ? Possiamo chiedere ad un immigrato di impegnarsi a non<br />

trasgredire <strong>le</strong> nostre rego<strong>le</strong>, quando almeno 1/3 dell’economia italiana è fuori<strong>le</strong>gge ed<br />

addirittura l’attua<strong>le</strong> Presidente del Consiglio ha esortato al self-service fisca<strong>le</strong> ? Forse un<br />

intervento di interculturalità è necessario alla società italiana nel suo insieme, più che non<br />

solo nel caso del<strong>le</strong> comunità immigrate. Ma si preferisce istituire dei permessi di soggiorno<br />

a punti, come fossero del<strong>le</strong> patenti di guida, ma almeno nel caso della patente, tutti sono<br />

sottoposti alla norma dei punti. Perché devo sanzionare un ghanese ad esempio, se non<br />

lo ritengo bene integrato (chissà poi con qua<strong>le</strong> criterio), mentre un ministro <strong>le</strong>ghista può<br />

impunemente mostrare <strong>il</strong> dito alla bandiera italiana senza subire nessuna sanzione e<br />

senza perdere nessun punto di cittadinanza ?<br />

Una rea<strong>le</strong> azione di integrazione, dovrebbe ovviamente vedere l’intervento ormai del<strong>le</strong><br />

istituzioni europee, perché vengano elaborate del<strong>le</strong> linee comuni di intervento, ma almeno,<br />

da parte italiana, andrebbe elaborata una nuova <strong>le</strong>gislazione sulla cittadinanza e sulla<br />

richiesta di as<strong>il</strong>o, in modo da permettere in tempi sufficienti (5 anni), ai residenti in Italia, di<br />

partecipare alla vita politica loca<strong>le</strong> e naziona<strong>le</strong> e di poter scegliere eventualmente di<br />

diventare cittadini italiani, senza che questo debba costringerli a perdere un’eventua<strong>le</strong><br />

altra nazionalità. Finché queste condizioni minime non verranno rispettate, come avviene<br />

ormai nella gran parte dei paesi europei, penso sia inuti<strong>le</strong> pretendere qualcosa da chi col<br />

suo <strong>lavoro</strong> quotidiano ormai ci dà già tanto. Altrimenti si abbia <strong>il</strong> coraggio di ammettere che<br />

si intende instaurare un regime di non democrazia perpetua per gli stranieri, non<br />

nascondendoci che in questo modo decidiamo di non dare diritti a quella che ormai è una<br />

componente non minoritaria della nostra classe operaia.<br />

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