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le donne e il lavoro sognato. - Cestim

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sindacali, oltre che alla discussione dei prob<strong>le</strong>mi lavorativi, servivano anche da collante<br />

cultura<strong>le</strong> ed anche da luogo di scambio di informazioni ut<strong>il</strong>i ad esempio a trovare un <strong>lavoro</strong><br />

meglio pagato o una fabbrica con un ambiente lavorativo più piacevo<strong>le</strong>. n questi centri, <strong>le</strong><br />

reti informali confluivano in un’organizzazione più forma<strong>le</strong> che forniva uno spazio per <strong>il</strong><br />

riconoscimento ufficia<strong>le</strong> dei prob<strong>le</strong>mi discussi dal<strong>le</strong> lavoratrici. Il tipo di interazione che<br />

avveniva tra queste <strong>donne</strong> ricorda <strong>il</strong> “gruppo in fusione” di Sartre : si va oltre la relazione di<br />

tipo seria<strong>le</strong>, anche se di tipo faccia a faccia e si va verso un’integrazione degli scopi<br />

individuali con quelli col<strong>le</strong>ttivi, verso un’identificazione di gruppo. Non c’è ancora <strong>il</strong> “patto”<br />

di gruppo, <strong>il</strong> giuramento che <strong>le</strong>ga i membri del gruppo in fusione in un <strong>le</strong>game di vita e di<br />

morte in comune, perché non sono queste <strong>le</strong> finalità di un’organizzazione sindaca<strong>le</strong>, ma<br />

vediamo <strong>il</strong> costituirsi di un gruppo scelto, anche se esteso, al di fuori della famiglia e del<br />

suo ambito. Questo, è un fenomeno nuovo per un paese come <strong>il</strong> Bangladesh, dove <strong>le</strong><br />

<strong>donne</strong> non hanno voce al di fuori della famiglia e dove <strong>le</strong> interazioni in ambito extrafam<strong>il</strong>iare<br />

sono dettate dal<strong>le</strong> norme della segregazione di genere o da un’integrazione di<br />

genere rigidamente guidata. Spesso, per queste <strong>donne</strong>, <strong>le</strong> sedi sindacali erano gli unici<br />

spazi dove potevano iniziare a parlare con altre <strong>donne</strong> del<strong>le</strong> loro esperienze e dei loro<br />

prob<strong>le</strong>mi specifici.<br />

Ovviamente anche qui non tutto era armonioso, anche qui lotte, chiacchiere, liti e<br />

discussioni accompagnavano <strong>le</strong> interazioni quotidiane. Spesso <strong>le</strong> <strong>donne</strong> più anziane<br />

accusavano quel<strong>le</strong> più giovani di flirtare dentro e fuori la fabbrica o addirittura, nel<strong>le</strong> stesse<br />

sedi sindacali. Ma questi conflitti, rif<strong>le</strong>ttevano l’ambiva<strong>le</strong>nza dell’esperienza del<strong>le</strong> <strong>donne</strong> e<br />

sono una testimonianza del cambiamento socia<strong>le</strong> che stava avvenendo.<br />

Al momento dell’indagine della Dannecker, <strong>il</strong> BIGUF contava circa 16.000 membri, anche<br />

se un’alta percentua<strong>le</strong> di <strong>donne</strong> non era attivamente coinvolta nel <strong>lavoro</strong> sindaca<strong>le</strong>, oppure<br />

frequentava <strong>le</strong> sedi solo per fruire dell’assistenza sanitaria o <strong>le</strong>ga<strong>le</strong>. Il BIGUF non era a<br />

quel momento ancora registrato (venne registrato nel 1997) come federazione sindaca<strong>le</strong><br />

ufficia<strong>le</strong>, perché l’ente predisposto a questo compito, ogniqualvolta veniva presentata una<br />

richiesta di registrazione, scovava dei pretesti per escludere questo scomodo concorrente<br />

dei sindacati ufficiali. Nel 1995 <strong>il</strong> BIGUF è stato anche vittima di un grave episodio di<br />

attacco, con l’incendio di una sede e la minaccia di uccidere alcuni membri del sindacato,<br />

qua<strong>le</strong> ritorsione per una causa di <strong>lavoro</strong> vinta in tribuna<strong>le</strong> contro la sospensione <strong>il</strong><strong>le</strong>ga<strong>le</strong> di<br />

alcune lavoratrici. Il sindacato BIGUF si dichiara “apolitico”, ma è indubbio che con la sua<br />

azione crei del<strong>le</strong> risposte “politiche” da parte degli imprenditori e degli altri sindacati. E’<br />

necessario probab<strong>il</strong>mente che la dirigenza del BIGUF affronti questo tema <strong>le</strong>gato alla sua<br />

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