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le donne e il lavoro sognato. - Cestim

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5.3) – LA GLOBALIZZAZIONE NEL SETTORE TESSILE : LE READY GARMENT<br />

WORKERS (LE LAVORATRICI DEL SETTORE TESSILE).<br />

5.3.1) – LA NASCITA DELL’INDUSTRIA TESSILE IN BANGLADESH.<br />

Il Bangladesh, come parte della grande regione del Bengala, era una del<strong>le</strong> regioni più<br />

sv<strong>il</strong>uppate del subcontinente indiano. L’Islam vi fu portato dai mercanti arabi che<br />

commerciavano nel porto di Chittagong nell’ottavo secolo d.C. Dal 16° secolo vi fu<br />

presente la rete commercia<strong>le</strong> degli europei, che erano stati lì richiamati dalla fiorente<br />

attività di tessitura esistente nel Bengala. Nel 1757, col declinare dell’Impero Moghul, la<br />

British East India Company si aggiudicò <strong>il</strong> controllo dell’area. I 100 anni successivi videro<br />

la distruzione della loca<strong>le</strong> industria manifatturiera, che poteva concorrere con la nascente<br />

industria tessi<strong>le</strong> britannica e la trasformazione del commercio gestito dai britannici in vero<br />

e proprio saccheggio. La rivoluzione industria<strong>le</strong> ing<strong>le</strong>se venne finanziata in parte con i<br />

profitti del commercio dei tessuti benga<strong>le</strong>si, congiuntamente ad una politica di protezione<br />

nei confronti dell’industria tessi<strong>le</strong> britannica. Questa, col suo meccanizzarsi, cercò di<br />

eliminare la competizione benga<strong>le</strong>se ut<strong>il</strong>izzando un’elaborata rete di restrizioni<br />

commerciali e di dazi. Le merci indiane avevano dei dazi che potevano arrivare anche al<br />

70% ed all’80%, anche all’interno della stessa India. Ciò limitò la vendita dei prodotti<br />

benga<strong>le</strong>si e favorì quella dei prodotti britannici. Il Bengala venne infine trasformato in un<br />

“campo” per la coltivazione di materie prime ut<strong>il</strong>i al<strong>le</strong> manifatture britanniche. I contadini<br />

benga<strong>le</strong>si vennero ridotti in condizioni di quasi schiavitù e costretti a coltivare prima<br />

l’Indigofera (Indigofera tintoria), la pianta che produce <strong>il</strong> colore indaco ed infine, la juta, che<br />

uti<strong>le</strong> alla produzione di sacchi per l’imballaggio, diventò la coltura da reddito più diffusa nel<br />

Bengala Orienta<strong>le</strong>, l’odierno Bangladesh. Ancora alla fine del dominio britannico, <strong>il</strong><br />

Bangladesh era un paese agricolo, <strong>il</strong> cui principa<strong>le</strong> prodotto di esportazione era la juta.<br />

Dopo l’indipendenza dal Pakistan, nel 1971, <strong>il</strong> paese visse anni molto diffic<strong>il</strong>i, sia dal punto<br />

di vista socia<strong>le</strong> che economico, a causa del<strong>le</strong> distruzioni portate dalla guerra<br />

d’indipendenza, da una serie di devastanti disgrazie naturali e dal<strong>le</strong> carestie del 1974 e del<br />

1975. A ciò si aggiunsero negli anni dal 1971 al 1975, l’aumento dell’inflazione e gli effetti<br />

della crisi petrolifera. I risultati di queste premesse furono l’aumento del numero di<br />

contadini senza terra, che passarono dal 33% del 1960 al 37% del 1982 e l’aumento dei<br />

poveri, che passarono dal già e<strong>le</strong>vato 40% del 1965 all’80% del 1985. L’aumento del<br />

numero di contadini senza terra e la limitata crescita del settore agricolo, causarono un<br />

aumento di competizione nel settore rura<strong>le</strong>, con un esodo di forza <strong>lavoro</strong>, che cercò<br />

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