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le donne e il lavoro sognato. - Cestim

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debo<strong>le</strong>, perché “delimitata”, poiché non riesce ad essere una totalità all’interno della qua<strong>le</strong><br />

i comportamenti individuali si inscrivono automaticamente. In questi casi, la minaccia della<br />

dissoluzione della cultura sembra essere più forte e permea tutta la vita della cultura<br />

stessa, costringendola a richiudersi su sé stessa, cercando in continuazione di ricreare<br />

quei “limiti” naturali che sembra aver perso. In queste condizioni la cultura non è più<br />

pervasiva, ridondante, ma va continuamente ricreata, cercata, nel singolo gesto e<br />

comportamento quotidiano. La chiusura che <strong>il</strong> comportamento comunitario evidenzia è<br />

inversamente proporziona<strong>le</strong> al rischio percepito dai membri della comunità, della<br />

dissoluzione dei caratteri distintivi della cultura stessa. Eppure, in Gran Bretagna, la<br />

cultura bangladese non si è dissolta, <strong>le</strong> prime generazioni si sono riprodotte, siamo ormai<br />

alla terza e quarta generazione ed i caratteri organizzativi del sistema fam<strong>il</strong>iare sembrano<br />

aver retto al confronto con la vita socia<strong>le</strong> britannica. Ma questa sopravvivenza cultura<strong>le</strong><br />

viene pagata con la chiusura, con l’incapsulamento, con <strong>il</strong> nidificarsi come altro all’interno<br />

del corpo socia<strong>le</strong> estraneo e più vasto che circonda la cultura bangladese nel Regno<br />

Unito. Tutto ciò ci porta a porci una domanda : è corretto <strong>il</strong> modo in cui finora ci siamo<br />

posti <strong>il</strong> prob<strong>le</strong>ma della sopravvivenza e della continuazione nel tempo di una cultura ?<br />

Implicitamente, abbiamo data per scontata una visione struttural-funzionalista, secondo la<br />

qua<strong>le</strong> la cultura sembra essere un sistema totalitario, eterno ed indistruttibi<strong>le</strong>. Ciò che<br />

comincia ad apparirci ora è invece un quadro diverso, all’interno del qua<strong>le</strong> la cultura non è<br />

monolitica, ma vive invece continuamente dei momenti conflittuali che si sv<strong>il</strong>uppano al suo<br />

interno : sono queste <strong>le</strong> posizioni di Gluckman e poi di Leach, che ci hanno mostrato come<br />

la cultura non sia così stabi<strong>le</strong> e come sia invece continuamente sotto la minaccia della sua<br />

annich<strong>il</strong>azione e di come viva attraverso cicli continui di “ordine”, che la rafforzano e di<br />

“disordine”, che apparentemente sembrano distruggerla.<br />

Se in Bangladesh i conflitti che si sv<strong>il</strong>uppano all’interno della struttura socia<strong>le</strong> sembrano<br />

però essere in grado di determinare condizioni di evoluzione per la condizione femmini<strong>le</strong>,<br />

nel contesto immigratorio britannico, <strong>il</strong> doppio assedio, da un lato quello cultura<strong>le</strong> che<br />

minaccia la disgregazione dell’istituzione fam<strong>il</strong>iare come concepito dalla cultura<br />

bangladese e dall’altro quello razzista, che la confina in un ruolo margina<strong>le</strong>, sembra<br />

bloccare i conflitti interni alla cultura, che appare qui invece come un blocco monolitico ed<br />

in assediabi<strong>le</strong>, che si risolve comunque in un’evoluzione bloccata per la condizione<br />

femmini<strong>le</strong>. Questo non è un argomento margina<strong>le</strong> e che possa interessare solo la nostra<br />

ricerca. In tutto <strong>il</strong> subcontinente indiano, in tutto <strong>il</strong> cosiddetto “Terzo Mondo” ed anche nel<br />

comp<strong>le</strong>sso e vasto mondo Musulmano, la questione femmini<strong>le</strong> sta’ assumendo sempre<br />

maggiore importanza e molto spesso, anche se solo a paro<strong>le</strong>, <strong>le</strong> stesse istituzioni sociali,<br />

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