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le donne e il lavoro sognato. - Cestim

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tessi<strong>le</strong> in Italia ed in Bangladesh, ma nulla è mai andato in porto. Il sé interdipendente di<br />

Mokarrom ha subito una contrazione, non è più <strong>le</strong>gato all’intera comunità bangladese, o<br />

almeno a quella rappresentata dall’associazione BASCO, ma si è ritirato nell’ambito più<br />

natura<strong>le</strong> per la sua cultura, quello fam<strong>il</strong>iare. Zaman afferma di non trovarsi molto bene in<br />

Italia. Lei è consapevo<strong>le</strong> del suo livello di istruzione e che potrebbe vivere un <strong>lavoro</strong> adatto<br />

al suo titolo di studio come una realizzazione persona<strong>le</strong>, come un suo miglioramento. Non<br />

ha nostalgia del suo paese, ciò che <strong>le</strong> manca è questo livello di realizzazione persona<strong>le</strong>.<br />

Anche nel caso di Zaman, come in quelli di Omma e La<strong>il</strong>a, secondo i criteri elaborati da<br />

Na<strong>il</strong>a Kabeer, <strong>le</strong> sue scelte appartengono per quanto riguarda la decisione di lavorare,<br />

all’azione attiva, con presa di decisione non contestata, mentre per quanto riguarda <strong>il</strong> tipo<br />

di bisogni individuati, siamo nel campo del<strong>le</strong> scelte trasformative e degli interessi strategici<br />

di genere, <strong>le</strong> categorie che indicano una maggiore autonomia decisiona<strong>le</strong> nell’ambito<br />

dell’allocazione del potere decisiona<strong>le</strong> all’interno della famiglia. Più avanti nel tempo,<br />

Zaman troverà <strong>lavoro</strong> a tempo determinato nella fabbrica dove lavora <strong>il</strong> marito.<br />

Vediamo quali sono i principali costrutti psicologici personali, visti in forma di opposizione<br />

binaria, che emergono dall’intervista con Zaman :<br />

Lavoro adatto al proprio titolo di studio<br />

(realizzazione persona<strong>le</strong>)<br />

Non buon adattamento in Italia (mancanza<br />

di realizzazione persona<strong>le</strong>)<br />

INTERVISTA N.° 10 – Mokbul Uddin Elias.<br />

La storia di Mokbul è quella di una lunga emigrazione, vent’anni al momento dell’intervista.<br />

Ed è una storia che ha conosciuto due diverse politiche dell’immigrazione : circa 5 anni di<br />

quella tedesca, <strong>le</strong>gata alla politica di as<strong>il</strong>o e 15 anni di quella italiana, più <strong>le</strong>gata al mercato<br />

del <strong>lavoro</strong>, nel bene e nel ma<strong>le</strong> di questo indirizzo. Da una politica di accoglienza efficace,<br />

ma limitante sul piano del reddito e dell’accesso al mondo del <strong>lavoro</strong>, come quella del<br />

diritto di as<strong>il</strong>o in Germania, Mokbul passa a quella non ben definita, ma che permette di<br />

accedere più fac<strong>il</strong>mente al reddito ed al mercato del <strong>lavoro</strong> del modello o meglio, del “nonmodello”<br />

italiano. Dopo <strong>il</strong> ritua<strong>le</strong> passaggio a Roma, porto d’approdo di tutte <strong>le</strong> migrazioni<br />

transcontinentali verso l’Italia, Mokbul raggiunge Bolzano, dove è agevolato dalla<br />

conoscenza della lingua tedesca, appresa in Germania. Qui trova subito <strong>lavoro</strong>, come<br />

stagiona<strong>le</strong>, nel settore agricolo, con vari lavori, dalla raccolta della frutta alla potatura,<br />

occupando così gran parte dell’anno. Poi, dopo aver lavorato anche in albergo, grazie ad<br />

una rete di perenti ed amici, viene a conoscenza della realtà del Veneto, realtà industria<strong>le</strong>,<br />

dove è più faci<strong>le</strong> trovare un <strong>lavoro</strong> continuativo e ben remunerato, condizione necessaria<br />

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