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le donne e il lavoro sognato. - Cestim

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Sempre secondo la Parmar, anche se la cultura e la religione avessero avuto un ruolo<br />

nello spiegare l’alta percentua<strong>le</strong> di <strong>lavoro</strong> in casa tra <strong>le</strong> <strong>donne</strong> musulmane, l’ignorare altri<br />

fattori strutturali, quali la presenza di figli piccoli, la mancanza di accesso a strutture per la<br />

cura dei figli o di forme alternative di impiego, ha dato luogo ad una spiegazione rozza e<br />

monocausa<strong>le</strong>, che nasconde la comp<strong>le</strong>ssità che ha permeato la vita di queste <strong>donne</strong>. Un<br />

approccio diverso si nota nella <strong>le</strong>tteratura degli ultimi anni ’80 e dei primi anni ’90, dove ci<br />

si allontana da una semplicistica prospettiva culturalista, prendendo in esame i fattori citati<br />

dalla Parmar e dove si comincia ad intravedere un ruolo non solo restrittivo,ma anche<br />

positivo della cultura, che viene percepita come un capita<strong>le</strong> e non solo come un limite.<br />

Secondo la Phizack<strong>le</strong>a (1990), un alto tasso di imprenditorialità in particolari comunità<br />

etniche è dovuto ad una combinazione di razzismo e di pratiche di esclusione che<br />

confinano la gran parte dei gruppi etnici verso settori limitati del mercato del <strong>lavoro</strong>, oltre<br />

che a modelli migratori che hanno dato a questi gruppi particolari, la possib<strong>il</strong>ità di<br />

ricongiungersi con la famiglia ed i membri della loro comunità, dando origine ad una forza<br />

<strong>lavoro</strong> femmini<strong>le</strong>. Gli imprenditori appartenenti al<strong>le</strong> minoranze etniche hanno così potuto<br />

creare dei <strong>le</strong>gami di parentela e di appartenenza comunitaria, che hanno permesso loro di<br />

avviare una forma particolare di attività economica, l’impresa a manodopera intensiva,<br />

grazie alla qua<strong>le</strong> hanno un vantaggio nei confronti di altri tipi di impresa. Ladbury (1984) e<br />

Mitter (1986), hanno suggerito che <strong>le</strong> imprese “etniche” possano avere un’attrazione<br />

particolare per <strong>le</strong> comunità che sono profondamente <strong>le</strong>gate al concetto di onore (izzat o<br />

f<strong>il</strong>otimo) del<strong>le</strong> loro <strong>donne</strong>, siano esse del Sud dell’Asia o cipriote. La creazione di imprese<br />

a base comunitaria nell’industria tessi<strong>le</strong> ha dato al<strong>le</strong> <strong>donne</strong> la possib<strong>il</strong>ità di lavorare a casa<br />

o in un ambiente esterno “sicuro”. Legami etnici e fam<strong>il</strong>iari mantengono i salari bassi e <strong>le</strong><br />

lavoratrici non-sindacalizzate e circondate da un mondo bianco osti<strong>le</strong> e molte <strong>donne</strong><br />

immigrate temono di incorrere nell’ira dei loro mariti. Ma la crescita degli sweatshops<br />

(laboratori di sfruttamento) e del <strong>lavoro</strong> in casa in queste comunità non possono essere<br />

attribuiti soltanto ai valori patriarcali. Il razzismo nel mercato del <strong>lavoro</strong>, che confina i<br />

lavoratori del<strong>le</strong> minoranze etniche ai lavori meno desiderati e peggio pagati, ha reso<br />

un’opzione attraente la possib<strong>il</strong>ità di lavorare all’interno della propria comunità. In molti<br />

casi, <strong>le</strong> <strong>donne</strong> così occupate erano <strong>il</strong> supporto economico del<strong>le</strong> loro famiglie. Questo tipo<br />

di studi ha superato <strong>le</strong> semplificazioni dei modelli strettamente culturalisti, con <strong>il</strong> loro<br />

approccio statico alla realtà del<strong>le</strong> minoranze etniche, per porsi del<strong>le</strong> domande più vitali su<br />

come ad esempio, <strong>le</strong> caratteristiche interne di una comunità interagiscano con <strong>il</strong> contesto<br />

socia<strong>le</strong> più ampio in cui la comunità stessa esiste. E’ a questo tipo di relazioni, tra interno<br />

ed esterno al gruppo, tra preferenza e bisogno, che dobbiamo indirizzarci se vogliamo<br />

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