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le donne e il lavoro sognato. - Cestim

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all’influenza dell’occidente. La gran parte dei ricongiungimenti avvenne nel corso degli<br />

anni ’80. Secondo i dati del censimento del 1981, nella comunità bangladese di Tower<br />

Ham<strong>le</strong>ts, c’erano 2 uomini per ogni donna, a differenza di ciò che avveniva nel resto del<br />

quartiere, dove c’era 1 donna ogni 0.98 uomini. Nel 1985, in Gran Bretagna, c’erano<br />

100.000 bangladesi, secondo <strong>il</strong> governo britannico e 160.000 secondo quello del<br />

Bangladesh. Nel 1991, erano 162.835, di cui almeno 50.000 nell’East London. Circa<br />

26.000 di questi vivevano nel quartiere di Tower Ham<strong>le</strong>ts e rappresentavano circa <strong>il</strong> 9%<br />

della popolazione del quartiere, mentre in altri quartieri, raramente superavano l’1.5%. Nel<br />

quartiere di Tower Ham<strong>le</strong>ts, nell’area attorno a Brick Lane, Cannon Street Road e Hessel<br />

Street, si era sv<strong>il</strong>uppata una notevo<strong>le</strong> infrastruttura di servizi quali drogherie, macel<strong>le</strong>rie<br />

halal, negozi di vestiario, agenzie di viaggi e di compagnie di taxi, finalizzata a rispondere<br />

ai bisogni della comunità. La gran parte degli uomini bangladesi si impiegò comunque in<br />

tre settori : catering, vendita e manifattura, specialmente nel settore tessi<strong>le</strong>, degli abiti già<br />

pronti. La gran parte dei ristoranti “indiani” del Regno Unito, sono gestiti da bangladesi,<br />

ab<strong>il</strong>ità che sembrano aver appreso quando erano impiegati sul<strong>le</strong> navi e che poi hanno<br />

trasmesso a figli e nipoti.<br />

6.2.2) – L’INDUSTRIA TESSILE BRITANNICA E L’IMMIGRAZIONE<br />

BANGLADESE.<br />

Fin dai tempi della Rivoluzione Industria<strong>le</strong>, l’industria tessi<strong>le</strong> britannica si specializzò nel<br />

settore degli abiti già pronti. Questo settore, per <strong>le</strong> sue particolari caratteristiche (bassi<br />

salari, orario di <strong>lavoro</strong> prolungato e condizioni di <strong>lavoro</strong> non igieniche), venne affidato<br />

quasi interamente a manodopera femmini<strong>le</strong>, in condizioni di <strong>lavoro</strong> parcellizzato e subappaltato<br />

in laboratori di dimensione fam<strong>il</strong>iare. Le lavoratrici che svolgevano queste attività<br />

non avevano alcun potere contrattua<strong>le</strong> e dovevano quindi accettare <strong>le</strong> paghe offerte da chi<br />

commissionava <strong>il</strong> <strong>lavoro</strong>. In questo ambiente socia<strong>le</strong>, la controparte all’ideologia<br />

bangladese che vede l’uomo procacciatore di reddito contrapporsi la donna da lui<br />

dipendente, era rappresentata dalla realtà della maggiore responsab<strong>il</strong>ità del<strong>le</strong> <strong>donne</strong> per <strong>il</strong><br />

<strong>lavoro</strong> domestico e per la cura dei figli, realtà che serviva a differenziare <strong>le</strong> modalità di<br />

entrata della donna nel mercato del <strong>lavoro</strong>. Le <strong>donne</strong>, sebbene dal 27% dei lavoratori<br />

totali del 1881, fossero passate al 34% del 1984 ed al 42% del 1980, rimangono, in Gran<br />

Bretagna, ma anche nel resto del mondo occidenta<strong>le</strong>, concentrate in settori specifici del<br />

mercato del <strong>lavoro</strong> e nei settori di <strong>lavoro</strong> meno pagati. Anche qui, è l’uomo a portare a<br />

casa <strong>il</strong> “salario fam<strong>il</strong>iare”, mentre <strong>il</strong> <strong>lavoro</strong> del<strong>le</strong> <strong>donne</strong> può solo integrarlo. Anche qui i<br />

sindacati hanno svolto un ruolo negativo nei confronti del<strong>le</strong> <strong>donne</strong>, privi<strong>le</strong>giando <strong>il</strong><br />

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