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le donne e il lavoro sognato. - Cestim

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possib<strong>il</strong>ità di trovar casa, l’affollamento abitativo. Al<strong>le</strong> affermazioni di buona integrazione,<br />

fanno riscontro <strong>le</strong> proteste per <strong>le</strong> condizioni sociali nel<strong>le</strong> quali sono costretti a vivere gli<br />

immigrati, principalmente per quanto riguarda <strong>le</strong> condizioni abitative. Ciò ci riporta ad<br />

un’osservazione che abbiamo fatto precedentemente : nel ricco Nord-Est, l’ambiente di<br />

effettiva integrazione è solo quello lavorativo. Quando esce dalla fabbrica o dal negozio o<br />

da qualsiasi altro ambiente lavorativo, l’immigrato ritorna “straniero”, in una terra osti<strong>le</strong> che<br />

sembra non preoccuparsi molto della sua rea<strong>le</strong> integrazione. L’altro grosso prob<strong>le</strong>ma<br />

evidenziato è <strong>il</strong> basso livello salaria<strong>le</strong> del <strong>lavoro</strong> operaio in Italia, anche nel Nord-Est.<br />

Mokarrom mostra come una famiglia a singolo reddito stenti a far fronte a tutte <strong>le</strong> spese<br />

che deve sostenere. Una percentua<strong>le</strong> e<strong>le</strong>vata, circa <strong>il</strong> 40% di queste spese è <strong>le</strong>gata<br />

all’affitto dell’abitazione, fattore che ha spinto molti immigrati a preferire l’acquisto della<br />

casa, visto che <strong>il</strong> costo mensi<strong>le</strong> di un mutuo è simi<strong>le</strong>, se non inferiore a quello di un affitto.<br />

Ciò non toglie che esista anche per queste famiglie la necessità di avere un secondo<br />

reddito fam<strong>il</strong>iare, fattore che sembra essere alla base del progetto di costituire la<br />

cooperativa di <strong>donne</strong>. Un altro e<strong>le</strong>mento importante che emerge da questa testimonianza<br />

è relativo ad una del<strong>le</strong> modalità ut<strong>il</strong>izzate dagli immigrati per far fronte a questa emergenza<br />

: la richiesta di un prestito in banca. Mokarrom dice che si chiede <strong>il</strong> prestito per riuscire a<br />

realizzare qualcosa, <strong>il</strong> sogno che tutti sperano di poter realizzare. E’ questa idea del sogno<br />

ad essere interessante : ci mostra che <strong>il</strong> processo migratorio non è solo la ricerca di un<br />

luogo dove trovare un <strong>lavoro</strong> e sopravvivere. Esso implica anche una nuova<br />

organizzazione identitaria dell’individuo, della sua famiglia e della comunità a cui<br />

appartiene. E’ questo che i discorsi comuni sull’integrazione non colgono : pur<br />

appartenendo ad una ben precisa cultura e pur dovendosi scontrare o integrare con la<br />

cultura ospitante, l’immigrato ha un suo progetto, individua<strong>le</strong> o di gruppo, che trascende <strong>il</strong><br />

condizionamento cultura<strong>le</strong>. E’ su questo progetto, su questo insieme di sogni e speranze<br />

spesso non del tutto consapevoli, che dovrebbe indirizzarsi una rea<strong>le</strong> politica di<br />

accoglienza e di integrazione, da parte della comunità ospitante. Questo è anche ciò che<br />

rivendica Mokarrom quando dice che senza la presenza dei lavoratori extra-comunitari,<br />

l’80% del<strong>le</strong> fabbriche della provincia di Treviso non potrebbero lavorare :<br />

“Noi siamo un buon aiuto per l’economia, questo è ciò che dovrebbero pensare di<br />

noi…Questo non è <strong>il</strong> modo di trattarci (riferito al<strong>le</strong> condizioni abitative)””.<br />

Vediamo quali sono i principali costrutti psicologici personali, visti in forma di<br />

opposizione binaria, che emergono dall’intervista con Mokarrom :<br />

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