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le donne e il lavoro sognato. - Cestim

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socia<strong>le</strong> sono imposte dai maschi dominanti all’interno della comunità come se questa<br />

fosse un unico organismo, piuttosto che dei singoli custodi masch<strong>il</strong>i o dei parenti del<strong>le</strong><br />

<strong>donne</strong> interessate. Lo stato ha cercato di intervenire per risol<strong>le</strong>vare in qualche modo la<br />

peggiorata condizione femmini<strong>le</strong>, ma in modo discontinuo. Il programma “Women in<br />

Development” (“Donne che si sv<strong>il</strong>uppano”), degli anni ’70, si è pur sempre basato sui lavori<br />

artigianali che <strong>le</strong> <strong>donne</strong> avrebbero potuto svolgere a casa. Anche <strong>le</strong> ONG, nei loro<br />

interventi, invece di creare “impiego” per <strong>le</strong> <strong>donne</strong>, cercavano di costruire del<strong>le</strong> opportunità<br />

di “creazione di reddito”, sempre attraverso i soliti settori domestici e para-domestici. Le<br />

<strong>donne</strong> di famiglie agiate e che avevano studiato invece, trovarono <strong>lavoro</strong> nel<strong>le</strong> agenzie<br />

statali e nel settore della pianificazione fam<strong>il</strong>iare. Ma tra gli anni ’70 ed ’80, aumenta la<br />

partecipazione femmini<strong>le</strong> al <strong>lavoro</strong> salariato, a causa del bisogno causato dalla crescente<br />

povertà, che batte qualsiasi “barriera mora<strong>le</strong>”. Sempre più <strong>donne</strong> emigrano nel<strong>le</strong> città, sia<br />

per la maggiore possib<strong>il</strong>ità d’impiego, che per la possib<strong>il</strong>ità di sfuggire al<strong>le</strong> shalish. Se nel<br />

1951 nel<strong>le</strong> città <strong>il</strong> rapporto <strong>donne</strong>/uomini era di 100 : 163, nel 1991 è diventato di 100 :<br />

118. Assistiamo così negli anni ’80, all’emergere di una vera e propria forza <strong>lavoro</strong><br />

femmini<strong>le</strong>, dovuta sia all’azione del<strong>le</strong> forze di mercato che all’avvio dell’industria tessi<strong>le</strong> di<br />

abiti pronti (Ready Made Garment Industry), indirizzata all’esportazione. Queste industrie<br />

iniziarono ad insediarsi in Bangladesh alla fine degli anni ’70, qua<strong>le</strong> risultato della politica<br />

del Trattato Multi-Fibre, che prevedeva del<strong>le</strong> quote di esportazione per i paesi est-asiatici<br />

(Ma<strong>le</strong>sia, ecc.). Questi paesi, per continuare ad aumentare <strong>le</strong> loro produzioni erano<br />

costretti ad insediare degli stab<strong>il</strong>imenti produttivi in paesi che non sottostavano al regime<br />

del<strong>le</strong> quote, qua<strong>le</strong> ad esempio <strong>il</strong> Bangladesh. La New Industrial Policy del governo<br />

bangladese del 1982, incoraggiò anche i capitali locali ad investire in questo settore,<br />

permettendo di importare tessuti senza pagare dazi, alla condizione che questi venissero<br />

ut<strong>il</strong>izzati da industrie che poi avrebbero esportato <strong>il</strong> prodotto. L’aumento del numero di<br />

industrie tess<strong>il</strong>i fu vertiginoso : se nel 1977 erano 8, nel 1985 erano diventate ben 700,<br />

principalmente nel<strong>le</strong> zone di Dhaka, Chittagong e Narayanganj. Il valore dei beni esportati<br />

passò dai 4 m<strong>il</strong>ioni di dollari del 1981, ai 117 m<strong>il</strong>ioni di dollari del 1985. Nel 1985 nel<br />

settore tessi<strong>le</strong> lavoravano ben 250.000 operai, dei quali l’85% erano <strong>donne</strong>. Se <strong>le</strong> <strong>donne</strong><br />

nel 1974 erano solo <strong>il</strong> 4% dell’intero settore manifatturiero, nel 1985/86, erano <strong>il</strong> 55%. Dal<br />

1983/84 al 1995/96, <strong>le</strong> <strong>donne</strong> sono passate dal 12% al 20,5% della forza <strong>lavoro</strong> urbana.<br />

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