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le donne e il lavoro sognato. - Cestim

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1) – In alcuni casi era chiaro che i diritti del<strong>le</strong> <strong>donne</strong> ad aggiudicarsi i guadagni del loro<br />

<strong>lavoro</strong> in casa era appena riconosciuto, al punto che erano trascurate nella fase del<br />

pagamento. Se queste <strong>donne</strong> non si trovavano nella fascia più bassa dei redditi percepiti e<br />

se a volte potevano anche essere gli unici membri della famiglia con accesso al reddito,<br />

sembravano dare poca importanza al significato del loro contributo al reddito fam<strong>il</strong>iare. In<br />

questi casi, <strong>le</strong> <strong>donne</strong> esprimevano ignoranza anche a riguardo dell’ut<strong>il</strong>izzo dei loro<br />

guadagni, confermando che avevano avuto un ruolo quasi inesistente nella presa di<br />

decisione sul loro ut<strong>il</strong>izzo. La gran parte di queste <strong>donne</strong> non esprimeva risentimento nei<br />

confronti di questa situazione e nei rari casi nei quali lo faceva, non è stato possibi<strong>le</strong><br />

stab<strong>il</strong>ire se avevano consentito attivamente a queste procedure o se invece vi si erano<br />

soltanto adeguate.<br />

2) – Un secondo gruppo di <strong>donne</strong> invece era costituito da quel<strong>le</strong> che amministravano<br />

direttamente i loro guadagni e che a volte amministravano anche quelli unificati della<br />

famiglia. Queste <strong>donne</strong> si sforzavano di evidenziare come <strong>le</strong> loro famiglie riconoscessero i<br />

loro diritti nei confronti dei propri guadagni. Anche nei casi nei quali era un altro membro<br />

della famiglia a riscuotere fisicamente <strong>il</strong> salario, questo veniva poi consegnato alla sua<br />

<strong>le</strong>gittima proprietaria.<br />

3) – C’era poi un terzo gruppo di <strong>donne</strong> che svolgeva un certo ruolo nell’ut<strong>il</strong>izzo dei propri<br />

guadagni, ruolo che variava in base al tipo del<strong>le</strong> persone coinvolte ed alla qualità della loro<br />

relazione con i membri dominanti della famiglia.<br />

Dal fatto che comunque molti dei redditi del<strong>le</strong> <strong>donne</strong> del campione londinese fossero<br />

irregolari e composti da somme non particolarmente significative di denaro, ne derivava<br />

che <strong>il</strong> controllo rea<strong>le</strong> di questi guadagni non fosse per loro una questione particolarmente<br />

importante. Ciò che esse sottolineavano invece, era <strong>il</strong> loro diritto ad essere consultate in<br />

certe decisioni distributive, al di là del fatto di chi fosse la persona che gestiva direttamente<br />

i redditi. Queste <strong>donne</strong> compievano una distinzione tra decisioni “eccezionali” per <strong>le</strong> quali<br />

la consultazione comune era considerata necessaria e decisioni “ordinarie”, per <strong>le</strong> quali<br />

invece non lo era. Le decisioni ordinarie erano <strong>le</strong>gate al<strong>le</strong> spese routinarie più comuni :<br />

bisogni quotidiani o spese importanti periodiche, quali i pagamenti dei mutui o del<strong>le</strong> tasse<br />

comunali. Le spese eccezionali invece erano riferite ad interventi più discrezionali, spesso<br />

piuttosto costosi. La consultazione su queste spese permetteva di tener conto del<strong>le</strong><br />

preferenze dei diversi membri fam<strong>il</strong>iari coinvolti. La capacità del<strong>le</strong> <strong>donne</strong> di esercitare un<br />

ruolo attivo nel<strong>le</strong> decisioni distributive era meno <strong>le</strong>gata alla gestione del reddito fam<strong>il</strong>iare o<br />

alla quantità dei loro guadagni e più invece alla qualità del<strong>le</strong> relazioni intra-fam<strong>il</strong>iari. In<br />

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